Il futuro del Fintech: dalla corsa all’innovazione alla costruzione della fiducia
di Mattia Schieppati
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23 Luglio 2025
Un report del World Economic Forum ha analizzato trend e strategie di 240 aziende fintech operanti in 109 Paesi nel mondo. Emerge il quadro di un settore ormai maturo, consapevole e responsabile. Che non rinuncia all'innovazione, ma la indirizza verso obiettivi di impatto e sostenibilità e struttura la crescita puntando su solidità, inclusione e collaborazione. Un'analisi che può stimolare il confronto in occasione del prossimo Salone dei Pagamenti (29-31 ottobre, a Milano)
Nel giro di poco più di un decennio, il fintech è passato da terreno di frontiera dell'innovazione a concetto chiave della trasformazione digitale in ambito finanziario. Complice la pandemia, che ha accelerato l'adozione di servizi digitali in tutti i settori, il settore ha vissuto una fase di espansione rapidissima. Ma ora che l'effetto "shock" si è esaurito, la domanda è un'altra: come si consolida questa crescita? E soprattutto, quali leve permetteranno al settore di evolvere in modo sostenibile e inclusivo?
Parte da queste premesse, e da questo quesito aperto, l'ultimo rapporto del World Economic Forum dal titolo "The Future of Global Fintech", realizzato insieme al Cambridge Centre for Alternative Finance. Il report si basa su un'indagine approfondita condotta tra settembre e dicembre 2024 su 240 aziende fintech operanti in 109 paesi, e offre una mappa ragionata dei cambiamenti in atto: una mappa per provare a comprendere le traiettorie di sviluppo del fintech a livello globale.
La crescita rallenta, ma diventa più solida
Uno dei messaggi principali del rapporto è che il fintech continua a crescere, ma in modo più equilibrato. Dopo i picchi registrati durante la pandemia, il ritmo si è fisiologicamente stabilizzato: tra il 2022 e il 2023 la crescita media dei clienti è stata del 37%, in calo rispetto al 55% registrato nel periodo 2020-2021. Ma più che un segnale di crisi, questa è una testimonianza della maturazione del settore. Oggi le aziende non inseguono più solo nuovi utenti, ma cercano di consolidare le relazioni, costruendo servizi più raffinati e centrati sui bisogni delle persone.
Lo dimostra il fatto che, a fronte di un rallentamento nella crescita degli utenti, i ricavi e i profitti sono aumentati in misura significativa. La crescita media dei ricavi è stata del 40%, quella dei profitti del 39%. In sostanza, le fintech stanno imparando a trasformare l'innovazione tecnologica in valore economico reale, abbandonando il modello della "crescita a ogni costo" tipico delle startup per abbracciare una logica di sostenibilità.
Obbiettivo strategico: l'inclusione
Se c'è un terreno su cui il fintech può fare la differenza rispetto alla finanza tradizionale, è quello dell'inclusione. Non si tratta di un obiettivo accessorio, ma di un asse portante del modello di business di molte realtà del settore. Il report conferma che le fintech servono in modo significativo fasce di popolazione spesso trascurate dai canali bancari tradizionali: le micro, piccole e medie imprese (MSME), i lavoratori informali, le donne, i giovani, le persone a basso reddito e chi vive in aree rurali o remote.
Basti pensare che il 57% della clientela media delle fintech analizzate è composto da PMI, il 47% da persone a basso reddito e il 41% da donne. Ma non solo: questi segmenti non rappresentano solo un impegno sociale, bensì anche una fonte concreta di redditività. In Africa sub-sahariana, ad esempio, le aziende fintech ottengono il 60% dei ricavi proprio dai clienti a basso reddito e il 58% da quelli residenti in aree remote. In altre parole, fare inclusione può essere anche un buon affare. È un cambiamento culturale di grande rilievo: mentre per decenni la finanza ha privilegiato l'efficienza, oggi il fintech dimostra che accessibilità e profitto non sono termini in contraddizione.
L'AI entra in scena (e ci resta)
Non sorprende che l'intelligenza artificiale sia ormai parte integrante del vocabolario fintech. Ma il dato che colpisce è la pervasività della sua adozione: l'80% delle aziende del campione la utilizza in più ambiti operativi. Le applicazioni più diffuse riguardano l'automazione dei processi e l'assistenza clienti, ma cominciano a emergere anche usi più sofisticati, dalla gestione del rischio alla personalizzazione delle offerte, dalla prevenzione delle frodi alla valutazione del merito creditizio. I risultati sembrano dare ragione a questa spinta: l'83% delle fintech che impiegano l'AI ha registrato un miglioramento nella customer experience, mentre il 75% ha osservato una riduzione dei costi e un analogo incremento della redditività.
Non mancano, tuttavia, le preoccupazioni. L'utilizzo dell'AI solleva questioni etiche e operative complesse, dai rischi di bias nei dati agli impatti occupazionali, fino al potenziale uso malevolo di deepfake nei servizi digitali. Anche per questo, il rapporto sottolinea la necessità di un dialogo costruttivo con i regolatori, che sappiano bilanciare innovazione e tutela.
Dall'antagonismo alla collaborazione
Una delle narrazioni più diffuse sul fintech è quella della "disruption": giovani startup che sfidano i canoni tradizionali, portando sul mercato modelli agili e digitali. Ma il rapporto del WEF ci mostra un'evoluzione significativa: oggi il fintech non si pone più solo come alternativa, ma sempre più come partner.
L'84% delle aziende intervistate ha avviato collaborazioni con istituzioni finanziarie tradizionali. Le forme più comuni di partnership vanno dall'integrazione tramite API a intese di co-sviluppo di prodotti, fino a vere e proprie alleanze strategiche. La logica è chiara: unire il dinamismo tecnologico delle fintech con la solidità e l'esperienza delle banche può generare valore per entrambi. Le fintech ottengono accesso a infrastrutture, fiducia e mercati; le banche accelerano l'innovazione e migliorano l'offerta digitale.
Questa tendenza è particolarmente forte nei settori dei pagamenti e del wealthtech, ma si diffonde anche in ambiti come il credito e l'insurtech. È il segnale di un ecosistema che evolve verso una maggiore integrazione, superando la logica del conflitto.
La regolazione come fattore abilitante
Un altro elemento cruciale emerso dal report riguarda il quadro regolatorio. A differenza di quanto si potrebbe pensare, molte fintech non vedono la regolazione come un ostacolo, ma come una condizione necessaria per operare in modo trasparente e sicuro. Il 62% delle aziende giudica il contesto normativo "adeguato" alle proprie attività, e il 35% lo considera anche sufficientemente chiaro.
Permangono, tuttavia, alcune criticità, soprattutto nei mercati emergenti: lentezza nei processi autorizzativi, scarsa coordinazione tra le autorità di vigilanza e competenze insufficienti in materia di tecnologia da parte dei regolatori. Eppure, il quadro generale è in miglioramento rispetto al passato, e molti operatori riconoscono gli sforzi compiuti per creare ambienti normativi più dinamici e capaci di dialogare con l'innovazione.
L'espansione internazionale
Le fintech guardano con interesse ai mercati internazionali. Oltre la metà delle aziende coinvolte prevede di espandersi in nuovi paesi nei prossimi 12 mesi. I mercati più dinamici in tal senso sono l'Europa, il Medio Oriente e il Nord America. Ma l'internazionalizzazione presenta anche ostacoli: la difficoltà di adattare i prodotti alle esigenze locali, la complessità delle normative e la necessità di costruire partnership in loco sono i principali freni alla crescita cross-border. Nonostante ciò, l'orientamento pare chiaro: nei prossimi anni, si assisterà a un'ulteriore integrazione tra mercati e a un'intensificazione del dialogo tra ecosistemi regionali, favoriti da iniziative come l'open banking e i framework di interoperabilità.
Il Salone dei Pagamenti 2025, un palcoscenico globale per le fintech
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Il Salone dei Pagamenti, promosso dall'ABI e realizzato da ABIServizi, in collaborazione con ABI LAB, ASSOFIN, CERTFIN e FEduF - Fondazione per l'educazione finanziaria e al risparmio, in dieci anni di attività ha saputo crescere e trasformarsi, diventando un crocevia internazionale per il confronto sulle grandi sfide del settore.
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