Global Open Banking Report: il futuro delle banche è aperto
di Mattia Schieppati
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22 Dicembre 2021
La prima indagine realizzata da CBI in collaborazione con PwC analizza la dimensione e l’impatto dell’open banking nel mondo. Individuando i trend che stanno cambiando (e cambieranno) il modo di fare business delle banche
Sono oltre 60 i Paesi nel mondo che hanno adottato iniziative o pratiche di Open banking. Un mercato che in tre anni – dal 2028 a oggi - è passato da 7 a 43 miliardi di dollari, con un numero di utenti che cresce del 50% l’anno e arriverà nel 2024 a superare i 130 milioni (oltre 60 milioni dei quali solamente in Europa). Andando per cifre, sono i questi i numeri che a livello quantitativo rendono l’idea dell’impatto – economico e di utilizzo – che il redesign improntato all’apertura e alla condivisione delle piattaforme tecnologiche di processo del mondo bancario e finanziario ha generato a tre anni dalla sua comparsa nello scenario di trasformazione digitale che riguarda principalmente banche e mondo fintech.
Ma, al di là dei numeri di oggi, l’aspetto più interessante è offerto dalle prospettive di sviluppo del business, e dei nuovi servizi per gli utenti, che questo cambio di filosofia nell’approccio alla gestione del patrimonio di dati gestiti dalle aziende bancarie può generare. E sta in questa visione prospettica, documentata da casi d’uso raccolti in tutto il mondo (ma con un focus particolare sull’Europa e sull’Italia), la forza di The Global Open Banking Report, una documentatissima analisi realizzata da CBI in collaborazione con PwC che per la prima volta affronta in maniera completa e concreta il tema dell’open banking, dei valori economici che muove, dei player – tradizionali e nuovi – che operano in questo mercato, e delle prospettive di evoluzione già in atto e che caratterizzeranno il prossimo giro d’anni.
Come sottolinea Liliana Fratini Passi, Direttore Generale di CBI, nell’introduzione al Report, «alla luce del nuovo scenario di mercato gli incumbent stanno creando nuove modalità di collaborazione e partnership in un mercato sempre più aperto per la creazione di prodotti innovativi in grado di migliorare la user experience richiesta dalla clientela e mantenere il presidio della relazione con la clientela. Credo che la sostenibilità e l’innovazione digitale siano i fattori critici di successo per la creazione della banca del futuro. Questi due elementi rappresentano e indirizzano il nuovo modo di relazionarsi con i clienti, le politiche di investimento e l’evoluzione dei modelli operativi interni. Questa direzione strategica è tanto più evidente a livello internazionale, dove ci sono ampie iniziative di standardizzazione che riguardano sia l'innovazione digitale che i principi ESG Environmental Social, e Governance), al fine di garantire la piena interoperabilità tra gli attori del mercato, con una forte attenzione ai pagamenti internazionali e alla facilitazione degli scambi (supply chain)».
L’Open banking in Europa
Nello sguardo globale del Report, l’Europa ha di fatto un ruolo di riferimento. «Insieme all'Australia e al Regno Unito, è stato uno dei pionieri dell'Open Banking a livello globale», scrivono i ricercatori. Il Report sottolinea come dall’entrata in vigore della PSD 2 l'adozione dell'Open banking è gradualmente aumentata, «stimolando la concorrenza nel settore bancario ed abilitando opportunità di business sempre maggiori, soprattutto per i nuovi operatori del mercato dal 2019 ad oggi, circa 500 Third Party Provider (come Istituti di Pagamento e Istituti di Moneta Elettronica che offrono AIS e PIS) sono stati abilitati ad operare in Europa (incluso il Regno Unito)». A oggi, la Commissione Europea sta indirizzando un insieme di iniziative per stimolare ulteriormente la concorrenza e guidare l'innovazione nel settore dei servizi finanziari, come la European Digital Strategy, la European Data Strategy e la Digital Financial Strategy. «In particolare», continua il report, «il rafforzamento della strategia in ambito Open banking, coerente con la definizione di un quadro normativo in ambito Open Finance, è una delle priorità chiave della DFS A questo proposito, la Commissione Europea ha dichiarato la volontà di definire una proposta legislativa per un quadro normativo in ambito Open Finance entro il 2022 prevedendo inoltre una revisione della PSD 2 entro la prima metà del 2022»
L’Open Banking in Italia
Per quanto riguarda il mercato italiano, l'indagine ha evidenziato come una delle aree più dinamiche del l'Open banking sia ancora in fase embrionale in termini di tasso di adozione. I numeri indicano che solo il 36% delle banche registra alti tassi di utilizzo dell'Internet banking tra i clienti (oltre il 60% degli utenti) e la stragrande maggioranza di esse dichiara che i servizi Open banking sono utilizzati da meno del 5% della base clienti digitale Una spiegazione alla bassa adozione potrebbe essere un'offerta incompleta della banca, che si basa ancora su un numero relativamente ridotto di servizi i principali ostacoli all'adozione dell'Open banking per le banche sono stati identificati dagli intervistati nel significativo investimento richiesto e nella presenza di elevate barriere tecnologiche.
Interessante osservare il peso degli investimenti che le banche italiane stanno dedicando a queste tecnologie. L’investimento è di oltre 2,5 milioni di euro per banca per temi relativi alla PSD2 e oltre 1,2 miloni di euro per banca per Servizi beyond PSD2. Tra il 2017 e il 2019 il numero di istituzioni che ha investito meno di 200mila euro all'anno è diminuito dal 61% al 23%, favorendo l’aumento del numero di banche con fasce di investimento più alte, mentre il 2019 ha registrato l'investimento normativo più alto il 31% degli intervistati ha investito più di 1,2 milioni di euro e il 46% ha investito tra 200mila e 1,2 milioni. Al contrario, nel 2020 e 2021 gli investimenti hanno iniziato a diminuire, dal momento che la maggior parte delle banche si era già adeguata Per quanto riguarda invece i servizi beyond PSD 2, il periodo analizzato inferiore al precedente a causa della mancanza di dati rilevanti sugli investimenti antecedenti al 2019 suggerisce che il mercato italiano è in fase di sviluppo, in quanto il numero di banche che ha investito più di 1 2 M€ ogni anno è cresciuto dal 22 nel 2019 al 27 nel 2021. Tale dato è destinato a crescere, in quanto molte banche non sono ancora dotate di un set completo di servizi Open banking.
Una domanda ridotta di servizi innovativi da parte degli utenti dei servizi di pagamento rappresenta un'altra ragione alla base dello switch degli investimenti relativi ai servizi beyond PSD 2 nel 2021 e nei prossimi anni. Nei prossimi anni, l'utente dei servizi di pagamento avrà più familiarità con le funzionalità di Open Banking e gli Intermediari finanziari saranno più preparati dal punto di vista tecnologico.
Come osserva Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale di Banca d’Italia, in un testo-intervista che introduce il Report, «dopo una prima fase di avvio dell’Open Banking, durante la quale il sistema bancario tradizionale ha assunto un approccio sostanzialmente difensivo, assistiamo a un cambio di strategia da parte degli incumbent, che ricercano forme di collaborazione con i soggetti più innovativi per sperimentare soluzioni inedite e ampliare l’offerta di servizi a vantaggio della propria clientela. Si assiste alla progressiva diffusione, anche nel mondo dei pagamenti, del fenomeno della platformisation, abilitata anche dalle logiche “Open” introdotte dalla PSD2. In tale contesto, sfruttando il rapporto fiduciario con l’utente finale, gli intermediari tradizionali hanno la possibilità di offrire una vasta gamma di servizi propri e di terzi, anche non esclusivamente di natura finanziaria. È evidente, quindi, che il mondo dell’Open Banking è destinato ad evolvere verso paradigmi più ampi come ad esempio l’Open Finance. La tecnologia oggi lo consente. La sfida è quella di allineare il contesto, in termini di regole e standard comuni (in particolare per i servizi di base) che siano in grado di sostenere e promuovere l’innovazione».
Due nuovi modelli di business per le banche
Una parte importante del Report è dedicata all’analisi di come l'Open banking abbia definitivamente cambiato il modo di fare banca abilitando nuovi modelli di business e modalità di collaborazione finanza integrata, che da un lato introducono nuove fonti di reddito, dall’altro abilitano innovative modalità di interazione tra gli attori coinvolti. Secondo il Report, sono due i nuovi modelli di business abilitati dall’Open Banking:
1. Banking as a Platform. Il modello “Banking as a Platform” consiste nell’apertura da parte delle banche della loro suite di prodotti alle terze parti In tal senso, le banche possono creare un’offerta white label e fornire servizi alle FinTech delegandone la distribuzione ai clienti In sintesi, la banca integra servizi di terze parti nella propria offerta, arricchisce l’offerta con servizi non bancari, integra i servizi nei propri canali proprietari, disegna e gestisce la customer experience, mette la propria piattaforma digitale (es app mobile) a disposizione delle terze parti per favorire lo sviluppo della loro offerta commerciale o di iniziative congiunte. Il “Banking as a Platform” consente alle banche di generare nuovi ricavi da cross selling e up selling di servizi e prodotti, attirare più clienti grazie ad una vasta gamma di servizi disponibili e ridurre i costi di sviluppo Fra i player che fanno maggiormente ricorso a questo modello vi sono le banche digitali (ad esempio Starling Bank e Revolut che mirano ad arricchire la loro offerta commerciale.
2. Banking as a Service. Il modello “Banking as a Service” si sostanzia nella fornitura da parte delle banche di processi bancari completi alle terze parti, facendo leva sull'infrastruttura sicura e regolamentata tipica dei player con licenza bancaria In tal senso, la banca mette a disposizione le API attraverso il developer portal, estende la propria offerta a nuovi settori e mercati, integra i servizi nei canali delle terze parti, gestisce parte della customer experience. Tale modello permette alle banche di estendere i canali di distribuzione e la raggiungibilità di mercato, generare nuovi flussi di entrate vendendo servizi tramite i partner e ridurre i costi operativi Il “Banking as a Service” può essere sfruttato sia da fornitori tecnologici (ad esempio SolarisBank che da imprese non bancarie in partnership con operatori FS (come il caso BBVA Uber).
Ma quali sono i modelli di maggiore interesse a livello internazionale? Secondo Marco Folcia Partner di PwC e Transformation FS Leader, «Al di là dell’ambito dei pagamenti, già in fase di maturità avanzata in svariati paesi, le principali aree di interesse a livello internazionale sono quelle del credito e degli investimenti. Infatti, lo sviluppo di modelli di business in ottica in relazione a tali servizi ne faciliterebbe la fruizione da parte degli utenti, originando benefici quali la generazione di nuove commissioni da gestione patrimoniale, dovute ad un incremento nella domanda di servizi patrimoniali, una maggiore accuratezza nel processo di valutazione del merito creditizio di banche e intermediari, grazie all’accesso ai dati transazionali degli utenti, e infine l’abilitazione di un modello di erogazione istantanea del credito basato sul processo di valutazione di cui sopra».
Le sfide per il futuro
In chiusura, il Report traccia, in sintesi, le vie di azione (“le sfide”) che chiameranno all’impegno da qui ai prossimi anni:
Anticipare la trasformazione digitale, per estendere l'adozione di servizi API oltre i pagamenti (ad esempio credito, investimenti, assicurazioni, onboarding, certificati);
Creare nuovi ecosistemi pan-Europei, per testare nuovi modelli di business (es. BaaS), accelerare il Time to Market, ottenere sinergie per arricchire l’offerta senza aumento di costi fissi;
Integrare le competenze necessarie, anche attraverso partnership per sfruttare appieno le opportunità di business dell'Open Banking;
Contribuire ai tavoli regolamentari, per partecipare attivamente allo sviluppo dell'ecosistema Open banking ed affrontare le decisioni di business chiave.
Sugli sviluppi delle architetture aperte,
leggi qui anche l'intervista a
Daniela Vinci, Country Rapresentative EBA Clearing