Il suono del silenzio
di Ildegarda Ferraro
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9 Aprile 2021
Il silenzio va parecchio. Strade, piazze, notti sotto la magica armonia dell’assenza di caos. Sarà che è il suo momento. Si sviluppano progetti per registrare il paesaggio sonoro durante la pandemia. Certo il silenzio prende punti anche nella comunicazione interpersonale
«Il mio coach dice che devo provare con il silenzio. Sì, insomma, modulando gli spazi parlati con quelli di assenza di parole per dare più forza e peso ai messaggi». Guardo il collega incuriosita. «Io non è che sia contrario», mi dice, «figuriamoci». Sono pronto a sperimentare. Lo so che il massimo dell’autorevolezza si può rendere con il silenzio. Solo ho qualche perplessità legata ad un esempio che mi torna sempre in mente. Usava i silenzi, molto, solo che ogni tanto sembrava il Padrino (
Don Vito a colloqui con il Signor Roberto, discorso di Don Vito al summit).
C’è tutto un capitolo sul potere del silenzio nella comunicazione efficace. Il silenzio al servizio della comunicazione (
per esempio qui).
Ovviamente come quasi sempre è vero tutto e il suo contrario. L’autorevolezza del silenzio e la sua debolezza, la forza della mitezza e la violenza, l’ascolto attivo e l’assenza di attenzione, l’equilibrio e la distonia, la salute e il malessere.
Solo fino a poco fa si facevano lunghe analisi sul silenzio sparito e sul benessere collegato (per esempio
nella conferenza internazionale…). Sullo stare zitti che fa bene (
vedi qui). Poi ci siamo trovati immersi in questa nuova dimensione. E sono tornate in auge analisi sul silenzio come segno di malessere.
Diciamo che comunque è un momento in cui il silenzio va per la maggiore. E anche una diversa sensazione dei suoni e del paesaggio sonoro.
Il silenzio delle città è un modo nuovo di declinare alcune nostre certezze. La prima reazione è stata quella di restare fermi e di cantare dalle finestre. Poi a colpire è stato
il senso del vuoto e della solitudine. Certo,
il ritmo del silenzio è altro rispetto alle nostre consuetudini, anche rispetto alle bolle sonore in cui cerchiamo di ancorarci.
E sono emersi nuovi progetti. Per esempio registrare il suono del paesaggio urbano in questa nuova dimensione:
Venezia durante il lockdown, Piazza San marco, oppure
la pioggia su Roma. L’Istituto centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, il Dipartimento dei beni culturali dell’Università di Padova e Lys (Locate your sound) hanno inviato
un appello alla raccolta del soundscape, del paesaggio sonoro, durante il Coronavirus. La mappa è ricca e ci accompagnerà anche quando torneremo ad essere immersi nel caos.
Il progetto è davvero interessante (
qui un’analisi) e tocca corde emozionali importanti.
Vorrei evitare di farla troppo complicata. Certo molti filosofi si sono imbattuti nel silenzio. Aspetti teologici e mistici sono spesso in primo piano.
Due ultimi riferimenti in musica:
4’3” di John Cage, composto nel 1948, che è la forza rivoluzionaria e provocatrice del silenzio, c’è tutto tranne che la musica, e Simon and Garfunkel con
Sound of Silence, per consolarci con il suono.