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26 Novembre 2024 / 04:41
Mayer (Talent Garden): Startup e imprese hanno bisogno di “learning agility”

 
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Mayer (Talent Garden): Startup e imprese hanno bisogno di “learning agility”

di Mattia Schieppati - 25 Novembre 2024
Il tessuto delle giovani imprese innovative dimostra, secondo Giuseppe Mayer, Ceo di Talent Garden Italia, «un fermento straordinario”. A poche ora dall’avvio dei lavori dell’Agorà del Futuro all’interno del Salone dei Pagamenti 2024, un’analisi delle sfide, delle opportunità e delle fragilità dell’ecosistema italiano.
L'Agorà del Futuro, all'interno del Salone dei Pagamenti, vuole dare visibilità e creare uno spazio di confronto per startup del fintech e i diversi soggetti della filiera dell'innovazione. Talent Garden è, ormai da quasi 15 anni, una sorta di "Agorà" che ha, di fatto, scommesso da subito su questa forza dell'interazione come motore di innovazione. Nasce da questa condivisione di orizzonti e di passione nel creare opportunità di crescita per talenti e imprese nascenti la collaborazione tra Il Salone dei Pagamenti 2024 e Talent Garden, la Digital Skill Academy leader in Europa che, quest’anno, si presenta alla manifestazione promossa dall’Abi come “Community Partner”. Abbiamo esplorato questo ampio e complesso scenario dell’innovazione insieme a Giuseppe Mayer, Ceo di Talent Garden Italia.

 

Mayer, dal vostro osservatorio, qual è lo stato di salute delle giovani imprese innovative? 

Posso dire che lo stato di salute delle giovani imprese innovative è decisamente vitale e dinamico. Nei nostri campus sparsi per l'Italia osserviamo quotidianamente un fermento straordinario, con oltre 200 realtà innovative che operano anche nell’ambito del fintech, creando un ecosistema vibrante e interconnesso. Quello che rende particolarmente interessante il nostro punto di osservazione è la capacità di vedere l'innovazione da tre prospettive complementari. La prima è quella dei nostri campus, vere e proprie agorà appunto dell'innovazione dove startup, professionisti e imprese consolidate si incontrano e collaborano quotidianamente. La seconda è quella della formazione: attraverso i nostri master, che hanno già formato oltre 40.000 studenti, prepariamo i professionisti del futuro dotandoli delle competenze necessarie per navigare la trasformazione digitale. La terza è quella della consulenza corporate, dove ogni anno collaboriamo con circa 300 aziende per aiutarle a ridefinire il proprio posizionamento nel panorama dell'innovazione. Questa triplice prospettiva - campus, education e corporate transformation - ci permette di osservare come l'ecosistema dell'innovazione stia maturando attraverso un circolo virtuoso: le startup nei nostri spazi beneficiano dell'accesso a talenti qualificati provenienti dai nostri programmi formativi, mentre le grandi aziende trovano nei nostri campus un punto di contatto privilegiato con l'innovazione. È questa sinergia che sta alimentando la crescita del settore e che ci fa essere ottimisti sul suo sviluppo futuro.

Quali sono i punti di forza dell'ecosistema italiano, e quali ancora le fragilità aperte?

Tra i punti di forza, spicca innanzitutto la crescita impressionante degli investimenti nel settore fintech, che ha registrato un CAGR superiore al 60% dal 2016. Un altro elemento di forza è la crescente maturità dell'ecosistema, con circa il 37% delle startup in fase di "Early Growth" e una notevole diversificazione nei settori di specializzazione. Particolarmente incoraggiante è la propensione alla collaborazione: il 90% delle fintech ha attivato almeno una partnership nell'ultimo anno, dimostrando una forte capacità di integrazione con il sistema finanziario tradizionale. Tuttavia, esistono ancora alcune fragilità che richiedono attenzione. La prima è la polarizzazione dei finanziamenti: il 94% dei fondi raccolti è concentrato in un numero ristretto di startup, creando un divario significativo nell'accesso ai capitali. Preoccupa anche il recente rallentamento degli investimenti in Venture Capital, con una diminuzione significativa sia nel numero che nella dimensione media dei round, in parte dovuta a una minore partecipazione degli investitori internazionali. Un'altra sfida riguarda la sostenibilità dei modelli di business: molte startup sono ancora in fase di consolidamento della propria redditività, in un contesto dove gli investitori stanno diventando più selettivi nelle loro scelte. Infine, il quadro normativo necessita di ulteriori aggiornamenti per sostenere adeguatamente la crescita del settore. Nonostante queste sfide, la direzione complessiva resta positiva. L'ecosistema italiano sta dimostrando una resilienza significativa e una capacità di adattamento che lascia ben sperare per il futuro.

Un altro tema che lega lo spirito del Salone alla vostra realtà è quello dell'education. Quali sono oggi gli strumenti e gli approcci giusti per formare i giovani rispetto a un mondo, quello dell'innovazione, che si trasforma con una velocità molto accelerata?

L'education rappresenta ovviamente una sfida cruciale nell'era dell'innovazione accelerata, e in Talent Garden come detto abbiamo sviluppato un approccio distintivo per affrontarla. Come realtà che forma migliaia di professionisti ogni anno, abbiamo imparato che il segreto non sta solo nel 'cosa' si insegna, ma soprattutto nel 'come'. Il nostro modello formativo si basa su tre pilastri fondamentali. Il primo è il 'Learning by Doing': in un mondo dove la tecnologia evolve costantemente, la teoria da sola non basta. Nei nostri percorsi formativi, gli studenti lavorano su progetti reali, partecipano a hackathon e collaborano direttamente con le aziende. Questo approccio pratico permette di sviluppare non solo competenze tecniche, ma anche quella flessibilità mentale necessaria per adattarsi ai cambiamenti continui. Il secondo pilastro è l'upskilling e il reskilling continuo. La vera sfida dell'education oggi non è tanto insegnare una specifica tecnologia o competenza, quanto piuttosto sviluppare quella che chiamiamo 'learning agility': la capacità di apprendere, disimparare e reimparare continuamente. È un mindset che prepara i giovani a reinventarsi più volte durante la loro carriera professionale. Il terzo elemento, forse il più distintivo, è l'integrazione con il nostro ecosistema. I nostri studenti non imparano in un ambiente isolato, ma sono immersi in una community dinamica di professionisti, startup e aziende. Questo permette loro di sviluppare non solo competenze tecniche, ma anche quelle soft skills e quella rete di relazioni che sono cruciali nel mondo dell'innovazione. In Talent Garden, insomma, non ci limitiamo a formare: costruiamo un ambiente dove l'apprendimento è continuo, pratico e profondamente connesso con il mondo reale. È questo approccio olistico che permette ai nostri studenti di navigare con successo in un panorama tecnologico in continua evoluzione.

L'Agorà del futuro ha organizzato il suo calendario sulla base di 10 parole-guida: co-creazione, Finfluencer, Metaverso, Fintech, Quantum Computing, Edtech, Artificial Intelligence, Superapp, Open Data, Digital Wallet. Quale/i di queste fotografano secondo lei al meglio lo scenario presente, e perchè? 

Tra le dieci parole-guida proposte, ritengo che tre in particolare - EdTech, Fintech e Artificial Intelligence - stiano plasmando in modo decisivo il presente e il futuro dell'innovazione. L'EdTech sta ridefinendo completamente il modo in cui apprendiamo e trasmettiamo conoscenza. Come Talent Garden, siamo in prima linea in questa trasformazione, osservando come le tecnologie educative stiano democratizzando l'accesso alla formazione e personalizzando l'apprendimento in modi prima impensabili. Il Fintech rappresenta una rivoluzione nel modo in cui concepiamo e gestiamo i servizi finanziari. Non è solo una questione di digitalizzazione, ma di ripensamento completo dei modelli di business e delle modalità di interazione con i clienti. Nei nostri campus osserviamo quotidianamente come le startup fintech stiano innovando in questo settore. Ma è l'Artificial Intelligence che merita un'attenzione particolare. Stiamo assistendo a un cambio di paradigma la cui portata potrebbe superare quella della rivoluzione digitale degli ultimi 20 anni. Il gap di competenze che si sta creando in questo ambito è potenzialmente più grave di quello digitale che abbiamo affrontato finora. È un divario che rischia di lasciare indietro non solo individui, ma intere organizzazioni e settori economici. Quello che rende l'AI particolarmente rilevante per il contesto italiano è il suo potenziale impatto sulla produttività, storicamente il tallone d'Achille della nostra economia. L'adozione intelligente dell'AI potrebbe rappresentare un volano straordinario per incrementare l'efficienza dei processi, ottimizzare le risorse e liberare il potenziale creativo delle persone. È per questo che in Talent Garden stiamo investendo significativamente nella formazione su questi temi, consapevoli che la capacità di comprendere e utilizzare l'AI sarà una competenza fondamentale per il futuro del lavoro.

Quale parola si sentirebbe di aggiungere?

Se dovessi aggiungere delle parole a questa lista, sceglierei 'Human-Centric' e 'Sostenibilità', due concetti che ritengo fondamentali per guidare lo sviluppo tecnologico nei prossimi anni. 'Human-Centric' non è solo uno slogan, ma una necessità strategica. In un momento storico in cui l'innovazione tecnologica, e in particolare l'AI, sta accelerando in modo esponenziale, diventa cruciale mantenere l'essere umano al centro di ogni sviluppo. Non si tratta di rallentare l'innovazione, ma di orientarla verso il reale miglioramento della vita delle persone. In Talent Garden, questo significa formare professionisti che non siano solo tecnicamente preparati, ma anche consapevoli dell'impatto umano e sociale delle loro scelte. La 'Sostenibilità' è l'altro pilastro imprescindibile. L'innovazione fine a se stessa rischia di creare valore nel breve termine ma di generare problemi nel lungo periodo. Abbiamo bisogno di un approccio che consideri la sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Questo significa sviluppare soluzioni che siano scalabili e durature nel tempo, che creino valore condiviso e che contribuiscano a un futuro più equilibrato. Queste due parole rappresentano, a mio avviso, i pre-requisiti fondamentali per costruire innovazione di valore nei prossimi anni. In un mondo sempre più digitalizzato e automatizzato, paradossalmente, sono proprio gli elementi umani e la visione di lungo periodo a fare la differenza. Solo mantenendo questo equilibrio tra innovazione tecnologica e valori fondamentali potremo costruire un futuro che sia non solo più avanzato, ma anche più equo e sostenibile.
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