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22 Dicembre 2024 / 22:08
La sostenibilità nel business: i 6 trend del 2023

 
ESG

La sostenibilità nel business: i 6 trend del 2023

di Mattia Schieppati - 11 Gennaio 2023
Dopo anni di teorie, e sotto la spinta di emergenze epocali, l’anno appena iniziato promette di essere il primo a mettere i principi ESG davvero al centro di una nuova cultura aziendale. È la convinzione di tutti i principali centri di ricerca e società di consulenza, che hanno evidenziato nei propri forecast i temi che caratterizzeranno le scelte e le strategie aziendali nel corso dell’anno appena iniziato
Non si tratta dell’ultima occasione, ma quasi. Dopo un triennio nel corso del quale i segnali della necessità di un cambiamento netto ed epocale rispetto a come abbiamo concepito fino a oggi la nostra vita sulla Terra si sono fatti via via più evidenti (una pandemia che ha messo in crisi la nostra fiducia in una “vita senza rischi” da un lato, e ha costretto dall’altro a ripensare l’approccio alla globalizzazione del business; un improvviso squilibrio geopolitico innescato dalla guerra in Ucraina che sta ridisegnando le mappe delle relazioni internazionali; eventi climatici estremi che hanno reso evidente gli effetti del climate change), il 2023 ha le carte in regola per essere l’anno durante il quale – con intelligenza e visione – è possibile mettere a sistema i diversi fattori di emergenza e disegnare un nuovo modello di approccio alla vita e al business. E così la sostenibilità, da parola sembre a rischio di apparire retorica, può diventare il filo conduttore di questa trasformazione, che si può già intuire in alcuni trend in atto, che matureranno nel corso dell’anno.
«Dopo un anno di eventi meteorologici estremi che hanno messo a dura prova i raccolti, le catene di approvvigionamento e il costo delle merci in tutto il mondo, il 2023 è considerato un anno cruciale per uno scatto in avanti sui temi della sostenibilità», confermano gli analisti di Nielsen guardando agli scenari più significative dell’anno appena iniziato (vedi qui: https://nielseniq.com/global/en/insights/analysis/2022/trend-watch-2023-sustainability/)
«Lo scorso anno, le persone in tutto il mondo hanno avvertito il costo economico e sociale del ritardo con cui ci si è mossi su questo fronte», scrivono. «Con un panorama economico già instabile e un mercato dell'energia in difficoltà, è cresciuta nelle aziende e negli investitori l'attenzione su questioni come pratiche di filiera che impattano dell'ambiente e settori mercato dipendenti dall'energia. Il 2022 è stato, in questo senso, un punto di svolta per molte aziende, spingendole a prendere sul serio la creazione di un futuro sostenibile e rinnovabile. Nel 2023, la responsabilità sociale dei brand, la legislazione, la governance e un nuovo livello di serietà rispetto alle sfide della sostenibilità tra aziende e consumatori porranno le basi per un anno di cambiamento positivo, basato su fatti concreti».
Un investimento che non è solo un dovere, ma alle aziende apre interessanti opportunità. Uno studio recente di McKinsey (The value of net zero, leggi qui)ha stimato che la sola transizione agli obiettivi Net Zero aprirà nuove opportunità di business per 12 trilioni di dollari all'anno. Oltre a conquistare nuovi mercati, trasformare la propria attività secondo criteri di sostenibilità è anche un modo per soddisfare le nuove attese dei clienti e degli investitori, nonché per attrarre e trattenere i talenti.
È e sarà l’anno dei fatti, dunque, come conferma dal suo osservatorio con basi in Svizzera e a Singapore, l’Institute for Management Development (IMD) nel suo approfondito report sui trend della sostenibilità 2023. «Le aziende di tutto il mondo stanno spostando la loro attenzione sulla sostenibilità dalle parole all'azione. Stanno sviluppando prodotti e servizi sostenibili e pratiche di supply chain per aumentare le entrate, soddisfare gli investitori e le autorità di regolamentazione e migliorare la loro reputazione. Inoltre, queste pratiche li aiutano a ridurre il loro impatto ambientale risparmiando i costi associati ai rifiuti e al consumo di risorse ed energia. Molti leader aziendali ritengono che la sostenibilità aiuti anche rendere più chiaro lo scopo della loro organizzazione, il che è oggi fondamentale per coinvolgere e trattenere una nuova generazione di talenti. Questo cambiamento è stato alimentato dalla crescente insicurezza energetica, dalla rapida evoluzione degli standard normativi e di rendicontazione e dall'interesse degli investitori per gli indicatori ambientali, sociali e di governance (ESG). Sono sempre più alte le aspettative sul fatto che le imprese svolgano un ruolo proattivo nel guidare gli sforzi per garantire un futuro sostenibile e inclusivo alle prossime generazioni». 
Navigando tra i diversi forecast pubblicati a fine 2022 sui trend relativi alla sostenibilità realizzati da diversi istituti e società di consulenza in tutto il mondo, ecco una sintesi dei fattori che maggiormente caratterizzeranno quest’anno.

1. Dal “Net Zero” al climate positive

Se fino a ieri il mantra delle aziende era quello di ridurre le emissioni nocive, ora l’asticella si è decisamente alzata. Perché lo stato del Pianeta, come emerso dall’ultima COP svoltasi in Egitto, richiede di correre molto molto più del previsto. Molte aziende stanno lavorando duramente per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità net-zero entro il 2050. Una sfida che riguarda soprattutto le emissioni “Scope 3”, ovvero quelle che non provengono direttamente dalle loro attività ma dalla catena del valore complessiva. Intervenire su questo livello è la sfida più complessa, poiché di solito il 90-99% delle emissioni di gas serra di un'azienda sono Scope 3. Molte aziende si stanno anche rendendo conto che è impossibile raggiungere lo “zero netto” senza apportare un cambio di mentalità radicale alla loro attività tradizionale. Ad esempio, parecchie aziende alimentari non possono raggiungere lo zero netto senza che i loro fornitori (gli agricoltori) impegnino parte della loro attività e terreni alle colture che non servono direttamente alla filiera aziendale, ma che catturano CO2. Ora c’è chi si sta spingendo addirittura oltre, trasformando le proprie filiere in modo che diventino CO2 negative, andando “oltre lo zero netto”. Avviando così un processo che consenta di ripagare il "debito" di CO2 che l'azienda ha creato sin dalla sua nascita.

2. La crisi energetica diventa un’opportunità energetica

La guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica stanno accelerando l'adozione di sistemi – sia industriali che domestici - ad alta efficienza energetica e delle energie rinnovabili. A breve termine, le aziende di tutti i settori e dimensioni dovranno prendere in considerazione misure di risparmio energetico per ridurre sia i costi sia le emissioni di carbonio. Le aziende rinnoveranno le proprie sedi per una migliore efficienza energetica e implementeranno soluzioni digitali per il controllo dei consumi (temperatura, illuminazione ecc). A lungo termine, ciò porterà probabilmente a una maggiore adozione di nuovi tipi di energia e di combustibili. Cresceranno gli incentivi pubblici mirati a stimolare l'innovazione, per aiutare ad affrontare il cambiamento climatico e finanziare il passaggio all'energia pulita. Molte aziende vedranno l'opportunità di accelerare la transizione verso l'energia verde e i piani messi in atto prima della guerra in Ucraina, poiché le energie rinnovabili diventeranno più competitive in termini di costi.

3. Lo smart working alla prova della normalità

L’avvento massivo delle formule di lavoro da remoto imposto dalla prima fase di emergenza Covid 19 in ormai tre anni di sperimentazioni e diffusione più o meno forzata ha di fatto portato a una trasformazione non solo operativa, ma anche psicologica e culturale, di approccio al lavoro. Tra aziende che hanno “liberalizzato” lo smart working totale e per sempre e realtà che invece stanno centellinando questo tipo di formula (proponendolo come benefit per il dipendente), la tendenza in atto è quella di una nuova filosofia di lavoro ibrido sempre più orientata al raggiungimento degli obiettivi (personali e di team) e meno al semplice dovere di presenza, con effetti – pare – positivi sia sul business sia, soprattutto, sulla definizione di un equilibrio positivo del rapporto tra vita personale e lavoro. Se davvero il 2023 sarà l’anno in cui il Covid e le sue varianti passeranno dalla fase pandemica a quella endemica, e quindi ci lasceremo definitivamente alle spalle le soluzioni di emergenza, le aziende (ma anche le istituzioni deputate alla regolamentazione dei rapporti di lavoro) dovranno affrontare una definitiva stabilizzazione delle formule di lavoro alternative, il che apre un effetti cascata che, più che un trend, rappresenterà nei prossimi anni una rivoluzione: nelle abitudini personali, nella gestione familiare, nella logistica, nel settore dei trasporti, in quello del comparto residenziale (perché cercare casa in centro se in fondo posso vivere in campagna e dismettere le vesti del pendolare forzato?), nell’offerta di servizi, nelle tecnologie al servizio del lavoro e delle imprese, nelle gerarchie aziendali e nelle skill necessarie per fare la differenza nel proprio ruolo. Guardando ai tre fattori, ESG, siamo insomma di fonte a un momento di forte cambiamento che dalla sostenibilità sociale (S) diventa un motore di sostenibilità a livello di governance (G).

4. Gli ESG entrano nei board aziendali

Molti consigli di amministrazione hanno risposto alle crescenti istanze di transizione ESG assumendo uno “specialista della sostenibilità”. Questo è stato un primo passo utile rispetto alla gestione immediata delle nuove metriche e degli obblighi di reporting esistenti, ma non è questa la formula per innescare una governance ESG di successo. Sebbene sia richiesto un certo grado di conoscenza tecnica, comprese le metodologie di rendicontazione integrate e la loro divulgazione, resta il rischio di considerare la sostenibilità un elenco di doveri cui ottemperare, e non un elemento che ridefinisce il “core” aziendale. Per questo, nel 2023 si prevede che sempre più board assumano un approccio ESG per l’intero corpus dei processi aziendali, e quindi portare al proprio interno competenze in grado di leggere e governare questa nuova grammatica del business.

5. L’economia circolare da costo a motore di business

Le sfide della transizione verso una reale economia circolare sono tali che un singolo attore non può affrontarle da solo. La collaborazione all'interno e all'esterno degli ecosistemi, per arrivare a vere soluzioni di economia circolare, è fondamentale. Iniziative collaborative stanno accelerando la trasformazione dei sistemi promuovendo l'innovazione multi-stakeholder, riducendo così i costi per i singoli player e promuovendo l'adozione allargata delle soluzioni. Si tratta naturalmente di collaborazioni difficili da orchestrare, in quanto richiedono cambiamenti sistemici in netto contrasto con la mentalità orientata al profitto che ancora prevale nel mondo degli affari. Sono esempi di successo in questo senso alcune piattaforme multi-stakeholder come il Global Commitment, guidato dalla Ellen McArthur Foundation e dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, attraverso il quale 500 firmatari tra cui big come Nestlé, PepsiCo, Coca-Cola, Unilever, Mars e L'Oréal – che insieme utilizzano il 20% di tutti gli imballaggi in plastica prodotti a livello globale – si sono impegnati a garantire che tutti gli imballaggi siano riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2025.

6. Mettere l’Intelligenza Artificiale al servizio della sostenibilità

L'intelligenza artificiale, e in particolare alcuni modelli di deep learning come quelli progettati per elaborare il linguaggio umano, richiedono enormi quantità di energia. Tecnicamente, quindi, l’AI non è molto amica della sostenibilità. Ma stanno crescendo, e nel 2023 arriveranno a maturazione, sistemi che metteranno le potenze di calcolo e le intelligenze tecnologiche al servizio della sfida climatica, operando per esempio sui fronti della conservazione delle risorse naturali attraverso sistemi predittivi sempre più evoluti, gestendo le risorse agricole o gestendo la domanda e l'offerta di energia delle reti energetiche. Diversi giganti tecnologici come Google e Microsoft si sono già impegnati a diventare presto “carbon negative”: il passaggio a un fornitore di servizi cloud che ha assunto tali impegni può aiutare le organizzazioni a ridurre anche la propria impronta complessiva di carbonio.
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