Forum Bancassicurazione 2017
L'Insurtech sa tutto di noi
di Mattia, Schieppati
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19 Settembre 2017
I comportamenti alla guida dell'auto, lo stato di salute, quando apriamo il frigorifero e quanto usiamo la doccia. In un mondo sempre più complesso, le start-up digitali del settore assicurativo rappresentano un tesoro per gli incumbent tradizionali. Con big data, IoT, polizze on-demand, l'assicurazione è sempre più un "fatto personale" ...
Si è mosso, fino ad ora, con meno clamore rispetto alle "cugine" d'ambito bancario (le tanto celebrate Fintech), ma se si va a scavare tra i numeri e le esperienze appare subito evidente come anche il mondo delle start-up digitali che propongono servizi e soluzioni in ambito assicurativo (Insurtech) sia un ecosistema in forte movimento.
La platea, censita dall'ultimo report di Juniper Research (
Fintech Futures: Market Disruption, Leading Innovators & Emerging Opportunities 2016-2021) parla di 974 compagnie distribuite in 53 Paesi nel mondo, per un valore complessivo di 16,5 miliardi di investimenti pompati per dare ossigeno a un mercato che secondo le previsioni crescerà del 30% anno su anno fino al 2021, quando il giro complessivo d'affari del settore si aggirerà intorno ai 235 miliardi di dollari. Numeri resi credibili dalla percezione diffusa all'interno dell'ambito in cui operano oggi i player "tradizionali": come emerge dalla Global FinTech Survey condotta da PwC lo scorso giugno, il 74% dei top manager di aziende assicurative intervistati è convinto che entro i prossimi 5 anni il settore dovrà affrontare una fase di "disruption" senza precedenti. Che, nel linguaggio cui ci ha abituato il comparto dell'innovazione digitale, significa che l'industry della finanza assicurativa è già oggi cosciente del fatto che quella delle start-up ad alto contenuto tecnologico è una realtà che porterà forti cambiamenti, e che - come insegna la storia, se pur recente, delle banche alle prese con il mondo Fintech - di fronte a questa ondata l'opzione migliore è quella di un'alleanza intelligente, anziché di una chiusura difensiva.
Ci sono almeno tre buone ragioni, a nostro parere, per credere che quanto le start-up digitali stanno innestando nel settore abbia buone radici per far sì che la disruption sia occasione di crescita, e non di agonia per gli attuali incumbent.
Forum Bancassicurazione 2017
Di Insurtech e di tanti altri argomenti ancora si parlerà il 28 e 29 settembre all'evento ABI dedicato al mondo delle assicurazioni e della bancassicurazione dal titolo “Risparmio, protezione e innovazione per il cliente di oggi e di domani”.
Tra gli argomenti chiave: ruolo delle banche per una rinnovata cultura assicurativa di famiglie e imprese; customer experience a 360°: intercettare e soddisfare le aspettative del cliente; Insurtech e Internet of Things; welfare e protezione per imprese e famiglie; conoscenza del cliente, innovazione del prodotto e gestione dei rischi: il valore dei dati per la bancassicurazione.
1. La mentalità "sharing" dei clienti ha cambiato le regole
Nella nuova era social & digital, sono mutate con un ritmo iper accelerato non solo le esigenze pratiche della clientela, ma è profondamente cambiata la mentalità di approccio a beni e servizi. Il concetto di "utilizzo" sta soppiantando in numerosi settori (pensiamo all'automotive!) quello di possesso, e il concetto di "durata" di un bene o di un servizio si è drasticamente compresso. Nel nuovo mondo, quasi nulla è più per sempre, e tutto fluisce e muta. Ecco perché nel mercato assicurativo l'innovazione più disruptive all'orizzonte è quella della on-demand insurance, o sliced insurance, ovvero dei contratti assicurativi a tempo (per periodi sempre più limitati, addirittura a ore) o "su misura", tagliati su esigenze molto specifiche e puntuali. Un comparto che oggi rappresenta solo l'1% del mercato globale, ma su cui le start-up si stanno sbizzarrendo con molta fantasia.
Dalla polizza per lo smartphone a quella pay-per-use
Esempi di start-up Insurtech che stanno facendo successo, dando risposta a questo bisogno, non mancano. Uno dei casi più noti è quello di
Trov, start-up californiana che propone polizze on-demand per oggetti personali, già attiva in Regno Unito e Australia, e che a aprile ha annunciato la chiusura di un nuovo round di investimenti per 45 milioni di dollari, guidato proprio da un colosso assicurativo "tradizionale", Munich Re, e che in un precedente round mirato al lancio in Uk aveva invece raccolto l'investimento di Axa (“Il lancio di Trov nel Regno Unito annuncia una nuova era per le assicurazioni, che permetterà ai Millennials, la generazione meno assicurata di sempre, di accedere a un modo nuovo di assicurare i propri effetti personali, un modo che si adatta con il loro stile di vita», aveva dichiarato Gareth Howell, Managing Director di Axa). Trov ha ideato una tipologia di polizza innovativa, rivolta in particolare ai Millennial: polizze on-demand per salvaguardare i propri beni personali (computer, smartphone, tv, biciclette, strumenti musicali, equipaggiamento sportivo, ecc), anche per un breve lasso di tempo. Polizze che possono essere attivate e chiuse con un paio di passaggi sul telefonino al momento della necessità, e una gestione dei reclami altrettanto snella, addirittura attraverso una chat in real time.
L'impostazione on-demand caratterizza anche altre start-up Insurtech che rispondono ad alcune istanze e nuovi mercati aperti dalla sharing economy.
Slice Lab, start-up newyorkese, ha predisposto una piattaforma per coperture assicurative temporanee, offrendo per esempio polizze di pay-per-use per i conducenti Uber e Lyft che "coprono" i conducenti dal momento in cui accendono l’applicazione per effettuare il servizio di trasporto fino a quando non la spengono.
Dall'auto agli immobili, magari sulla scia del boom di AirBnB, si muove invece
Quilt, società di Boston che vende online polizze (soprattutto agli under 30) per proteggere le case prese in affitto e tutto quel c’è dentro, a un costo contenuto. Il plus della società è la garanzia di fornire una polizza 100% online, accessibile da dispositivo mobile, in meno di 5 minuti, e con circa un dollaro al giorno si ottiene la polizza della casa e di tutto quello che c’è dentro.
A un mondo del lavoro sempre più modulare e flessibile punta invece
League, start-up canadese, la cui piattaforma tecnologica aiuta i datori di lavoro delle Pmi a gestire la copertura assicurativa sanitaria dei propri dipendenti, sburocratizzando i percorsi (per imprese piccole o piccolissime, significa che è lo stesso titolare a poter gestire dal telefonino l'intera situazione) e facilitando - lato dipendenti - l'accesso a una serie di health & wellness benefit (che puntano molto anche sulla prevenzione).
...fino alla polizza “solidale”
Ma l'aria nuova che le start-up Insurtech possono portare nel tradizionale mondo delle compagnie assicurative sta soprattutto nella capacità di cogliere un desiderio di "condivisione" che caratterizza ormai quasi ogni gesto della nostra giornata. Il caso più estremo di applicazione del principio di sharing è quello portato avanti dalla newyorkese
Lemonade, che propone un percorso assicurativo basato sulla condivisione di un principio valoriale forte come la solidarietà. Lemonade chiede ai clienti di nominare un ente di beneficenza quando acquistano una polizza. Poi, i premi di persone che scelgono la stessa "buona causa" sono raggruppati e vanno a costituire un unico fondo a copertura dei sinistri. A fine anno, i soldi che non sono stati utilizzati per i sinistri, sono devoluti da Lemonade alla causa prescelta da quel gruppo. Attenzione: non si tratta del passatempo di un gruppetto di bravi ragazzi della parrocchia, ma di un'impresa molto seria, che ha raccolto capitali da investitori importanti, come per esempio i 25 milioni di dollari messi sul piatto da Sequoia, uno dei fondi che ha fatto crescere la Silicon Valley.
2. I big data come opportunità win-win
Il business assicurativo si basa fondamentalmente su una raffinata capacità di analisi statistica e su un'oculata abilità nel prevedere le situazioni. È evidente come l'unione di Internet of Things e analisi dei big data attraverso sistemi sempre più evoluti di intelligenza artificiale sia un patrimonio capace di fare la fortuna di qualsiasi compagnia assicurativa. Ed è altrettanto evidente che, non potendo le compagnie tradizionali costituire in tutta fretta un apparato tecnologico capace di affrontare questi nuovi mondi, siano naturalmente orientate a cercare sul mercato delle start-up società che sappiano mettere le proprie competenze digitali al servizio del business assicurativo.
Alcuni dati rendono immediato questo ragionamento: per esempio, oggi 500 milioni di utenti hanno scaricato sul proprio smartphone un'app per il monitoraggio dei propri parametri vitali e saranno 1,7 miliardi entro il 2018. Oltre un miliardo di persone hanno al polso un fitness tracker, che sia un semplice braccialetto che sia uno smartwatch. Significa una popolazione ampia e in crescita di soggetti dei quali oggi o potenzialmente si può conoscere, con diversi livelli di raffinatezza, lo stato di salute e si possono monitorare in tempo reale tali parametri. Immaginiamoci cosa significhi per chi fa assicurazioni poter avere e gestire questi dati.
Il settore Automotive
Ancora: se la "scatola nera" messa a bordo delle auto è stato un esperimento non privo di un certo successo, nel giro di nemmeno cinque anni da quell'idea ecco che, oggi, le smart car sono ormai una realtà viva e circolante. Ogni nuova auto che esce da un concessionario è connessa, il che significa che, banalmente attraverso un normale sistema di geolocalizzazione, è possibile monitorare le abitudini e le modalità di utilizzo del mezzo da parte di qualsiasi guidatore. Automatizzando i profili di rischio da un lato, dall'altro con la possibilità di garantire ai propri assicurati servizi sempre più utili ed efficaci (la gestione di un sinistro attraverso la app dal momento in cui si viene tamponati fino al momento in cui il carrozziere ci restituisce l'auto, senza moduli, telefonate, call center, perizie. ecc.).
Assicurazioni “connesse”
Non per niente tra i diversi settori quello della cosiddetta “connected insurance”, ovvero il segmento delle start-up che utilizzano la tecnologia IoT, è tra i più gettonati, e complessivamente le start-up che lavorano nell'ambito dell'Insurtech Automotive e in quello dell'Healthcare si sono accalappiate ben l’81% del totale degli investimenti da parte dei venture capital internazionali (fonte Pwc). Altro importante campo di sviluppo è il segmento della Connected Home, ovvero l’IoT applicato alla casa: l’interesse maggiore è sicuramente nelle soluzioni per la smart home, che permettono di migliorare la sicurezza della casa ma anche di raccogliere dati sulle abitudini di chi la abita.
Anche in questo caso gli esempi di Insurtech strutturate non mancano.
Root Insurance, focalizzata nel settore assicurazioni auto, ha sviluppato un'app molto avanzata che, oltre a facilitare la stipula e la customer experience, monitora le abitudini di guida dell’utente ed è pertanto in grado di personalizzare la polizza sulla base dell'effettiva buona guida del conducente assicurato.
SysDev è invece una giovane tech company italiana incubata da I3P di Torino che usa l’Internet of Things nel settore edilizio per monitorare le strutture. Nel suo target ci sono le aziende, assicurazioni comprese, per le quali ha già sviluppato un sistema per la validazione dei danni in caso di eventi catastrofici che potrebbe anche coniugarsi con la possibilità di sconto su polizza se viene appunto installato il sistema.
Nel campo delle assicurazioni sanitarie un modello interessante è quello di
Clover Health, che dal 2014 ha già raccolto 4 diversi round di investimento per 295 milioni di dollari complessivi, coinvolgendo alcuni dei più noti fondi d’investimento Usa, come Sequoia Capital, First Round e da ultimo Greenoaks Capital, che ha guidato la raccolta più recente (chiusa lo scorso maggio), portando nelle casse della start-up 160 milioni di dollari di nuove risorse. La start-up combina un approccio data-driven con la prevenzione, rivolgendosi in particolare all’utenza più anziana e a basso reddito, proponendosi come punto di riferimento per la tutela della salute della persona al più basso costo.
3. La tecnologia come facilitatore di business (e di risparmi)
Terza e ultima buona ragione, sta nel Dna stesso delle start-up tecnologiche: la capacità di affidare al digitale, nelle sue declinazioni più avanzate di intelligenza artificiale, deeplearning e chatbot, la smartizzazione dei processi, sia interni alle compagnie assicurative, sia nei rapporti tra azienda e cliente. Come già accennato, consentire all'utente di gestire l'intero processo (stipula, segnalazione del sinistro, rimborso, ecc.) attraverso un'app significa per un'azienda un risparmio enorme di risorse (e, anche se non è bello dirlo, di persone, dall'agente di zona agli addetti al call center). Dall'altro lato, consente di instaurare un rapporto con il cliente sempre più profilato e data driven.
Numerose le start-up che si propongono come canale di business alle compagnie tradizionali, avendo messo a punto piattaforme di confronto prodotti e servizi e pre-contatto con il cliente (quello che per esempio in ambito bancario fa una realtà come Mutui.it o Trivago per l'hotellerie). Ma sono anche molte le start-up di tipo B2B che sviluppano tecnologie per rendere più snelli e immediati i servizi delle singole compagnie, che hanno necessità di "parlare" immediatamente il linguaggio (e avere gli strumenti) della nuova mentalità social senza avere al proprio interno tecnologie e preparazione ad hoc.
La tedesca
Clark (distribuisce prodotti di oltre 160 compagnie e aiuta i clienti a trovare il miglior affare grazie al suo robo-advisor), la svedese
Bima (che ha già conquistato 24 milioni di clienti nei mercati di Asia, Africa e America latina, proponendo micro polizze acquistabili direttamente dal dispositivo mobile in circa 3 minuti),
Friendsurance (piattaforma basata su un modello P2P, attraverso la quale le persone possono registrarsi e creare online un gruppo tra utenti che utilizzano lo stesso prodotto assicurativo, corrispondendo un premio che include una parte destinata all’assicurazione standard, sia una quota che sarà versata in un conto unico del gruppo) o l'italiana
TiAssisto24, che ha lanciato le aste dei preventivi Rc Auto, un modello innovativo di distribuzione delle polizze che unisce la rapidità e la facilità delle vendite online alla sicurezza e al contatto umano dell’assicurazione acquistata in agenzia Sono solo alcuni degli esempi, europei, di tutto quello che su questo fronte si può fare e si sta facendo.