Tecniche semiserie per sopravvivere alla bolla dei filtri
di Ildegarda, Ferraro
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12 Maggio 2017
L’enorme massa di dati che circola in rete porta alla messa a punto di sistemi per scremare e farci arrivare solo ciò che ci interessa. Filtri diretti a costruire un vestito su misura per ognuno creano le condizioni per incapsularci. Si va accreditando una prospettiva predittiva di noi e del nostro futuro. Ma semplici azioni concrete possono aiutarci ad esserne coscienti e a disinnescare o quanto meno a rendere meno efficace la bolla
Continuo a non poter fare a meno di sfogliare un sano vecchio quotidiano. Quello con le pagine di carta che si girano. E anche le notizie che non ti interessano ti scorrono comunque davanti. Ti resta una traccia di quello che è successo in Pakistan, anche se del Pakistan non ti occupi mai. Se non sei tifoso di calcio un’idea che ci sia un mondo di persone che non può fare a meno della propria squadra del cuore ti lascia un segno. Pensavo fosse solo un piccolo piacere arcaico, quello di leggere il giornale. E invece è una delle tecniche di autodifesa per restare in contatto con mondi diversi, per non essere chiusi nella bolla che possono cucirti addosso Internet e i suoi potenti.
Ma andiamo per gradi. Partiamo dalla bolla.
Eli Parisier e Il Filtro
Il libro di culto sul tema è certamente
“The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You” di Eli Parisier. Un po’ apocalittico, ma certamente affascinante, ricco di richiami colti, con un’analisi chiara di ciò che Internet era, è adesso e soprattutto che cosa potrà diventare per tutti noi.
La presentazione del volume è chiara: “Ti svegli una mattina e ti trovi in un mondo in cui tutti la pensano come te. Tutti hanno le tue stesse idee politiche, le tue convinzioni religiose, i tuoi gusti culinari. Nessuna discussione con chi la pensa diversamente. Benvenuto nell’era della personalizzazione. Nel dicembre 2009 Google ha cominciato ad alterare i risultati delle ricerche a seconda delle abitudini dei suoi utenti. La corsa a raccogliere la maggior quantità possibile di dati personali su cui customizzare la nostra esperienza online è diventata una guerra che i giganti di internet – Google, Facebook, Apple e Microsoft – stanno combattendo senza tregua. Dietro le quinte, una schiera sempre più folta di società di raccolta dati sta mappando le nostre informazioni personali, dalle preferenze politiche al paio di scarpe che abbiamo adocchiato online, per venderle agli inserzionisti. Il risultato: ognuno vive la propria vita in un mondo fatto a misura di marketing che finisce per diventare costrittivo, ciò che Eli Pariser chiama la «bolla dei filtri». Un’isola di sole notizie gradevoli, attinenti ai nostri interessi e conformi alle nostre convinzioni, che lascia sempre meno spazio a punti di vista diversi e a incontri inaspettati, limita la scoperta di fonti di creatività e innovazione, e restringe il libero scambio delle idee. Un’invisibile e inquietante rivoluzione che distorce il nostro modo di apprendere, conoscere e informarci, fino a stravolgere la formazione dell’opinione pubblica e il funzionamento della democrazia. Fra cyberscettici e cyberottimisti, Il Filtro ci spiega come Internet, sotto la pressione delle esigenze di monetizzazione dei colossi web, si sta avvitando su di sé. Sbircia nei segreti di server farm, algoritmi, imprenditori fanatici e analisti della guerra dell’informazione; indaga le conseguenze dello strapotere delle corporation nell’era digitale; infine, indica nuove strade che permettano alla Rete di mantenere le sue promesse libertarie di cambiamento”.
Inseguiti da noi stessi?
È chiaro che l’enorme massa di dati che circola in rete ha spinto la tendenza a scremare quanto può interessare in maniera specifica. E questo può diventare una gabbia, chiudendo la porta a prospettive diverse e nuove che non corrispondano alla fisionomia del soggetto. Ora, visto che siamo su Internet, possiamo comunque coglierne i lati buoni anche solo per proteggerci dai possibili rischi presenti o futuri. E possiamo provare con la nostra esperienza quello che già accade. Forse la bolla non è ancora solidamente intorno a noi, ma certo vi sarà capitato dopo una ricerca di essere inseguito proprio da quanto vi ha interessato di recente. Avete cercato un volo per Parigi? Ecco le offerte di voli e hotel proprio in quella città. Avete comprato un paio di libri su Amazon? Visto qualcosa su Netflix? Cercato informazioni su Google? Il vostro campo di azione sarà costellato di notizie che si collegano a questi passaggi.
E questo è vero per tutti noi. Mio padre a margine di una sua ricerca ha trovato la pubblicità di un suo libro. Un’amica mi ha chiesto di cercare per lei delle notizie per avere un quadro chiaro di quanto effettivamente apparisse in rete senza il marchio della sua presenza. Le informazioni che arrivano e il mondo che ci circonda diventa costruito a nostra immagine e somiglianza. Senza possibilità di essere altro.
Parisier racconta con grande partecipazione di un’era arcaica di Internet, quella in cui si sperimentava come essere in rete. Si provava ad avere altre identità, a costruire mondi in cui essere altro nei forum o sui blog. Ma quel mondo è ormai preistoria. Siamo su Facebook con la nostra faccia, il nostro nome e cognome. Siamo tracciati su Google, Amazon, Netflix, Twitter e ogni tassello contribuisce a costruire le pareti della bolla. D’altra parte la massa di dati è talmente enorme che necessariamente dobbiamo contare su di un sistema per riuscire a maneggiare quello che serve e ad avere quello che ci interessa. Insomma, si arriva ad una prospettiva in cui si può arrivare a predire di chi siamo e di chi saremo.
Forse il tempo di leggere il libro di Parisier non lo avete, ma
un breve video di una sua conferenza può dare chiaramente l’idea del suo pensiero.
E se anche non fosse così meglio attrezzarsi
Ora non è detto che tutti siano d’accordo con questa tesi. Anche solo
su Wikipedia si trovano indagini diverse. Analisti hanno dimostrato che la bolla di filtraggio può non avere alcun effetto, altri che i filtri possono creare comunione e non frammentazione, altri ancora che gli effetti della personalizzazione non sono chiariti. D’altra parte Google ripete che alcuni algoritmi sono stati aggiunti al motore di ricerca proprio per limitare la personalizzazione e promuovere la varietà. E questo è un po’ come dire, se anche non è certo che la bolla mi possa incapsulare, meglio attivare misure per lasciare aperta la porta al vento di quanto può essere diverso da noi.
Tecniche semiserie di sopravvivenza
È anche vero che ad ogni prospettiva, la più oscura e controversa, si può sempre rispondere con delle azioni semplici ed efficaci. Ho messo a punto un mio catalogo minimo di protezione. Sostanzialmente tre regolette per proteggersi: leggere, gli amici e una sana vita reale.
Leggere certamente aiuta. E aiuta ancora di più se ci si lascia andare, unendo ad un bel saggio qualcosa di completamente diverso, un giallo, un fumetto, un romanzo d’avventure o anche rosa. Io non abbandono il giornale di carta, che sulla rete non lascia traccia e ci fa scorgere altri mondi.
Gli amici, che certo non possono essere dei nostri cloni. Avere qualcuno nella propria cerchia di amici social che non c’entra nulla con noi può aiutare. Come anche scambiarsi favori, per esempio di ricerche sul web e vedere l’effetto che fa.
Conservare una sana e consapevole vita reale, off line ovviamente, che certo aiuta ad essere normali.
C’è un intero capitolo del libro di Perisier su come vaccinarsi dal filtraggio. Parisier dice che dobbiamo smetterla di comportarci come i topi che vanno a cercare il cibo in un raggio di tre metri e ripetono il giro anche trenta volte al giorno. Le trappole più arcaiche comunque li prendono. Ognuno di noi controlla più o meno ogni giorno gli stessi siti e segue in rete più o meno sempre le stesse abitudini. La traccia resta. Secondo Perisier “una persona che mostra interesse per l’opera, i fumetti, la politica sudafricana e Tom Cruise è più difficile da etichettare. Le esperienze che facciamo quando ci imbattiamo in nuove idee, persone e culture sono straordinarie. Ci fanno sentire più umani. La scoperta casuale è fonte di grande gioia”. Difficile muoversi sempre attraverso sistemi non tracciati, perché tanto alla fine il quadro di noi è nitido lo stesso, almeno per chi fa una vita normale e non punta a diventare un hacker, un operatore tanto esperto da violare reti protette. Perisier consiglia invece di imparare un livello base di competenza in programmazione per farsi un’idea di che cosa abbiamo davanti.
Forse alla fine, come diceva qualche anno fa Lucio Dalla, “la cosa eccezionale dammi retta è essere normale”. Che poi può essere anche una sana medicina.