Gli investimenti alla prova del Climate risk
31 Gennaio 2022
L’attenzione ai rischi connessi al cambiamento climatico e agli impatti ambientali è un elemento strategico nei processi di risk management delle banche europee. L’analisi di SAS
La roadmap che la Banca Centrale Europea è estremamente serrata, a dimostrazione di quanto il tema sia contingente. Poco più di un anno fa (novembre 2020) la BCE ha pubblicato la “Guida sui rischi legati al clima e all’ambiente”, attraverso la quale ha definito indicazioni e aspettative rispetto alle misure con le quali le banche avrebbero dovuto considerare i rischi Climate-related and Environmental (C&E) all’interno della loro strategia aziendale di governance. Alla Guida sono seguiti, rispettivamente nel giugno e nel luglio 2021, il rapporto “La gestione e la supervisione dei rischi ESG per gli istituti di credito e le imprese di investimento” e un Piano di azione per includere considerazioni relative al cambiamento climatico nelle strategie di politica monetaria. Ultimo step, lo scorso novembre, il report “The state of climate and environmental risk management in the banking sector”, una ricerca che – a chiusura di questo percorso - analizza come 112 banche del Continente hanno avviato pratiche per la gestione del profilo di rischio associato al climate change (Il report completo è disponibile in forma gratuita
direttamente QUI).
Basterebbe questo sintetico elenco di pronunciamenti, cui si aggiunge il ruolo importante giocato da banche e istituzioni finanziare all’ultima COP26 di Glasgow, per confermare come l’attenzione ai temi del cambiamento climatico e dell’impatto ambientale all’interno dei processi di risk management sia rapidamente diventata una delle “voci calde” nell’agenda di banche e istituzioni finanziarie. «Quando si pensa agli impatti ambientali e sociali, i primi settori a cui si pensa sono quelli “energivori”, come l'estrazione mineraria o le attività ad alta intensità di risorse come la produzione e l'edilizia. Di solito non vengono in mente le imprese che erogano servizi finanziari», osserva Alida Popescu, Customer Advisory Manager, Risk Practice della branch italiana di SAS, società leader negli analytics, «ma è chiaro, ed è sempre più evidente, come le politiche di prestito delle banche, dunque, hanno un impatto sociale e ambientale e la capacità delle pratiche di governance di una banca di prevenire attività non sostenibili diventa un importante elemento del risk management».
Un tema che è diventato ulteriormente strategico, dallo scorso 10 marzo, con l’entrata in vigore del “Regolamento europeo sulla rendicontazione sostenibile” che pone un nuovo livello di responsabilità a chi opera sui mercati finanziari: tra gli obblighi di trasparenza, infatti, gli istituti che erogano finanziamenti e fanno investimenti sono ora tenuti a descrivere i principali effetti negativi in termini di sostenibilità (criteri ESG). La normativa impone, nello specifico, che vengano messi in chiara correlazione i rischi di sostenibilità con i rendimenti dei prodotti finanziari.«Integrare nel risk management i rischi fisici legati ai cambiamenti climatici significa tenere conto di eventi climatici estremi e catastrofi naturali che possono provocare danni rilevanti ad attività economiche (e avere quindi conseguenze sugli investimenti): distruzione o deterioramento di beni e infrastrutture, minor produttività dei terreni agricoli, difficoltà di reperimento di materie prime con conseguente interruzione della supply chain, ecc», spiega Popescu: «Concerne invece la mitigazione del rischio o la capacità di resilienza (capacità di adattamento efficace e positivo ai cambiamenti climatici) il cosiddetto rischio di transizione, da valutare sia in termini di velocità, diffusione e successo delle tecnologie low-carbon in termini di evoluzione trasformativa dei processi aziendali, del business e dei settori produttivi in ottica “green” grazie all’investimento in tecnologie abilitantiIl rischio legato al climate change sarà il progetto più ampio in ambito dati che le banche dovranno affrontare e le tecnologie innovative diventano fondamentali.
L’intelligenza artificiale, ad esempio, può essere utilizzata per ottimizzare la raccolta di informazioni legate al clima per produrre informazioni sui fattori ESG. Le tecnologie possono supportare gli istituti finanziari nell’analisi degli scenari climatici e dei rischi collegati per eseguire simulazioni a lungo termine (50 anni) con assunzioni sulla dinamica del portafoglio che cambia nel tempo, così come richiesto nell’esercizio di stress testing sul rischio climatico richiesto alle banche da parte della BCE per questo anno In questo modo sarà possibile quantificare meglio gli impatti sul portafoglio in essere ed individuare il mix di investimenti migliore per il futuro.