La tragedia è qui. E pure la speranza
di Ildegarda Ferraro
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16 Marzo 2022
La guerra in Europa. Dopo la peste del Covid ora c’è la guerra. Mancano le invasioni delle cavallette o delle rane per sentirsi in pieno in una dimensione biblica. E comunque l’orrore c’è. La speranza vo’ cercando perché c’è ed è bene non perderla di vista
«E sono tutti usciti con una piccola spilletta per la pace costruita con le proprie mani. Qualcuno l’ha ricoperta di scotch per plastificarla. Un modo per i bambini di lavorare concretamente sul tema. Costruire la pace da mettersi addosso. A scuola stanno facendo tanto, stanno cercando un modo per rendere ammortizzabile l’orrore e non dimenticare la speranza». La collega mi parla delle iniziative della scuola delle sue figlie piccole. I bambini si trovano in questa nuova dimensione in cui anche noi siamo inseriti. Ed è difficile.
Bombe, morti, feriti, immagini terribili. Già 2 milioni di profughi. In prospettiva si parla di 5 milioni. Tutto in tempo reale con i social che ci collegano al mondo in guerra. Non è la prima, tutta la nostra storia è fatta di conflitti. L’Iliade è la guerra di Troia. Gli etruschi, i romani e il loro mondo non sono il racconto della pace. E più avanti nella storia c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma certo è forte l’aspirazione che si vada verso un costante miglioramento e superamento delle asperità nella soluzione delle diverse posizioni. E invece c’è la guerra, in Europa. E travolge le certezze.
Resta di base il vecchio, solido, concreto insegnamento di Sun Tzu, antico stratega cinese che di arte della guerra se ne intendeva parecchio: “Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità: vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo”. E anche: “L’arte suprema della guerra è quella di sottomettere il nemico senza combattere”. Pare che abbiamo ancora da lavorare parecchio su questi capitoli, che poi sono un inno alla speranza e alla ragione come via di soluzione dei conflitti. E anche che forse la guerra è indice di debolezza.
Intanto, qui il quadro è quasi da piaghe bibliche (
https://www.treccani.it/enciclopedia/piaghe-d-egitto/). Manca l’invasione delle cavallette… E la speranza vo’ cercando, come i bambini che la costruiscono, appuntandosi la spilletta per la pace costruita da sé.
Perché guardando bene c’è. E si vedono scene di solidarietà e di sostegno. La donna Ucraina che passa il telefono al soldato occupante catturato per farlo parlare con la madre. I profughi accolti con visti di tre anni. I pulmini che portano aiuti. Le auto che fanno su e giù per l’Europa. I passeggini lasciati al confine in Polonia per essere a disposizione di chi scappa. Il mondo di qua pronto a fare fronte comune. L’Europa un po’ più Europa. Paesi fino a ieri su di un terreno di non condivisione di obiettivi pronti ad aprire le frontiere. E poi che comunque cambierà. E lascio qui Cambierà di Neffa (
https://www.youtube.com/watch?v=YGeYCkqwuZU) che viene dalla stessa fonte di questa mattina. Un tassello per costruire la speranza.