L’innovazione? È un motore di sostenibilità
di Mattia Schieppati
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2 Novembre 2018
I temi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile fissati dall’Onu entrano al Salone dei Pagamenti 2018. Introducendo la sostenibilità come valore aggiunto dello sviluppo tecnologico. La dimostrazione sta nel fatto che «le organizzazioni più innovative sono anche le più sostenibili», dice Rossella Sobrero di Koinetica e tra i protagonisti del Salone
La convinzione che l’innovazione non sia solo una leva di sviluppo, ma motore di uno sviluppo che va nella direzione della sostenibilità, sociale, economica e per tante sue ricadute anche ambientale, è una delle motivazioni che muove l’ampio network di confronti che anima il Salone dei Pagamenti. Le otto aree tematiche che guidano il percorso del Salone 2018, infatti, propongono percorsi di pensiero che portano valore aggiunto all’iter di realizzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il documento adottato dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2015 che individua un piano di azione globale (i 17 Sustainable Development Goals - Sdg) per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti entro il 2030.
Lotta alla povertà, produzione e consumo responsabile, accesso a un’educazione di qualità, riduzione delle disuguaglianze, distribuzione del lavoro e crescita economica equilibrata, giustizia e rafforzamento delle istituzioni, sviluppo di economie a basso impatto ambientale sono tutti temi – indicati dall’Agenda Onu – che hanno una stretta relazione con l’innovazione tecnologica e in particolare con l’innovazione tecnologica in campo finanziario. Un tema, quello della sostenibilità, che arriva al Salone dei Pagamenti ampliando l’orizzonte di aspetti cruciali per lo sviluppo che la manifestazione già propone.
Del legame sempre più stretto tra innovazione, business e sostenibilità abbiamo parlato con Rossella Sobrero, una delle massime esperte italiane di comunicazione sociale e di Csr, fondatrice di Koinetica e anima del “Salone della Csr” e dell’innovazione sociale, oltre che docente di Comunicazione pubblica e sociale alla Statale di Milano e di Marketing non convenzionale alla Cattolica. Rossella Sobrero modererà al Salone giovedì 8 novembre la sessione “Comunichiamo davvero a tutta la clientela?”.
Professoressa Sobrero, quanto oggi l'innovazione, intesa in particolare come innovazione digitale, oltre a essere una leva di business può anche essere una leva di sostenibilità?
Mi piace pensare che l’innovazione digitale sia amica della sostenibilità. Non solo perché permette di risparmiare materie prime ed energia ma perché facilita la diffusione della cultura della sostenibilità. Oggi molte imprese hanno capito che essere responsabili conviene e che non c’è antitesi ma coincidenza tra sostenibilità e competitività. Inoltre abbiamo visto che spesso le organizzazioni più innovative sono anche le più sostenibili.
In particolare, su quali dei goals dell'Agenda 2030 il digita può avere una ricaduta più significativa?
Se vogliamo raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda, il ruolo delle aziende diventa sempre più importante. Naturalmente è necessario impegnarsi perché tutti gli obiettivi vengano raggiunti, ma ce ne sono alcuni che più di altri riguardano da vicino le imprese. Per esempio, il goal 12 che focalizza l’attenzione sul modo di produrre e di consumare. Dobbiamo quindi lavorare per cambiare stili di vita e di consumo ma soprattutto ripensare il modello di sviluppo: l’Agenda 2030 è importante proprio perché stimola tutte le organizzazioni a muoversi in sintonia con un programma condiviso a livello internazionale. Ricordo che anche Confindustria nel Manifesto “La responsabilità sociale d’impresa per l’Industria 4.0”, presentato alcuni mesi fa, stimola le imprese ad “agganciare” le propri strategie agli obiettivi dell’Agenda 2030. Nel Manifesto si parla di maggiore governance per la competitività; attenzione ai problemi sociali e ambientali; sostegno all’innovazione di modelli di business e strategie aziendali orientate al raggiungimento degli Sdg dell’Agenda 2030; promozione della formazione e della ricerca; supporto a politiche e sistemi di gestione per assicurare l’integrità dei comportamenti e contrastare la corruzione; individuazione di adeguati strumenti di politica economica; sviluppo di partnership pubblico-private e con il terzo settore.
La "mentalità digitale" ha reso popolari temi che portano con sé un'attenzione alla sostenibilità: il concetto di sharing, di smaterializzazione, ecc. Quali sono, al di là degli aspetti tecnici, le ricadute culturali più importanti che l'era della disruption tecnologica sta introducendo nella società?
Le ricadute legate per esempio alla sharing economy sono diverse e molto importanti: per esempio l’idea della condivisione cambia lo stile di vita delle persone perché viene data sempre più importanza all’utilizzo del bene e non al suo possesso. Ma voglio ricordare anche un altro strumento che oggi, grazie alla tecnologia, possiamo utilizzare con relativa facilità: la blockchain, che consente il controllo della filiera e facilita la trasparenza. Come molti sanno è un registro digitale, una sorta di database decentralizzato sulle transazioni di qualsiasi tipo e fa rispettare i contratti automaticamente in base alle condizioni decise dai partecipanti. La cronologia delle transazioni viene aggiunta alla catena (non è necessario tenere traccia su carta) e poiché il sistema è distribuito e crittografato non può essere manomesso o hackerato.
Un tema chiave, oggi, è quello del lavoro. Quanto e come le nuove tecnologie modificano e modificheranno il "valore" del lavoro nella società e per i singoli individui. AI e machine learning sono vissuti da un lato con timore (sostituiranno il lavoro "umano") , dall'altro come potentissimi abilitatori nei processi aziendali e di business. Qual è il suo punto di vista?
Come dicono alcuni studi, il 65% dei bambini che frequenta oggi la scuola primaria farà un lavoro che non esiste ancora. Il cambiamento nel mondo del lavoro è evidente: saranno sempre più richieste competenze per gestire il mobile, il cloud, i big data, l’IoT, il crowdsourcing, ecc. Anche se le macchine non potranno mai sostituire l’uomo, i cambiamenti in atto stanno modificando il modo di lavorare: per esempio, crescono modalità come il lavoro agile. Quindi nei prossimi anni a influenzare il lavoro non sarà solo la tecnologia ma anche fattori sociali e demografici.
Passiamo a un'altra delle sue competenze, quella legata alla comunicazione. Quanto e come le piattaforme digitali/social sono diventate strumenti di comunicazione che le aziende utilizzano per implementare e diffondere la cultura della sostenibilità?
Quando la sostenibilità entra nel cuore dell’impresa diventandone il motore, cambia anche il modo di comunicare. Diventano prioritari valori quali trasparenza, innovazione, coerenza. Vediamo che alcune organizzazioni hanno modificato la propria strategia di comunicazione trovando nuove modalità per consolidare la relazione con i portatori d’interesse. Naturalmente anche grazie a piattaforme che facilitano il dialogo e il confronto. Per concludere credo valga la pena di ricordare che la vera sostenibilità è gestire in modo responsabile l’impresa e la relazione con le persone. Creare valore condiviso diventa quindi un obiettivo da raggiungere grazie a un insieme di politiche e pratiche che accrescono anche la competitività dell’organizzazione.
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