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28 Aprile 2024 / 08:18
Panetta: “Lavoriamo da subito insieme alle sfide di un’economia fragile”

 
Banca

Panetta: “Lavoriamo da subito insieme alle sfide di un’economia fragile”

di Mattia Schieppati - 18 Gennaio 2024
Gli scenari dei mercati globali in frenata, i trend della crescita e dell’inflazione in Italia e in Europa, lo stato di salute delle banche italiane, le tensioni sul credito e la grande arena competitiva delle big tech. Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, interviene al Comitato esecutivo dell’Abi e affronta con i dati di oggi e lo sguardo al futuro tutti i principali temi più impegnativi del momento.
Una presenza che è “una buona consuetudine instaurata negli anni e un’occasione sempre importante per vederci, confrontarci, scambiarci idee”,  e alla quale Fabio Panetta ha sempre tenuto fede, “almeno da 25 anni a questa parte, salvo qualche assenza per giustificati motivi”. Consuetudine che Panetta conferma anche nel ruolo di Governatore, carica assunta lo scorso 1 novembre.
Così il numero uno di Banca d’Italia dà avvio al suo intervento che ha aperto, il 17 gennaio nella sede di Milano, la seduta del Comitato esecutivo dell’ABI. “La presenza del Governatore in occasione del nostro Comitato è un fatto che ci onora, e che ha un profondo significato”, ha detto il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli, nei saluti iniziali.
Una presenza non solo di forma, ma anche e soprattutto di sostanza: il Governatore della Banca d’Italia in oltre 40 minuti di intervento ha tracciato un quadro molto ampio, spaziando dagli andamenti dell’economia globale alla contingenza economico-finanziaria europea e italiana, fino a indicare quelle che per l’Istituto sono le tendenze in atto più significative e le  prossime sfide aperte, con riferimenti molto concreti a dati relativi ad alcuni degli ambiti più importanti. “In genere quando si va ospiti a casa di qualcuno è cortesia portare qualcosa; a Roma per esempio si portano le pastarelle. Io, non me ne vogliate, oggi a voi ho portato delle slide”, ha scherzato Panetta, nella sua premessa (qui è possibile consultare il documento con i dati relatvi ai temi toccati dall’intervento).

Rallentamento dell’economia e prospettive di crescita

Dati che accompagnano l’analisi del Governatore. "Siamo in una fase di rallentamento ciclico” dice Panetta: “Il trimestre scorso siamo cresciuti in modo stentato, così come l'Europa, anzi l'Italia ha racimolato qualche decimale di crescita mentre a livello europeo la crescita è stata negativa, confermando una fase di debolezza economica. Quello che noi prevediamo per l’Italia è una crescita attorno allo 0,6 o lo 0,7 per cento per il 2023, anno per il quale non abbiamo ancora i dati definitivi, una crescita al di sotto dell’1% per il 2024 e attorno all’1% nel 2025. Gli investimenti, che sono il vero motore dell’economia, rimarranno deboli. C'è ancora una spinta che viene dai consumi e dalla tenuta dell'occupazione, e questo è positivo". Una condizione di fragilità che è globale, osserva Panetta, sottolineando le difficoltà dell’economia cinese e i colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento globali.

Inflazione e tassi

«La novità positiva è che l’inflazione in Italia è sotto controllo, è tornata stabilmente al di sotto del 2% e rimarrà sotto il 2% nel prossimo triennio, orizzonte temporale rispetto al quale la BCE calibra i suoi interventi di politica monetaria”, dice, toccando uno dei temi più attesi. "Ovviamente dopo due anni di inflazione molto più alta rispetto agli obiettivi si è molto cauti, ma io sono convinto che la disinflazione sia in atto, che sia forte e che proseguirà. Non mi lancio su previsioni, non so quando si taglieranno i tassi e se lo sapessi non ve lo direi, ma credo che le condizioni consentiranno un aggiustamento monetario. Si sta andando nella direzione giusta, vediamo se i dati delle prossime settimane confermeranno la tendenza".

Come stanno le banche italiane?

Lo stato di salute delle banche italiane è molto buono, secondo le parole del Governatore. “Nei primi nove mesi del 2023 la redditività del sistema bancario è notevolmente migliorata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve (RoE), al netto delle componenti straordinarie, è cresciuto dall’8,7 al 12,9 per cento. Alla fine di settembre 2023 il Liquidity coverage ratio (LCR) era mediamente pari al 172 per cento (190 alla fine del 2022); il Net stable funding ratio (NFSR) si collocava al 131 per cento (133 alla fine del 2022). Per tutti gli intermediari entrambi gli indicatori erano al di sopra del minimo regolamentare del 100 per cento e con un ampio margine per larga parte di essi. La redditività è insomma  elevata, i coefficienti patrimoniali sono in linea con le banche europee, e gli Npl sono bassi. Gli Srep per le banche italiane sono nel complesso soddisfacenti”, ma questo non deve essere un incentivo ad abbassare la guardia perché, dice Panetta, “non va tutto bene per sempre. Nelle fasi in cui le cose vanno bene sono quelle in cui si creano i rischi. Dobbiamo quindi guardare avanti. Il primo elemento di attenzione è la liquidità, che è spesso il primo elemento di crisi: oggi è abbondante, ora però la Bce la sta restringendo e questo avrà un effetto sull'aggregato. Non funziona l’idea che per avere liquidità si possa fare affidamento all’infinito sul mercato dei depositi. Bisogna avere dei programmi di approvvigionamento di liquidità che siano realistici, che abbiano ben chiaro cosa vuol dire avere liquidità. Lo dico ad alta voce, ma non lo devo certo spiegare a voi: su questo ricomincerete a farvi concorrenza, a pagare di più le fonti di finanziamento. È un dato di fatto che dopo tanti anni non si può dare per scontato che si continuerà con liquidità abbondate”. 

Le tendenze del credito

Segnali invece non positivi sul fronte del credito. “Qualche tensione sulla qualità del credito si vede già, sia tra le imprese che tra le famiglie”, dice Panetta: “ancora piccoli segnali, ma la velocità di questa progressione è indicativa. Quello che conta per l’emersione dei crediti deteriorati e dell’insolvenza infatti non è tanto la violenza della caduta, noi abbiamo avuto una caduta verticale con la pandemia, ma poi un rimbalzo, quello che fa male, quello che abbiamo visto durante la crisi finanziaria e durante la crisi dei debiti sovrani, è la persistenza di un’economia che non cresce, la durata delle tensioni di carattere prima economico e poi finanziario. È questo che fa  male all’economia, perché le imprese quando hanno delle riserve se si ha una caduta breve danno fondo a quelle riserve. Ma se poi va avanti un anno dopo l’altro, non ce la fanno. Così come le famiglie, quando hanno difficoltà sul lavoro il mutuo lo pagano, ma quando diventa disoccupazione su base permanente poi non ce la fanno. E allora diventano insolventi. Se questa fase di debolezza dell’economia continuerà, allora bisognerà aprire una riflessione”.

La sfida delle Big tech

Un’altra riflessione, urgente, cui il Governatore chiama le banche, ma che impegna anche gli Istituti centrali dei diversi Paesi, è quella relativa al mondo della tecnologia, e in particolare i pagamenti, che - ricorda Panetta - sono la porta di ingresso della tecnologia nel mondo finanziario. “Una riflessione che non deve guardare, “come si faceva qualche anno fa, al timore verso le fintech, soggetti che ormai vediamo essere entrati nel sistema e collaborare spesso con le banche. Il problema non è tanto la tecnologia in sé”, dice il Governatore, “ma sono quei soggetti che hanno a disposizioni quantità enormi di dati e di informazioni, e hanno la capacità di gestire centinaia di milioni o miliardi di clienti con una profilazione granulare, mirata, e che possono così creare dei close loop services, recinti chiusi all’interno dei quali possono per esempio integrare servizi di natura finanziaria in maniera blindata. È un tema che si affronta in maniera ricorrente in tutti i contesti internazionali, nei G7 e nei G20: fino ad ora, la regolamentazione ha impedito alle big tech, soggetti che hanno una capitalizzazione anche di 3mila miliardi e una liquidità di 400 miliardi, superiore alla capitalizzazione di tutte le banche europee, di entrare nel settore. Soprattutto perché le autorità oggi non sono disposte a fare un salto nel buio riguardo a una rivoluzione nella finanza dell'economia reale, compito che attualmente è principalmente svolto dalle banche. Ma questa limitazione non sappiamo quanto durerà. O ci attreziamo a questa sfida competitiva, come Paese e come banche, o questo diventerà il nostro prossimo problema”.
 

Patuelli: Riduzione dei tassi, serve un intervento più tempestivo

 
Alla conclusione del Comitato esecutivo che ha avuto come ospite il Governatore Panetta, il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli ha rilasciato una lunga intervista al canale finanziario ClassCNBC durante la quale ha approfondito alcuni dei temi emersi dai lavori. Primo tra tutti, quello dei tassi di interesse e delle dinamiche in atto nella BCE. "Temo che si arrivi tardi a decidere la riduzione dei tassi ufficiali di sconto", ha detto il presidente dell'Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, al termine della riunione del comitato esecutivo che ha visto anche la partecipazione del governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta. “Il rischio è che si attenda che tutta l'Europa vada sotto il 2% di inflazione, ma poi ci sarà il problema opposto. Auspicherei un calo più tempestivo e più graduale”. Il Presidente esplicita il perché di questa urgenza: “L’andamento dell’inflazione non è uniforme in Europa. Coloro che frenano i tagli sono i Paesi del Nord Europa, e il Nord Europa è quello che rischia di meno da una situazione di crisi come quella del blocco del Mar Rosso e del Canale di Suez. Quindi, è imprevedibile questa dinamica che considera come riferimento per il ragionamento sulla riduzione dei tassi la media dell’inflazione dei Paesi dell’area dell’Euro. Guardiamo ai fatti: i fatti dicono che da un mese e mezzo - e non è poco - i tassi di mercato sono cambiati e si sono ridotti. Questi sono dati reali: il mercato sta reagendo tutti i giorni in maniera difforme rispetto alla decisione di non prendere decisioni sui tassi ufficiali”.
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