Non perdiamoci di vista
di Ildegarda Ferraro
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17 Marzo 2021
Più siamo lontani, più il contatto diventa importante. Certo non è la stessa cosa, ma anche solo vedersi aiuta. In un mondo di collegamenti su Skype, Zoom e Teams, di video aperitivi, almeno guardarsi conta
“Per favore, per favore fatti vedere”. Ormai è una costante la richiesta almeno di vedersi. Il nero che emerge dall’altra parte dello schermo lascia un po’ l’amaro in bocca. “Ma no, dai, ho poca connessione” oppure “La camera non funziona bene” non bastano. È che proprio almeno ci si vuole vedere, incontrandosi in maniera virtuale. E se si è in tuta, se i figli entrano per un blitz di riconquista dei genitori, se l’immagine è di un angolo di cucina, beh meglio, un pezzo di privato è un arricchimento. Ha fatto il giro del web
il video del giornalista della BBC che viene “attaccato” dai figli. E ho visto in diretta il figlio di una collega cercare di staccare il computer dalla presa in una videoconferenza per riprendersi la madre. È il bello della diretta.
Certo il bisogno almeno di vedersi sta diventando sostanziale. Spero sempre in una chiamata FaceTime con mia figlia per capire come sta davvero. E un po’ mi dispiace quando nelle video collettive resta la finestra scura di chi non si vede. Provo sempre un po’ a forzare la mano. Il distanziamento sanitario ci ha messi in una dimensione virtuale. E almeno vedersi ci fa sentire più vicini. L’immagine poi può far passare tutte le informazioni del nostro metalinguaggio. E le parole, ma anche i silenzi, insieme all’espressione e al linguaggio del corpo ci rendono effettivamente più vicini.
Appaiono quotidianamente indicazioni di come comportarsi in video. Regole anche minuziose, da scegliere il piano americano per inquadrarsi, a non fumare, non mangiare e non bere a canna dalla bottiglia. Non vestirsi da ufficio, ma
nemmeno troppo informali. Non mancano
piccoli manualetti dove si ricorda di essere puntuali, di silenziare il microfono e di evitare di distrarsi e poi ci sono pillole di netiquette, l’etichetta sul web, e di vidiquette specifica per le video.
E visto che ci tengo proprio a vedere con chi parlo, ma ovviamente non posso pretenderlo, mi faccio almeno vedere io. Mi sono data un po’ di regole.
Uso la luce e cerco sempre di non avere la telecamera che mi riprenda da sotto. Perché invecchia. E questo certo non aiuta. Cerco di rendere brevi le riunioni sul web, se ho margini per intervenire sulla dinamica dell’incontro. Il livello di concentrazione e forse anche di sopportazione è ancora minore che nelle riunioni in persona.
Parlare poco e in maniera efficace. I silenzi non guastano. E se si è in video si può sempre usare il linguaggio complessivo della propria immagine. Mettersi nei panni dell’altro. Se si stacca la connessione o un figlio arriva urlando è solo un po’ di vita reale.
Evitare di dare l’idea che ci si sta occupando dei fatti propri.
A seconda del tipo di incontro si possono usare sfondi o immagini reali. Se posso e l’appuntamento non è troppo formale per me meglio un’immagine fisica che virtuale. Vedere l’ufficio, il soggiorno o un pezzo di cucina aiuta.
Ogni tanto fare un giro sul web per un tutorial non guasta. Serve ad avere il polso delle tendenze. Perché anche le call hanno le loro mode.