La rivoluzione silenziosa del biomanufacturing parte da Pordenone. E parla anche il linguaggio della finanza
di Flavio Padovan
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6 Luglio 2025
Dalle fermentazioni di precisione al riconoscimento del World Economic Forum, passando per il contributo all'agenda globale della sostenibilità: Arsenale Bioyards è la prima fintech biotech italiana che fa parlare di sé. E apre la strada a nuove opportunità per industria e investitori
Nel cuore produttivo del Nord Est italiano sta nascendo qualcosa di nuovo. Qualcosa che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui produciamo cibo, materiali, prodotti chimici. Qualcosa che parla la lingua della biologia, ma anche quella dei dati, dell'industria e della finanza: si chiama Arsenale Bioyards, e si candida a essere il punto di riferimento per la nuova era del biomanufacturing europeo.
Fondata da Massimo Portincaso insieme a un team di imprenditori e professionisti con esperienze internazionali nei settori chiave della biotecnologia, strategia industriale, manifattura avanzata e deep tech, Arsenale Bioyards è una piattaforma tecnologica integrata che combina hardware, software e biotecnologie avanzate per portare la fermentazione di precisione - finora appannaggio del settore pharma - su scala industriale e multi-settoriale. L'obiettivo? Rendere economicamente competitiva la produzione bio-based e contribuire alla transizione verso un'economia più sostenibile, dati alla mano.
Il biomanufacturing come nuova manifattura italiana
Il nome "Arsenale" non è casuale: richiama l'Arsenale di Venezia, uno dei primi modelli industriali della storia moderna. Allo stesso modo, Arsenale Bioyards punta a diventare una piattaforma capace di scalare l'innovazione biotech dal laboratorio alla produzione industriale, abbattendo i costi e accorciando i tempi.
«Siamo convinti - spiega Portincaso, co-fondatore e CEO della società - che il futuro industriale del Paese passi dalla biologia. Arsenale lavora con la natura, fornendo le condizioni per permettere a biologi e aziende di operare a scala industriale. La natura è la migliore piattaforma industriale».
Il biomanufacturing utilizza microrganismi come lieviti, funghi, batteri e alghe per produrre molecole bioidentiche - alternative sostenibili e ad alte prestazioni ai derivati petrolchimici e animali. Un settore ad altissimo potenziale, ma ancora in cerca della sua "infrastruttura industriale".
Una piattaforma abilitante per la bioeconomia
La vera forza di Arsenale sta nella sua piattaforma proprietaria end-to-end: sistemi modulari e digitali in cui i dati raccolti durante i processi biologici vengono analizzati con intelligenza artificiale per ottimizzare tempi, costi e rese. Una vera "fabbrica bio-digitale" capace di abbattere fino al 90% dei costi rispetto alle soluzioni convenzionali.
Non a caso, Arsenale è stata l'unica azienda italiana selezionata nel 2025 dal World Economic Forum come "Technology Pioneer", entrando in un club esclusivo di imprese ad alto impatto in settori chiave come IA, sostenibilità, biotech e manifattura avanzata.
Investimenti, sostenibilità e finanza d'impatto
Per il mondo bancario e finanziario, la storia di Arsenale è più che un caso di successo tecnologico: è un'opportunità concreta di investimento in innovazione sostenibile, con effetti potenzialmente sistemici.
Lo evidenzia il recente report della coalizione internazionale Advanced Biotech for Sustainability (AB4S) realizzato con il supporto di McKinsey. Lo studio stima che le biotecnologie avanzate possano non solo contribuire a ridurre le emissioni globali del 5%, liberare terra coltivabile fino a 4 milioni di km² (equivalenti al territorio dell'India) e tagliare il consumo idrico fino a oltre 500 miliardi di m³, ma anche a generare 1.000 miliardi di dollari di valore economico all'anno.
Tuttavia, per scalare queste tecnologie occorrono investimenti cumulativi di almeno 500 miliardi di dollari entro il 2040 solo per la fermentazione. Ecco dove entrano in gioco le banche e gli investitori istituzionali: finanziamenti mirati, strumenti ESG, PNRR e impact investing possono diventare il volano per costruire la spina dorsale della bioeconomia.
Un team globale, una visione italiana
Con sedi a Milano, Pordenone e negli USA, Arsenale conta oggi 23 dipendenti, di cui più della metà rientrati in Italia da esperienze internazionali. In un periodo in cui è tristemente abituale la "fuga di cervelli" italiani all'estero, riuscire a riportare in patria competenze di altissimo livello testimonia l'attrattività di un progetto imprenditoriale nato per incidere concretamente e in modo significativo sul modo di produrre e a un'economia più sostenibile.
«Stiamo costruendo un mercato che ancora non esiste", aggiunge Portincaso, sintentizzando la missione dell'azienda. "Vogliamo diventare lo standard industriale per la bioproduzione, offrendo una piattaforma dove la natura possa esprimere tutto il suo potenziale economico e ambientale».