Voce per favore
di Ildegarda Ferraro
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21 Giugno 2021
I podcast conquistano posizioni. Perché la voce narra e riesce a catturare l’attenzione con contenuti di qualità. L’audio è diventato un obiettivo anche per le testate. E per i libri si vede in prospettiva una via di voci
«Abbiamo deciso di usare il podcast. Insomma, di puntare sulla voce. Puoi ascoltare il messaggio e non hai l’impatto totalizzante del video. L’effetto è stato coinvolgente». Il collega mi racconta la sua esperienza in azienda con il podcast, che ha cambiato le consuetudini. Ma non è solo. Anche una collega mi ripete: «Guarda dobbiamo assolutamente puntare sul podcast per questa iniziativa. Andrà per la maggiore. È il fascino antico della voce e della narrazione. Ci sono leader in questo». Da altre parti mi arrivano indizi delle magnifiche sorti e progressive della voce. Che poi è il fascino della radio, che un po’ ci ha sempre catturato, ma ha una diversa fisionomia.
Mi sto facendo conquistare poco alla volta. Diciamo che ho avuto qualche dubbio, almeno all’inizio. Tanti flussi diversi sono diventati un rivolo e poi un torrente. Mi stanno convincendo. E invece di mettere definizioni e spiegazioni di che cosa sia un podcast vi lascio qui Natalia Aspesi, storica giornalista di
Repubblica, nel podcast di Mario Calabresi (
vedi qui). Come fai a non restare conquistata da questi 34 minuti di una “vecchietta spettinata”, come si è definita lei stessa in un suo articolo sul narcisismo, che dice che il presente ha sempre ragione?
Si fa presto a dire podcast. I dati parlano chiaro. L’Ipsos (
vedi qui) chiarisce che il 2020 è all’insegna della crescita: 8,5 milioni di persone in un mese hanno ascoltato podcast, il 30% della popolazione tra i 16 e i 60 anni, il 4% in più rispetto all’anno precedente; vengono catturate le fasce più giovani di ascoltatori (52% di under 35), gli studenti (19% di studenti), chi ha un livello di istruzione più alto (22% di laureati). Lo smartphone è centrale, il 78% lo usa per sentire queste narrazioni. Si ascolta principalmente in casa (80%) e in modalità multitasking (77%), il 29% in macchina, il 27% camminando per strada.
Il podcast riporta al centro i contenuti e l’ascolto. Tutti sottolineano che è una forma ad altissimo potenziale di sviluppo. Lavora sull’attenzione e su tempi più lunghi, sano mix tra voce e web.
I giornali sono alle prese con il tema audio. Twitter, Facebook, ma anche podcast appunto. E così, per esempio il
Corriere della sera approfondisce con “Corriere Daily”, il sabato va con “l’Ammazzacaffè” di Massimo Gramellini e la domenica con ”Radio Italians” di Beppe Severgnini. Insomma, diciamo che il
Corriere ci conta (
vedi qui ).
E anche i libri cominciano ad avere una loro via orale, non solo con gli audiolibri veri e propri, ma anche con i podcast dedicati a volumi. Basta pensare a Choramedia (
qui), la nuova grande iniziativa dedicata al tema. Come ha detto in una intervista al
Messaggero Michele Rossi, Head of Editorial strategy di Choramedia dopo diciotto anni passati in Rizzoli, «i podcast sono un territorio di libertà creativa assoluta, uno spazio di sperimentazione per arrivare al pubblico. I libri possono tutto ma i podcast danno una vita in più...».