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27 Luglio 2024 / 03:14
L'Europa della blockchain
Con l'adesione di oltre 100 tra imprese e organizzazioni internazionali, tra cui le italiane Intesa Sanpaolo e Sia, nasce Inatba, l'Associazione europea che mira a dare una governance comunitaria allo sviluppo delle applicazioni blockchain. In prima linea in questo progetto Roberto Viola della Commissione europea, che sottolinea come la nuova tecnologia possa portare importanti benefici in settori chiave dell'economia e nella vita quotidiana. Energia sostenibile, sanità, economia circolare ...
Non solo un’Europa unita da una delle tecnologie più disruptive e promettenti del presente-futuro. Ma, soprattutto, un’Europa che con questa iniziativa si pone all’avanguardia a livello mondiale. Ha, in questo senso, un significato “politico” il lancio da parte della Commissione europea dell'International Association of Trusted Blockchain Applications (Inatba): un grande tavolo di lavoro, cui hanno già aderito più di un centinaio di soggetti, tra grandi imprese private e organizzazioni internazionali (tra cui la Banca Mondiale, l’Ocse, la Banca Europea per gli Investimenti), che si è posto lo scopo di dare una regolamentazione unitaria e condivisa, a livello continentale, ai sistemi blockchain. Una governance comunitaria che consenta di superare le singole linee di sviluppo di questa tecnologia inconciliabili tra loro, e strutturi una piattaforma di regole comuni che renda possibile il “dialogo” tra le diverse tecnologie e applicazioni adottate.
Diverse le banche che hanno partecipato alla fase fondativa di questo organismo, come il gruppo Bbva e l’italiana Intesa Sanpaolo.
Si tratta, come si può intendere, di un passo che può davvero abilitare in maniera significativa non solo lo sviluppo di un orizzonte allargato di attività basate sulla blockchain, dalle filiere del food a quelle della moda, introducendo sistemi di certificazione digitale dell’autenticità dei prodotti, una sorta di “made in” tecnologico, fino all’immenso business della sanità digitale e a quello, più delicato ma centrale, della protezione dei dati.

Una regia italiana

A guidare il processo che ha portato a questo importante passo è un italiano, Roberto Viola, direttore generale Communication, Networks, Content and Technology della Commissione Europea, il quale - tenendo a battesimo la neonata Inatba - ha sottolineato come la «configurazione decentralizzata che caratterizza l’Unione europea e la fitta rete di relazioni e scambi transfrontalieri tra soggetti privati e tra soggetti privati e pubblici» renda la Ue un terreno di sperimentazione perfetto per un salto di qualità della blockchain. Salto di qualità che non è avvenuto per caso, come ribadisce con orgoglio Viola: «L’Europa sulla blockchain è davanti a tutti, anche a Stati Uniti e Cina, e con Inatba si candida a diventare la culla della blockchain così come lo è stata per lo sviluppo della telefonia mobile e del sistema Gsm. Le regole più importanti sul digitale vengono sviluppate in Europa. Abbiamo pubblicato bandi per programmi di ricerca sulla blockchain per 100 milioni, 10 milioni sono stati destinati allo sviluppo delle centrali pubbliche e i centri piloti. Nei prossimi due anni investiremo circa 300 milioni. Bisogna poi aggiungere 2,5 miliardi sul supercalcolo, condizione necessaria allo sviluppo della blockchain. Che richiede algoritmi complessi e potenza di calcolo».

Le esperienze europee e italiane

Anche se non ancora in un quadro unitario, sono già diffuse nei diversi Paesi del Continente esperienze importanti di utilizzo della blockchain che uniscono realtà private e istituzioni pubbliche, o che riguardano servizi al cittadino. L'Austria impiega già la tecnologia blockchain per mettere all'asta obbligazioni governative del valore di miliardi di euro; l'Estonia sta integrando la tecnologia blockchain nel suo sistema di voto elettronico digitale; il governo svedese sta implementando la tecnologia nei processi notarili relativi alle transazioni immobiliari; l'industria agricola francese sta già utilizzando in maniera estesa questa tecnologia per garantire l'origine di alimenti di alta qualità. Tra i progetti italiani, Spunta Project è l'iniziativa delle banche italiane, guidata da ABI Lab, che applica la blockchain alla spunta interbancaria.
Tanti indizi, insomma, che fanno una prova: nel nascente mercato unico digitale europeo, la blockchain si candida per essere il collante capace di abilitare nuovi modelli non solo di business, ma anche di servizi di interesse pubblico.
«Tuttavia, affinché le tecnologie blockchain raggiungano il loro pieno potenziale, devono essere predisposte le giuste condizioni quadro», spiega Viola, «un elemento chiave, in questo senso, è l'interoperabilità. I protocolli blockchain oggi sono sviluppati “in parallelo”, senza essere interoperabili. Come possiamo aspettarci che le nostre start-up innovative sviluppino app che operino su blockchain se i protocolli differiscono in maniera così radicale da costringere ogni volta a riscrivere un'app a seconda della blockchain sulla quale deve operare? L'industria digitale, così come qualsiasi altro comparto economico, per fare massa critica e produrre sviluppo ha bisogno di definizioni, standard e specifiche comuni».

Norme comuni e ambiti di sviluppo

Un altro elemento chiave perché una piattaforma consenta lo sviluppo è l’armonizzazione del quadro normativo. E, anche su questo, gli organismi europei si sono mossi con preveggenza ed efficacia. Secondo Viola, «a livello di armonizzazione normativa, siamo riusciti a stabilire uno stretto coordinamento tra l'Ue e gli Stati membri attraverso il Partenariato europeo Blockchain. Fondata solo un anno fa, nell'aprile 2018, è un contesto cui hanno già aderito 28 Paesi europei. Il partenariato strutturerà un'infrastruttura europea di standard blockchain per fornire servizi pubblici chiave in un’ottica transfrontaliera».
Secondo il programma di attività, la neonata Inatba ha di fronte a sé un rullino di marcia già decisamente fitto nel 2019. Portando la sua attenzione non solo laddove le esperienze di blockchain sono già più avanzate (come nella finanza o gestione della supply chain), «ma anche in quei settori dove questa tecnologia potrà a lungo termine generare i suoi maggiori benefici per i cittadini, come il settore dell'energia sostenibile, nella sanità e nell’industria farmaceutica, ma anche nelle esperienze sempre più diffuse di economia circolare».
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