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12 Luglio 2025 / 04:49
Il funding delle Pmi

 
Banca

Il funding delle Pmi

di SDA Bocconi - 5 Maggio 2017
Minibond, crowdfunding, private equity e venture capital … sono le nuove vie per la crescita delle imprese. Ma serve uno sforzo congiunto per semplificare le procedure fallimentari, ridurre i tempi di pagamento, rendere le cartolarizzazioni più agevoli ...
Affinché il Sistema Italia imbocchi un percorso di crescita sostenibile per le proprie aziende è necessario agire su più fattori. Ciò che segue è una fotografia a cura del Partner Scientifico SDA Bocconi del Funding & Capital Markets Forum 2017 sul mercato delle Pmi italiane e dell’evoluzione del funding, scattata 12 mesi fa, in chiusura della scorsa edizione del Funding & Capital Markets Forum (qui lo speciale di Bancaforte).
L’Italia è dominata dalla presenza di Pmi, che incidono per il 72% del Pil. Le dimensioni influiscono su economie di scala e apprendimento, su investimenti e capacità di export, tema di rilievo per un mercato ormai globalizzato in cui è fondamentale riuscire a incrementare le esportazioni sfruttando il brand Made in Italy. Crescere è, quindi, fondamentale, ora più che mai.
La crescita richiede capitali. Ad oggi la fonte di finanziamento prevalente delle Pmi (30%) è il debito bancario. Soltanto il 5% del debito è da riferire a titoli.
L’utilizzo dell’equity come forma di finanziamento è basso nell’Ue, in particolar modo in Italia. Un numero ridotto di imprese, solitamente di grandi dimensioni, sceglie la quotazione, con un calo ormai strutturale della dimensione del Mta. Dal 2009 il numero di società domestiche è diminuito del 15% . Se da un lato l’accesso a nuove fonti di finanziamento rappresenta una rilevante opportunità, i costi di quotazione sono un forte deterrente e possono indurre all’uscita dal listino. Aim sembra poter dare nuova linfa a un mercato dei capitali stagnante. L’ingresso in Aim è più flessibile e mirato a proporre le aziende a una platea selezionata di investitori focalizzati sulle small caps.
Minibond strumento in espansione, sempre più diffusi fra le PMI, con emissioni in larga parte inferiori a 50 milioni di euro (86%). Il ruolo dei private placement è quello di aiutare le imprese di medie dimensioni a crescere per successivamente accedere al mercato pubblico.
Il crowdfunding ha finanziato in Italia progetti per 30 milioni di euro, a cui concorrono in misura rilevante le piattaforme lending-based (77%) ovvero peer-to-peer lending. I margini per una ulteriore crescita sono notevoli.
Private Equity e venture capital, in Italia hanno investito 4.500 milioni di euro, con oggetto 272 società. Dato lontano da UK, che nel 2014 ha fatto registrare investimenti per 16.000 milioni di euro.
Perché crescere? Maggiori dimensioni, sostenute da una solida ed equilibrata struttura finanziaria, permettono alle imprese di aumentare la capacità di investimento, migliorare il proprio output e aprirsi ai mercati internazionali.
La crescita passa ovviamente dalla capacità di funding e diversificare le fonti di finanziamento è fondamentale: la stretta dipendenza tra imprese e banche rende l’intero sistema vulnerabile, a causa di un numero significativo di imprese sovraindebitate, della loro scarsa solidità finanziaria e di una scarsa affidabilità creditizia frutto del protrarsi della crisi. Questi fattori generano un elevato ammontare di prestiti deteriorati nei bilanci delle banche e una conseguente stretta creditizia.
Il deterioramento della qualità dei prestiti alle imprese ha causato un brusco aumento dei prestiti deteriorati, oltre a una sostanziale erosione della redditività delle banche.
La riduzione della qualità del credito è dovuta sia al protrarsi della debolezza dell’attività economica sia al recepimento nei bilanci bancari dei risultati della revisione della qualità degli attivi (Aqr). Lo scarso sviluppo di un mercato privato dei crediti in sofferenza costituisce un ostacolo al riassorbimento degli effetti della crisi. Lo stock molto grande di prestiti deteriorati accumulatosi durante la crisi costituirà una risorsa da sfruttare per l‘equilibrio futuro del Sistema. L’elevata consistenza delle poste deteriorate risente dei tempi di recupero dei crediti, significativamente più lunghi in Italia che all’estero, soprattutto per quanto riguarda i crediti nei confronti della PA. Il tema del recupero dei crediti deteriorati è anche di natura politica. È necessario un programma di riforme per aiutare un rapido e consistente recupero.
Imprese, banche e Governo devono attuare uno sforzo congiunto.
Le Pmi devono adeguare le proprie dimensioni, aprendosi a nuove forme di finanziamento e slegandosi dalla stretta dipendenza con il settore bancario.
Il Governo deve agire per semplificare le procedure fallimentari e ridurre drasticamente i tempi di pagamento per le imprese.
Le banche, tramite una cartolarizzazione più agevole degli Npl, devono alleggerire i vincoli nell’allocazione delle risorse e incrementare l’attività di advisory alle imprese.
La sfida dunque è riuscire a creare un rapporto sinergico tra questi tre attori.
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