Banche, costruttori di valore
di Flavio Padovan
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5 Maggio 2017
Il settore bancario italiano svolge un ruolo fondamentale per il sostegno e il rilancio dell'economia. Ma è necessario rendere il funding delle imprese più flessibile, sviluppando il mercato delle cartolarizzazioni e gli altri strumenti alternativi di raccolta fondi. Ne parla Maurizio Dallocchio (Bocconi) analizzando i principali temi di Funding & Capital Markets Forum che si terrà a Milano l'11 e il 12 maggio
Impatti della Mid-Term Review della Capital Markets Union, PIR, cartolarizzazioni, minibond, Npl. Sono alcuni dei temi al centro del programma di
Funding & Capital Markets Forum (
leggilo qui) su cui riflette
Maurizio Dallocchio, Professor of Corporate Finance Bocconi University, che Bancaforte ha incontrato a pochi giorni dall'edizione 2017 dell'evento ABI dedicato agli strumenti di funding a disposizione di banche e imprese, al mercato dei capitali e all'investment banking.
Il suo ultimo libro, pubblicato da poche settimane, è intitolato: “Costruttori di valore – Il ruolo strategico del saper fare italiano”. Anche le banche sono tra i “costruttori di valore”?
Certamente. Il bravo liutaio non potrebbe mai realizzare il suo sogno professionale senza una banca capace al suo fianco. Ma non dimentichiamoci nemmeno il significativo numero di tavoli su cui è impegnato il settore bancario italiano per cercare di dare ossigeno a imprese che, per effetto di 8 anni di crisi, si trovano in affanno pur avendo un buon modello organizzativo, un eccellente prodotto, un posizionamento della propria strategia coerente con la visione di sostenibilità di lungo periodo. Da questo punto di vista le banche non sono solo tra i costruttori, ma anche tra i difensori e conservatori del valore e del saper fare italiano. E bisogna poi prendere atto che si stanno assumendo compiti e responsabilità che forse esulano anche dalla propria missione specifica. L'ossigeno che le banche italiane danno al sistema produttivo è fondamentale: 60% del loro totale dell'attivo è impiegato in prestiti a imprese e a persone, mentre negli Stati Uniti è poco di più del 50% e in Giappone del 45%. Per cui, ripeto, il settore bancario è sicuramente tra i creatori del valore e non si deve lasciare che il mondo del credito sia in discussione generalizzata solo perché alcune banche hanno avuto delle difficoltà.
Lo scorso anno a Funding & Capital Markets Forum aveva affrontato il problema della rigidità del funding. In questi 12 mesi sono stata fatti passi avanti su questo fronte?
Mi aspettavo di più. Sono un po' deluso dagli interventi che sono stati fatti per cercare di ridurre quello che proprio l’anno scorso ho definito il “disaiuto” di Stato. In particolare, non ho visto interventi concreti per ridurre i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, che sono un problema enorme, tanto da essere stato messo sotto la lente di ingrandimento da parte dell'Unione europea e della Commissione. Il ritardo con cui la PA salda le fatture delle imprese è una pratica che considerano illegittima e in violazione delle norme comunitarie. Voglio ricordare che le imprese tedesche vengono pagate a 20 giorni e quelle francesi a 40 e quindi i quasi 200 giorni che devono attendere le imprese italiane si traducono in una zavorra per la competitività e per i bilanci. Considerando che un'azienda di medie dimensioni ha un rating tra D e DD e che quindi può raccogliere risorse attualmente a un tasso del 4%, il costo di 6 mesi di ritardo dei pagamenti si traduce in un extra costo del 2%. Che per un impresa può rappresentare la differenza tra utile e perdite ed è comunque uno svantaggio significativo nell'offerta sul mercato. Leggiamo di idee per cui la Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe intervenire perfino nel salvataggio di Alitalia. Io penso, e reitero la proposta al Governo, che sarebbe invece utile che la Cdp o un ente delegato potesse semplicemente cartolarizzare a condizioni di mercato i crediti che le imprese vantano nei confronti dello Stato e della PA. Questo darebbe ossigeno per il rilancio dell'economia e della competitività delle nostre imprese. Queste, da parte loro, hanno però iniziato ad affrontare seriamente il tema del funding ed è cresciuto l'interesse verso l'accesso a mercati regolamentati alternativi, in particolare l'AIM. Cominciano anche ad utilizzare con una certa sistematicità forme di finanziamento come i mini bond e a mostrare interesse verso il mercato obbligazionario internazionale. A questo proposito, mentre lo scorso anno le emissioni di bond di imprese non finanziarie erano state circa 30, quest'anno sono già più di 40. Rimangono ancora poche, ma sono comunque cresciute del 30%, quindi il segnale che arriva è positivo. Le imprese iniziano a interessarsi anche agli strumenti di cartolarizzazione che, sebbene costosi, consentono alle imprese di avere linfa vitale. Quindi è uno scenario in movimento.
C'è molto interesse intorno ai PIR. Che cosa ne pensa di questo strumento?
Sono estremamente attento molto favorevole ai PIR perché è un modo di canalizzare risorse delle uniche entità in surplus che ci sono nel nostro Paese, cioè le famiglie. A dire la verità mi sarei aspettato un'esplosione, mentre sembra – anche se non ci sono ancora dati sufficienti in forma aggregata per dare un giudizio - che ci sia molto interesse, ma ancora poco movimento. Vedo tanta energia potenziale, ma ancora poca energia cinetica. Ma sono ovviamente molto favorevole ai PIR.
Quali sono i temi più interessanti e d'attualità di cui si parlerà a Funding & Capital Markets Forum?
L'edizione 2017 è veramente molto interessante e ricca, sia per il livello dei relatori sia per gli argomenti che vengono affrontati. Molto interessante è sicuramente la sessione d'apertura, centrata su un tema importante e forte come gli impatti della Mid-Term Review della Capital Markets Union. Si tratta di un progetto che avrà ricadute positive non solo per le istituzioni finanziarie, ma anche per le imprese, perché rendere il sistema finanziario più stabile porta benefici non solo alla gestione strategica delle banche, anche a tutto il tessuto economico. Un'altra sessione chiave è quella sul mercato delle cartolarizzazioni. Lo ha detto chiaramente anche il presidente della Bce Mario Draghi: un mercato che non abbia corposi flussi di cartolarizzazione è un mercato asfittico. Un messaggio su cui tutti dovrebbero riflettere. E poi, tra i tanti temi importanti di questa edizione straordinaria dell'evento ABI, vorrei ricordare anche quello scelto per la sessione plenaria di chiusura, Distressed Value Investing, sicuramente di grande presa, perché il mercato italiano degli Npl ha importanti prospettive di sviluppo che stanno attirando anche l'attenzione degli operatori internazionali.