«La trasformazione? Sta nel Dna umano»
di Mattia Schieppati
-
7 Giugno 2019
Dare forma al futuro non è una questione di tecnologie, ma di cultura. Nel contesto ipertecnologico del Sas Forum 2019, il Regional Vice President dell’azienda leader nelle soluzioni di software e analytics, Marco Icardi, lancia un richiamo a interpretare l’innovazione come una caratteristica che da sempre muove il mondo
Un’atmosfera da big show, da Ted all’ennesima potenza, enormi video alle pareti e giochi di luci, a fare da coreografia al Sas Forum 2019, organizzato dalla filiale italiana della multinazionale hi-tech americana al Mi.Co di Milano. Ma anche la dolcezza dell’orchestra Roma Sinfonietta, i maestri con cui Ennio Morricone ha composto i suoi capolavori, che in sala scandisce il succedersi degli speech con alcuni dei brani sinfonici più celebri ed emozionanti. L’ipertecnologia combinata con quel «tocco umano», lo definisce Marco Icardi, Regional Vice President di Sas Italia, «che resta unico; la capacità di armonizzare, di orchestrare appunto tutto quello che la tecnologia oggi ci offre per fare qualcosa di nuovo, di bello, di unico».
Con il Forum, Sas mette al centro della riflessione, più che le semplici tecnologie, la cultura del cambiamento: più un modo di sentirsi e di essere, per gli individui come per le imprese, che un modo di fare. I riferimenti che Icardi porta sul palco per far passare questo concetto spaziano dalla storia alla letteratura, e mostrano come il cambiamento e la trasformazione siano un qualcosa di connaturato all’uomo e alla sua evoluzione.
«Una delle immagini che mi appaiono quando penso al tempo presente è quella, fortissima, di Gregor Samsa, il protagonista del romanzo La Metamorfosi di Franz Kafka: un meticoloso impiegato la cui vita è scandita da una sequenza sempre uguale e “sicura” di percorsi, che all’improvviso una mattina si sveglia e si ritrova trasformato in un insetto, in una nuova condizione che cambia qualsiasi prospettiva acquisita. Siamo in un momento di trasformazione, e la realtà che ci si presenta davanti non è così facile da capire. O ci chiudiamo nella nostra stanzetta, come fa Samsa-insetto, oppure proviamo a correre i rischi che la trasformazione pone, ne capiamo i valori, li mettiamo a fattore comune per immaginare tutto il nuovo che ci possiamo costruire. È il rischio che si sono presi persone come Cristoforo Colombo, come Magellano, come Leonardo da Vinci. E guardate che cosa hanno fatto…».
È l’epoca della collaborazione
Altro concetto che non è strettamente tecnologico: «Stiamo assistendo, nel mondo del business, alla nascita di una cultura civile della responsabilità, e a una tendenza – mossa dalla necessità – che va oltre la competizione. Si sta capendo che per vivere la trasformazione bisogna dar vita a ecosistemi collaborativi all’interno dei quali mettere a fattore comune conoscenze, asset e competenze», sottolinea Icardi. Da soli, insomma, non ce la si può fare, e non si può nemmeno improvvisare: è necessario che tutto il nostro sistema di riferimento e di contesto sia tarato su quella nuova realtà. «Per capire la portata di ciò che sta avvenendo», prosegue, «basti pensare che le aziende un secolo fa avevano una vita media di 70 anni, oggi hanno una vita media di 15 anni. Negli Anni ’80 il tempo di dimezzamento delle competenze – ovvero il periodo oltre il quale le nostre competenze lavorative cominciavano a essere obsolete – era di 30 anni; oggi è sceso a solamente 5 anni». Icardi rivendica come tutte queste non siano solo teorie o scenari futuristici: «Come Sas stiamo già realizzando e sviluppando questi nuovi ecosistemi collaborativi con diverse aziende partner e in diversi settori». A partire naturalmente dalla capacità di gestione del dato, unita alle potenzialità dell’Intelligenza artificiale.
Gli ambiti di innovazione collaborativa
Per crescere nella trasformazione «servono competenze verticali di business molto profonde, che vanno però combinate con la sfida del nuovo, devono essere aperte e flessibili», spiega Icardi: «innanzitutto, su come integrare, far a loro volta collaborare intelligenza artificiale e intelligenza umana, per arrivare davvero a una analytics economy evoluta». Il manager porta esempi di alcuni settori dove questo impatto sta già proponendo buone pratiche significative, e anche risultati: l’applicazione della sensoristica a tutta la catena del cibo, dalla produzione fino al consumo, il che significa «sostenere e migliorare la vita» non solo nel nostro piccolo orticello di consumatori occidentali, ma con una ricaduta importante a livello globale. Oppure, l’applicazione di intelligenza artificiale e robotica avanzata alla chirurgia clinica e alla genetica, alla creazione di farmaci personalizzati, «un campo enorme e affascinante, una sfida che non possiamo non cogliere». O, ancora, le tecnologie applicate e applicabili al riconoscimento facciale o vocale, «sempre più sofisticate, capaci di leggere i sentimenti e le percezioni, e con applicazioni sempre più evolute tanto nel campo del marketing che in quello della sicurezza».
Primo passo, l’Education
Sas, su tutti questi fronti, si pone non solo come partner per le aziende che vogliono vivere la trasformazione, «ma abbiamo anche l’ambizione di promuovere quella cultura allargata necessaria affinché questa innovazione trovi spazio e comprensione: per questo lavoriamo con le università, per dar vita a Master che facciano crescere questa cultura e proponiamo la nascita all’interno delle aziende di Academy per diffondere l’innovazione». Una crescita che parte dall’interno: «Stiamo investendo sulle competenze, ma anche sulla nostra piattaforma: nell’ultimo anno, abbiamo impiegato 1 miliardo di euro per mettere a punto strumenti sempre più facili e flessibili, con un’ampiezza di possibilità analitica dei dati che non abbiamo mai avuto».