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26 Settembre 2024 / 23:21
La Dimensione del Collaborare, sembra scontato ma non lo è

 
ESG

La Dimensione del Collaborare, sembra scontato ma non lo è

di Myriam Ines Giangiacomo * - 6 Settembre 2024
"Per progredire sulle criticità condivise, dobbiamo sviluppare le nostre capacità di includere, tenere lo spazio e comunicare con le parti interessate attraverso valori, abilità e competenze diversificate". Nuovo approfondimento della rubrica che Bancaforte dedica agli “Inner Development Goals”, gli Obiettivi di Sviluppo Interiore

Per conoscere

La dimensione del Framework IDG (Inner Development Goals – Obiettivi di Sviluppo Interiore) che esploriamo questa volta è quella del Collaborare, delle competenze sociali.
Per progredire sulle criticità condivise – infatti - dobbiamo sviluppare le nostre capacità di includere, tenere lo spazio e comunicare con le parti interessate attraverso valori, abilità e competenze diversificate”.
È una dimensione apparentemente semplice da comprendere se la guardiamo con gli occhi di sempre e nel contesto prevalentemente aziendale ma gli IDGs ci invitano a una lettura e a una comprensione più profonda e meno scontata.
La collaborazione implica capacità di comunicazione, capacità di co-creazione, mentalità inclusiva e competenza interculturale, fiducia e capacità di mobilitazione.
Questa dimensione è un invito a ricordare che dobbiamo sviluppare competenze a livello collettivo oltre che individuale. L'obiettivo n. 17 degli SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) – Partnership per gli obiettivi - sottolinea quanto sia necessario cooperare al di là dei confini personali e territoriali per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Mi piace anche sottolineare che il termine  inglese collaborate può essere tradotto in italiano sia con collaborare, sia con cooperare. Due parole che contengono sfumature differenti e che, considerate entrambe, generano un significato per noi più completo e interessante.
‘Cooperare’ - operare con - sembra richiamare più il fare azioni insieme, fare pezzi di lavoro insieme ma assumendo che ciascuno operi su una parte di processo; ‘collaborare’ - lavorare con – richiama il lavorare insieme, l’avere cura insieme di svolgere un lavoro e non una singola operazione,  conoscere tutto il processo ed esserne tutti protagonisti responsabili. Collaborare sembra implicare un processo che inizia con un prima in cui si fanno insieme le scelte, si decide insieme come operare, si accetta l’idea che ci si sostenga tutti reciprocamente verso il raggiungimento dello scopo.
Tra i due termini vi è, però, un’altra sottile differenza: collaborazione può far intravedere una gerarchia instaurata nel gruppo di lavoro – si parla infatti spesso di collaboratori intorno a una figura manageriale - mentre cooperazione fa pensare all’azione di individualità alla pari che spontaneamente di mettono in gioco.
Mi sento quindi, per interpretare al meglio lo spirito degli IDGs, di intendere questa capacità come quella di contribuire spontaneamente con i propri talenti, in un contesto relazionale orizzontale, a un progetto comune, al raggiungimento di un obiettivo condiviso.

Per riflettere

Questa dimensione, forse ancora più delle altre, può aiutare ad esplorare non solo il proprio personale modo di viverla ma anche quello che accade nel proprio team e nella propria organizzazione.
 Nel caso si sia la persona leader o coordinatrice di quel team o si ricopra un ruolo manageriale, aiuta anche a chiedersi cosa si stia facendo o si possa fare perché questa dimensione così importante sia vissuta nella maniera più efficace e generatrice di valore per tutti.
Ecco quindi alcune domande utili per aprire la riflessione che, come sempre, può essere ripetuta ciclicamente per valutare cosa sia cambiato con una maggiore consapevolezza, condividerle con altri, rispondere a tutte o solo ad alcune.
Pensando a te
Cosa ti aiuta a contribuire a un vero dialogo? Quali abilità comunicative vorresti sviluppare ulteriormente?
Come puoi diventare ancora più creativo e costruttivo quando collabori con altre persone? Come puoi mantenere una tensione positiva tra il proporre e l’accogliere idee e progetti?
Cosa ti aiuta a includere nel tuo sguardo e considerare chi pensa in modo diverso? - Ritieni di poter fare uno sforzo per comprendere e includere persone e mentalità molto diverse da quelle a cui sei abituata o abituato?
Come costruisci consapevolmente la fiducia? Stai lavorando sulle tue abilità nel costruire e mantenere relazioni di fiducia con persone anche diverse da te?
Qual è, a tuo parere, la motivazione migliore per raggiungere gli obiettivi comuni? Pensi di fare abbastanza per motivare le altre persone a investire le proprie energie per raggiungere insieme risultati rilevanti?
Pensando alla tua organizzazione
Pensi che all’interno della tua organizzazione siano state sviluppate pratiche efficaci per contribuire a un dialogo genuino tra le persone e con altri stakeholder? Quali competenze comunicative devono essere promosse nella tua organizzazione?
Pensi che la tua organizzazione sia sufficientemente flessibile e solida da percepire e rispondere adeguatamente ai cambiamenti?
Cosa potrebbe migliorare nella tua organizzazione perché al suo interno la collaborazione sia ancora più creativa e costruttiva?
Hai l'impressione che la tua organizzazione faccia un serio sforzo per essere inclusiva nei confronti di coloro che pensano in modo diverso?
Credi che all'interno della tua organizzazione si lavori in maniera consapevole per costruire e mantenere la fiducia tra i suoi membri e anche verso quelli ‘meno conformi’ ?
Qual è, secondo te, la motivazione più efficace per raggiungere obiettivi comuni nella tua organizzazione? Hai l’imprressione che questa motivazione venga curata in maniera consapevole e con strumenti dedicati?

Per agire

Esistono molte metodologie per sostenere i gruppi nel collaborare per affrontare adeguatamente la complessità delle situazioni, per favorire la comprensione collettiva della complessità, per costruire fiducia e spazi sicuri in cui possano coesistere diversi punti di vista differenti o, addirittura, apparentemente opposti, per comunicare senza violenza e senza creare conflitti inutili e dolorosi.
Mi vorrei concentrare su un particolare elemento, quasi un presupposto perché poi queste metodologie siano usabili ed efficaci. Parlo della psycological safety, la sicurezza psicologica.
Questa si riferisce all'esperienza di poter essere se stessi in un gruppo – e in una organizzazione - senza temere di essere penalizzati, rifiutati o ridicolizzati dagli altri membri.
Il concetto di sicurezza psicologica esiste dagli anni '60 e si è diffuso nuovamente negli anni '90.
Di recente ha ricevuto molta attenzione a seguito del famoso studio “Aristotele” condotto da Google nel corso di diversi anni per comprendere cosa renda un team efficace. Il nome deriva dall’affermazione del  filosofo Aristotele "Il tutto è più della somma delle sue parti".
Lo studio ha esaminato centinaia di team all'interno di Google, analizzando oltre 250 attributi di team, tra cui la composizione del team, il processo decisionale, la struttura e la cultura. L'obiettivo era identificare le caratteristiche comuni dei team di maggior successo nell'azienda.
Il fattore che si è distinto e che ha mostrato di avere il maggiore impatto sull'efficacia dei team è la sicurezza psicologica. Anche altri fattori contribuiscono - come l'affidabilità, la struttura e la chiarezza, il significato e l'impatto - ma in misura minore.
Sono state condotte numerose ricerche sulla sicurezza psicologica a livello individuale, di gruppo e organizzativo, dimostrando che un alto grado di sicurezza psicologica può portare a un aumento delle prestazioni, dell'apprendimento e della soddisfazione sul lavoro. E che la sicurezza psicologica è meglio concettualizzata come un fenomeno di gruppo.
Sebbene quindi non possa essere raggiunta senza l'impegno di tutti i suoi membri, ci sono molte cose che una singola persona può fare per aumentare la sicurezza psicologica del gruppo di cui fa parte.
Piccoli comportamenti come fare domande, essere interessata e rispettosa degli altri membri del gruppo, accettare le differenze di personalità, assicurarsi che tutti siano inclusi nelle conversazioni e nelle decisioni, chiedere l'opinione degli altri, parlare dei propri errori e provare nuovi comportamenti nel gruppo.
La sicurezza psicologica quindi è cruciale per la dimensione del Collaborazione e, oltre ad essere un potente strumento per aumentare le possibilità di un migliore funzionamento di organizzazioni e team e di una maggiore soddisfazione lavorativa, ha un chiaro collegamento con gli SDGs 3 – Salute e benessere,  8 – Lavoro dignitoso e crescita economica e per il già ricordato goal 17 – Partnership per gli obiettivi.
Possiamo anche considerare, però, che influisca su tutti gli SDGs dato che il modo in cui lavoriamo insieme avrà un profondo impatto sulla velocità con cui possiamo raggiungere gli obiettivi globali e creare un futuro migliore.

Per approfondire

Amy C. Edmondson, Organizzazioni senza paura. Creare sicurezza psicologica sul lavoro per imparare, innovare e crescere, FrancoAngeli, 2020
Dalla pioniera degli studi sulla sicurezza psicologica sul lavoro, una guida pratica alla creazione di una cultura organizzativa in cui le persone si sentano libere di proporre le proprie idee, favorendo l’innovazione e la condivisione delle competenze.
 
 
* Myriam Ines Giangiacomo è fondatrice e CEO di Bottega Filosofica
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