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03 Gennaio 2025 / 00:06
Credito bancario: la fotografia mensile

 
Credito

Credito bancario: la fotografia mensile

- 16 Aprile 2020
Le principali evidenze del Rapporto ABI: a marzo i prestiti a famiglie e imprese sono aumentati dell’1,4% rispetto a un anno fa. Calano le sofferenze nette che registrano a febbraio un valore di 25,9 miliardi, contro i 33,6 di febbraio 2019

Dinamica dei prestiti bancari 

1. A marzo 2020, i prestiti a famiglie e imprese sono aumentati dell’1,4% rispetto a un anno fa. Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni) (cfr. tabella 1). L’incremento rispetto al dato di febbraio 2020, quando l’aumento è stato dell’0,5%, è riconducibile agli effetti delle diverse moratorie attivate a marzo (moratorie ABI, moratorie previste dal decreto legge n.18 del 17 marzo e moratorie attivate dalle singole banche) e dal maggior utilizzo delle linee di credito. 

Tassi di interesse sui prestiti

2. A marzo 2020 i tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento sono su livelli particolarmente bassi, e registrano le seguenti dinamiche:
  • il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è l’1,22% (1,25% il mese precedente; 5,48% a fine 2007).
  • il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è l’1,40% (1,40% anche a febbraio 2020, 5,72% a fine 2007).
3. Il tasso medio sul totale dei prestiti è il 2,46% (2,47% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007) (cfr. tabella 2).
Qualità del credito
4. Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a febbraio 2020 sono 25,9 miliardi di euro, in calo rispetto ai 33,6 miliardi di febbraio 2019 (-7,7 miliardi pari a -22,8%) e ai 54,5 miliardi di febbraio 2018 (-28,6 miliardi pari a -52,4%) (cfr. tabella 3). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di circa 63 miliardi (pari a -70,8%).
5. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è dell’1,53% a febbraio 2020 (era 1,95% a febbraio 2019, 3,16% a febbraio 2018 e 4,89% a novembre 2015).
Dinamica della raccolta da clientela
6. In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a marzo 2020, di oltre 77 miliardi di euro rispetto ad un anno prima (variazione pari a +5,1% su base annuale), mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è scesa, negli ultimi 12 mesi, di circa 12 miliardi di euro in valore assoluto (pari a -5,0%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) risulta in crescita del +3,7% a marzo 2020 (cfr. tabella 4).
Tassi di interesse sulla raccolta 
7. A marzo 2020 il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è in Italia lo 0,57%, (0,57% anche nel mese precedente) ad effetto:
  • del tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito), 0,36% (0,36% anche nel mese precedente);
  • del tasso sui PCT, che si colloca a 0,40% (0,66% il mese precedente);
  • del rendimento delle obbligazioni in essere, 2,14% (2,08% a febbraio 2020; cfr. tabella 5).
 Margine tra tasso sui prestiti e tasso sulla raccolta 
8. Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a marzo 2020 risulta di 189 punti base (190 punti base nel mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (335 punti base a fine 2007).
Il rapporto mensile dell’ABI rende disponibili una serie di informazioni quantitative che sono in anticipo rispetto ad ogni altra rilevazione in proposito. Tale possibilità è determinata dal fatto che le banche sono i produttori stessi di queste informazioni.
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