Credem ha deciso di piantarla (con la Co2)
di Mattia Schieppati
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5 Febbraio 2020
Dal 2018 il gruppo bancario ha investito sull’impegno sostenibile dando vita a una «foresta» in Sicilia, in collaborazione con due associazioni locali impegnate in progetti di inclusione sociale. Un impegno “for good” che coinvolge tutte le persone della banca ma anche i clienti, attraverso una digitalizzazione dei servizi che riduce l’impatto ambientale …
I primi 130 fusti sono stati piantati nel 2018, e già sono dei giovanotti verdi di tutto rispetto. Difficile riconoscerli, però, perché intorno a loro, in poco più di due anni, è cresciuta una vera foresta. Non solo. La piantumazione, la cura e lo sviluppo di questa foresta progressiva si traduce quotidianamente in lavoro per chi è chiamato a occuparsene, in riqualificazione ambientale, in «bellezza fruibile» per tutta la comunità locale.
Sono infatti tanti i frutti quelli che stanno germogliando dall’iniziativa della Foresta Credem, il programma di sostenibilità promosso dal gruppo bancario che prevede appunto la piantumazione di un albero ogni 500 kg di Co2 risparmiati attraverso diverse buone pratiche attivate: l’utilizzo del programma di carpooling aziendale da parte dei dipendenti, la scelta di giornate di remote working che abbattono l’inquinamento degli spostamenti casa-lavoro (1 albero piantato ogni 50 dipendenti che scelgono questa formula), ma anche la digitalizzazione dei servizi alla clientela, come il passaggio dalla chiavetta-token in plastica al pin elettronico o l’invio di documenti in digitale anziché in formato cartaceo. Tante spesso piccole cose, che però, dal 2018 a oggi, si sono tradotte in un bosco che si vede, che vive, che respira e fa respirare, che porta un beneficio diffuso e duraturo.
Un investimento sulle comunità
«L’idea di dar vita a una foresta parte da riflessioni più generali sul contributo che Credem, nel suo piccolo, può dare alle attuali emergenze climatiche e ambientali. Oggi tutti i brand sono chiamati a impegnarsi in tal senso, non solo perché clienti sempre più attenti lo chiedono, ma soprattutto per la consapevolezza di essere eticamente coinvolti nel dare un contributo positivo all’ambiente», spiega Oriana Cavalera, Responsabile Brand, Comunicazione e Pubblicità di Credem: «Parlare di valore e reputazione del brand non significa solo interrogarsi sull’offerta di prodotti e servizi, ma anche capire come si opera e come l’attività si integra con le attese e i bisogni della comunità. Far crescere una foresta per noi significa incidere sia nell’ambito della sostenibilità ambientale, che in quello della sostenibilità sociale ed economica. L’iniziativa coinvolge, infatti, piccoli gruppi di agricoltori e mette al centro la comunità e i suoi bisogni in una logica di inclusione», tiene a sottolineare Cavalera.
Le comunità di cui parla sono l’ulteriore aspetto di valore del progetto. La Foresta Credem sta crescendo infatti in due aree della Sicilia: nella valle dell'Alcantara, dove l’
Associazione Carpe Diem-Insieme per l’autismo Onlus, grazie alla coltivazione e alla cura delle piante, favorirà l’occupazione e la socializzazione di giovani affetti da autismo; nella zona di Motta Sant’Anastasia, dove l’iniziativa è stata sviluppata da Credem insieme alla
Cooperativa Beppe Montana, la prima cooperativa di Libera Terra sui terreni della provincia di Catania, che opera per favorire il recupero sociale e produttivo dei beni liberati dalle mafie (Beppe Montana è il commissario catanese ucciso da Cosa Nostra a Palermo nel 1985).
Partner del progetto è
Treedom, organizzazione ambientale che consente di piantare un albero e seguirne la crescita a distanza: sulla sezione
dedicata del sito di Treedom, è possibile seguire in diretta il progredire dell’iniziativa e i tanti progetti che stanno nascendo e si stanno sviluppando intorno alla messa a dimora delle piante (per esempio, come stanno reagendo i melograni piantati a questo strano inverno primaverile, con le testimonianze dirette delle persone impegnate in Sicilia nella loro cura). Un meccanismo che fa vivere il progetto in assoluta trasparenza, e lo trasforma quasi in una sfida quotidiana e fortemente partecipata, coinvolgente.
«Sono politiche che agiamo quotidianamente, che fanno parte della nostra cultura d’impresa e che ci piace riproporre anche con i nostri partner», prosegue Oriana Cavalera. «A livello economico il progetto apporta infatti benefici concreti alla popolazione locale: in primis attraverso il finanziamento a fondo perduto per la messa a dimora degli alberi, ma anche ulteriori benefici diretti/indiretti in termini di creazione di posti di lavoro, retribuzione economica per servizi ambientali, attività di formazione. Investire sulla nostra responsabilità sociale e raccontarla vuol dire prendersi impegni concreti. Così piantare nuovi alberi per Credem è un attività legata a una sfida aziendale più ampia, fatta di diverse iniziative volte a fare banca in modo sostenibile»
Come conferma Marzia Nobili, Relazioni Istituzionali Credem, la scelta di unire all’impegno ambientale un’intelligente progettualità sociale è un passo in avanti importante. «Dà una grande soddisfazione contribuire allo sviluppo di progetti occupazionali, dare senso e significato alla progettualità quotidiana di ragazzi con difficoltà che riescono a condividere un obiettivo comune. Anche per questo abbiamo deciso di incrementare costantemente la nostra foresta nel tempo, per dare respiro non solo al futuro del nostro Pianeta, ma anche alla rete di relazioni sociali ed economiche che è in grado di generare e ai progetti di inclusività correlati».
L’engagement dei dipendenti e dei clienti
L’alto portato valoriale di questa operazione ha da subito fatto della Foresta Credem un progetto partecipato, una piattaforma di engagement interno. «In generale, per quanto riguarda le iniziative legate alla sostenibilità ambientale l’attenzione da parte dei dipendenti è ai massimi livelli», conferma Andrea Bassi, Direttore del Personale Credem. «Questo apprezzamento è confermato sia dall’incremento del livello di soddisfazione espresso nell’indagine di clima interno sulle domande relative a questi aspetti, sia dal livello di interazione riscontrato nelle comunicazioni interne legate alla sostenibilità. Per quanto riguarda nello specifico la Foresta Solidale, sono stati moltissimi i dipendenti che, andando oltre quanto richiesto loro dall’azienda, si sono attivati in prima persona per valorizzare l’iniziativa presso i clienti, favorirne l’adesione e incentivare altri progetti di questo tipo anche indipendenti da quello aziendale. Tanti dipendenti hanno poi intrapreso iniziative complementari a quella dell’azienda, ad esempio attivando raccolte fondi a favore dell’ambiente in occasione del loro compleanno. Abbiamo esteso l’iniziativa a tutto il gruppo bancario e diverse società hanno creato una foresta piantando un albero per ogni dipendente».
Una mission contagiosa, che ha coinvolto anche i clienti, anche loro ingaggiati nel far crescere la foresta: «Nel 2019 abbiamo incentivato la migrazione dal Mr.Pin fisico a quello virtuale», esemplifica Bassi: «La dismissione dei dispositivi in plastica e la consegna in filiale per il correlato riciclo ha dato corso al nostro impegno di incrementare la foresta per un numero di alberi corrispondenti ai Mr. Pin dismessi. I nostri stakeholder hanno accolto l’iniziativa con entusiasmo e partecipazione: la sostenibilità è un tema che unisce, va oltre la dimensione aziendale, accumunandoci nella possibilità di condizionare e migliorare le condizioni del nostro presente e del nostro futuro».
Uno sguardo globale
Andare oltre la dimensione aziendale, appunto. Quello del “green deal” è ormai un trend globale, come confermano i pronunciamenti pubblici, dall’ultimo Forum di Davos alle iniziative dell’Unione europea. Ma anche con tante azioni già messe in campo da diversi e importanti attori del mondo bancario e finanziario.
Nell'ultimo anno il tema degli investimenti finanziari verso realtà a forte contenuto di sostenibilità è emerso con tutta la sua forza. Una valutazione su questa presa di coscienza collettiva verso una "cultura della sostenibilità" sempre più diffusa prova a farla Simone Da Dalt, Chief of Financial Advisory - Global Wealth Advisory di Euromobiliare Advisory Sim, società del Gruppo Credem: «La sostenibilità degli investimenti finanziari è un tema di cui si discute da molti anni e che ha ricevuto un impulso decisivo dopo la firma dei 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu nel settembre 2015 e del Trattato di Parigi sul clima del dicembre 2015. Quindi, più che da un “risveglio di una coscienza collettiva”, come spesso accade, l’impulso per le grandi rivoluzioni economiche e sociali parte dai regolatori e poi viene calato in primo luogo sugli operatori economici come aziende e società e di conseguenza sul volano dell’economia, la finanza. Per questo motivo, il mondo bancario-finanziario ha un ruolo di preminenza in questa transizione verso un’economia più sostenibile, sia ambientale che sociale, perché veicola i finanziamenti e i risparmi dei clienti verso gli investimenti più virtuosi e quindi contribuisce in modo decisivo al raggiungimento di tali obiettivi».
Un percorso che si arricchisce via via di strumenti. «Per diffondere il più possibile l’informazione, e quindi la tutela verso risparmiatori e investitori, e la promozione dei fattori ambientali, sociali e di governance societaria nelle attività di investimento finanziario, l’Unione europea ha recentemente emanato il Regolamento 2019/2088 che avrà attuazione dal 10 marzo 2021. Anche questo provvedimento darà un ulteriore impulso alla diffusione della cultura della sostenibilità, imponendo alle società che si occupano di servizi di investimento di informare, formare, indagare le preferenze dei risparmiatori in tema di sostenibilità, per potergli offrire soluzioni di investimento adeguate ai loro bisogni e alle loro preferenze. Il Gruppo Credem e le società che si occupano di Wealth Management all’interno del Gruppo, come Euromobiliare Advisory Sim, Euromobiliare Sgr e Credemvita, hanno già iniziato un percorso di transizione verso l’integrazione di questi criteri nei processi di investimento e nella cultura aziendale, in modo da essere immediatamente pronti ad assistere al meglio la clientela».
La rubrica doGood, realizzata in collaborazione con doValue, racconta le tendenze e le buone pratiche nel campo della Csr, in particolare delle realtà bancarie, finanziarie e assicurative. La rubrica vuole essere una rassegna in presa diretta, attraverso le testimonianze dei protagonisti di come l’impegno delle aziende verso le comunità di riferimento diventa un’importate leva di crescita personale e professionale.