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25 Settembre 2023 / 08:43
Un nuovo approccio per finanziare le aziende in crisi

 
Banca

Un nuovo approccio per finanziare le aziende in crisi

di Flavio Padovan - 11 Maggio 2017
Per rilanciare l'economia e difendere il tessuto imprenditoriale è necessario non sostenere soltanto le imprese in bonis, ma anche quelle in crisi, innescando un processo virtuoso con ricadute positive anche per la gestione dei non performing loan. Serve però che tutti gli stakeholder operino insieme. Ne parla Massimo Gianolli, Ceo di Generalfinance, anticipando alcuni dei temi al centro della sessione “Distressed Value Investing” di Funding & Capital Markets Forum 2017
Il tema del finanziamento alle imprese in crisi, strettamente connesso a quello della gestione dei non performing loan, sta acquistando una valenza sempre maggiore in Italia per gli effetti positivi che questa attività potrebbe avere per la salvaguardia e il rilancio del tessuto economico. Ne parliamo con Massimo Gianolli, Ceo Generalfinance, che da più di 10 anni sta operando in questo campo e che all'edizione 2017 di Funding & Capital Markets Forum porta il contributo dell'esperienza accumulata con alcune centinaia di operazioni alla sessione plenaria di chiusura “Distressed Value Investing” (vedi box in basso).

Finanziare un'impresa in crisi: si può?

“Si può e si deve, perché significa mantenere attive le imprese, conservare i posti di lavoro, ridurre i danni che genera un'azienda in crisi a tutti gli stakeholders. Questo è il messaggio che vogliamo lanciare al Funding & Capital Markets Forum 2017 presentando una nuova strategia di investimento congiunta, flessibile e multiapproccio al distressed. L'obiettivo è creare una piazza virtuale delle eccellenze che si occupano di Npl in modo stabile e avere così una visione condivisa. Così come nella sessione di chiusura del Forum, intorno a questo tavolo virtuale devono sedere banche, fondi, factor, advisor. Tutti insieme. Questo per me è un elemento fondamentale per migliorare le performance nella gestione dei non performing loan (Npl), insieme alla loro divisione in cluster omogenei. Effettuare cessioni di Npl indistinti penalizza infatti la loro valorizzazione, perché la mancanza di informazioni crea incertezza e aumenta la distanza tra domanda e offerta. Per questo prima di metterli sul mercato si deve fare un lavoro di aggregazione scegliendo categorie che possono attirare l'interesse di singoli investitori, quali ad esempio la tipologia di creditori, l'ammontare dei credit, l'area geografica”.

Ci sono ancora ostacoli da un punto di vista normativo e giuridico al finanziamento delle aziende in crisi?

“Ci sono, ma negli anni l'assetto giuridico e normativo è migliorato e al Forum analizzeremo anche le ultime novità che vanno nella direzione di permettere e facilitare il percorso di finanziamento delle aziende in crisi. Ad esempio, un altro fattore molto importante, insieme alla suddivisione degli Npl in cluster omogenei e alla corretta determinazione del loro prezzo, è accelerare il processo di intervento all'impresa in crisi. Spesso i soci o il consiglio di amministrazione rallentano le azioni necessarie e questo incide pesantemente sul degrado degli asset. Ecco, le nuove norme vanno nella direzione giusta di snellire i processi evitando pericolose empasse”.

Quali opportunità offre il mercato degli Npl?

“Enormi. Sarà il prof. Dallocchio a rivelare quali sono i volumi attuali del mercato durante la sessione in agenda nel pomeriggio del 12 maggio. Ma comunque si parla di centinaia di miliardi che solo in parte sono già stati ceduti e sono in gestione. Con il nuovo approccio che proponiamo, le banche hanno la possibilità di salvaguardare e migliorare il rendimento dei loro asset e, contemporaneamente, impiegare risorse per finanziare le imprese”.

Veniamo a Generalfinance, come sta andando la sua società e più in generale il factoring in Italia?

“Generalfinance sta crescendo bene. Quest'anno stiamo registrando un aumento delle attività del 20%, nettamente superiore alla media del settore che è del 5-8%, comunque positiva per un mercato che ha superato i 200 miliardi di euro di turn over e rappresenta il 12% del PIL. Dati che rendono evidente non solo quanto i factor stiano finanziando le imprese, ma anche come quest'ultime abbiamo compreso quanto il factoring sia uno strumento di grande qualità in grado di supportarle. A mio avviso è necessario fare un passo avanti: convincere i factor a non finanziare solo le aziende in bonis, perché questo potrebbe far partire un processo virtuoso che coinvolgerebbe gli Npl e farebbe raddoppiare il volume del mercato. L'obiettivo della mia presenza a Funding & Capital Markets Forum è proprio di stimolare l'adozione di questo approccio anche da parte di altri soggetti per innescare una rivoluzione nella valorizzazione e nel sostegno delle imprese in crisi”.

Il trend di crescita superiore a quello del mercato che state registrando anche quest'anno dipende solo dall'attività che svolgete verso le imprese in crisi?

“È un mix di fattori. Sicuramente è un vantaggio l'aver scelto di rivolgerci sia alle imprese in bonis, sia a quelle in crisi, perché così il mercato è doppio. Ma ci sono altre componenti, ad esempio la velocità con cui operiamo, l'approccio sartoriale, la sburocratizzazione dei processi. Un'impresa che cerca un finanziamento si attende una risposta in tempi rapidi e noi riusciamo a darla al massimo entro 2 settimane, sia in caso positivo sia in quello negativo. I processi di finanziamento delle banche sono spesso più lunghi e comportano la presentazione di piani e documenti e l'effettuazione di controlli che richiedono tempo, ma che sulla base della nostra esperienza e delle evidenze di mercato non migliorano poi la performance delle operazioni”

È stata perfezionata l'operazione di ingresso di Creval nel vostro capitale con una quota del 37%?

“A ottobre abbiamo inviato a Banca d'Italia tutti i documenti relativi all'accordo quadro con Creval, Il via libera dovrebbe arrivare a breve. Quella con Creval – che vale nel complesso circa 90 milioni di euro – è un'operazione di funding che ci permette non solo di continuare nel nostro sviluppo, ma anche di proseguire a finanziare le imprese, sia quelle in bonis sia quelle in crisi. Sono convinto che Banca d'Italia concluderà le verifiche entro maggio”.

L'accordo con Creval ha sostituito il progetto di quotazione di Generalfinance di cui avevamo parlato lo scorso anno?

“Per il momento sì. Abbiamo interrotto il processo di quotazione a giugno, proseguendo i contatti con 3 player che avevano manifestato un interesse concreto ad entrare in Generalfinance. Alla fine abbiamo scelto Creval perché è una banca italiana, solida e seria, con cui siamo convinti di poter attivare ampie sinergie. Comunque anche dopo il closing sarò sempre io il socio di riferimento: una scelta che rispecchia la mia volontà di continuare a guidare l'azienda, ma è anche il presupposto per una futura quotazione, che non sarà più all'Aim, ma probabilmente allo Mta o allo Star”.

Funding & Capital Markets Forum 2017 -

Distressed value investing - Sessione plenaria di chiusura

12 maggio 2017, ore 14
Milano, Centro Servizi Bezzi – BPM (via Massaua,6)
Ingresso gratuito
Chair
Maurizio Dallocchio, Professor of Corporate Finance Bocconi University
Relatori:
Massimo Gianolli, CEO Generalfinance
Alberto Vigo, Managing Director - Co-Head Mid Corporate Mediobanca
Massimo Racca, Responsabile Credito Anomalo Banco BPM
Biagio Giacalone, Area CFO Intesa Sanpaolo
Sam Ramadori, Managing Partner Dundee Sarea
Stefano Visalli, Founder & Managing Partner Oxycapital
Vincenzo Manganelli, Managing Director IDEA SGR
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