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21 Novembre 2024 / 07:18
Stefano Caselli (Bocconi): Credito e finanza operano in sinergia per sostenere uno sviluppo virtuoso

 
Credito

Stefano Caselli (Bocconi): Credito e finanza operano in sinergia per sostenere uno sviluppo virtuoso

di Mattia Schieppati - 6 Marzo 2024
Le risorse disponibili e la loro accessibilità come motore per mettere in condizione le imprese di affrontare le sfide della trasformazione digitale, dell’internazionalizzazione, della sostenibilità. E il ruolo delle banche e degli intermediari finanziari nell’accompagnare le aziende e famiglie nella crescita. Stefano Caselli, Dean della SDA Bocconi School of Management, si confronta con i temi dell’evento Credito e Finanza, promosso dall’ABI in collaborazione con Assofin i prossimi 19 e 20 marzo, al quale interverrà come keynote speaker.
Famiglie, imprese, banche e mercato dei capitali come parte, ciascuna con il proprio ruolo e le proprie specificità, di un percorso comune e sinergico teso allo sviluppo, che quotidianamente chiama a mettere in campo strumenti, soluzioni e innovazione per rispondere a una “domanda di senso” semplice, ed estremamente complessa: che Paese vogliamo?
È questa la chiave, “che ha in se’ un’evidente circolarità”, attraverso la quale Stefano Caselli, Dean della SDA Bocconi School of Management e Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari dell’Università Bocconi, legge il fil rouge sotteso alle due giornate dell’evento Credito e Finanza (i prossimi 19 e 20 marzo a Milano, vedi qui), al quale interverrà come keynote speaker nella sessione di apertura.
Appuntamento che rappresenta un’occasione unica, promossa dall’ABI in collaborazione con Assofin e con WEC Italia, per chiamare gli operatori a una riflessione strategica sul ruolo che gli strumenti di credito e finanza - nelle tre declinazioni di Credito per le Imprese, Finanza per le Imprese, Credito alle Famiglie - hanno e possono avere per lo sviluppo dell'economia reale.

Professore, quando parliamo di credito e finanza come motore di sviluppo del Paese lanciamo uno slogan o poniamo un dato di realtà?

Il dato che mettiamo al centro della riflessione è estremamente solido e reale: oggi la ricchezza finanziaria degli italiani è di 5.300 miliardi di euro, due volte il debito pubblico. La grande sfida che abbiamo di fronte è come far sì che questa ricchezza possa diventare strumento capace di finanziare lo sviluppo, ovvero che sia capace di creare più Pil, più posti di lavoro, e - fondamentale oggi - più sostenibilità. Le banche e il mercato dei capitali hanno un ruolo fondamentale nel far sì che la ricchezza finanziaria che abbiamo in Italia possa essere “scaricata a terra” per fare sviluppo. Ricordandoci che lo sviluppo è anche l’antidoto più forte per gestire il rischio di credito.

L’evento Credito e Finanza unisce, in un solo e unico orizzonte di ragionamento, il mondo del credito e quello dei capitali finanziari. Possono essere osservati con la stessa lente?

Oggi è sempre più difficile distinguere l’attività di finanziamento dal mercato dei capitali. Restano due mestieri diversi, ma sono sempre più legati tra loro, per tre motivi: primo, le banche sono cambiate e stanno cambiando. Il modello di banca universale sta evolvendo, si sta sempre più specializzando nel rispondere alle esigenze di una clientela variegata, e una di queste specializzazioni - che è anche un’opportunità di business molto interessante - va verso la finanza di impresa. Le banche non sono più chiamate solo a concedere credito alle imprese, ma anche a essere sempre più advisor dei propri clienti-imprese, guidandoli nelle loro scelte a tutto tondo. Secondo elemento di convergenza, la valutazione del rischio di credito - ovvero valutare il cash flow dell’azienda in modo prospettico, fare un’analisi del suo profilo ESG, per esempio - sta impiegando sempre più gli stessi parametri di misurazione impiegati dal mercato dei capitali. Terzo elemento, le imprese devono imparare a non ragionare più per silos separati: a fronte di un fabbisogno di raccolta di risorse finanziarie, devono saper usare in modo convergente e complementare credito e mercato dei capitali.

La sinergia tra credito e finanza quali benefici porta alle imprese?

Oserei dire che un’azienda di piccola-media dimensione “ha bisogno” di confrontarsi con il mercato dei capitali, perché questo confronto la allena a essere più trasparente, a pianificare meglio, a comunicare meglio, e questo miglioramento la aiuta poi anche nel dialogo con le banche. Oggi le opportunità di accesso al mercato dei capitali per un’azienda sono estremamente più ampie - collocare debiti sul mercato, dialogare con fondi di private equity, anche quotarsi in Borsa  - e accessibili a una platea più ampia di aziende, il che dà una spinta alla crescita molto più forte. Anche perché oggi le aziende si trovano di fronte a sfide che sono molto costose, e che hanno una alta rischiosità: fare transizione energetica, essere veramente green, fare sviluppo all’estero.... Per far fronte a questi impegni, al credito deve aggiungersi necessariamente un ricorso al mercato dei capitali.

Le imprese sono preparate a questa evoluzione?

Confrontarsi con il mercato dei capitali, per un’azienda, vuol dire diventare adulta, uscire dalla propria zona di comfort, porsi dei vincoli più stringenti rispetto al rapporto con il credito, abituarsi ad avere maggiore trasparenza, ad avere una governance adeguata: tutti questi elementi rendono senza dubbio l’azienda più forte anche nel confrontarsi con le banche e ottenere credito in maniera più efficace. In questo senso vedo una circolarità virtuosa tra credito e finanza. Devo anche dire che la narrativa secondo la quale le piccole aziende non hanno la capacità di strutturarsi per questa evoluzione non regge più: vedo tantissime startup - ovvero le aziende più piccole per definizione - che riescono, per necessità, a confrontarsi in maniera positiva, con soggetti come i fondi di venture capital che sono più complessi delle banche.

Rispetto a questa sfida per lo sviluppo del Paese, banche, finanza e imprese viaggiano alla stessa velocità?

Le banche hanno tracciato la rotta: negli ultimi vent’anni da sistema frammentato, attraverso M&A hanno dato vita a un sistema molto più consolidato, e hanno saputo fare innovazione dei loro modelli di business. Ora tocca alle aziende. Se guardiamo il ranking delle prime 500 aziende del mondo, tra le italiane abbiamo tre intermediari finanziari e tre aziende di Stato. E le altre nostre imprese? Per un’impresa che oggi voglia fare M&A, che voglia fare sviluppo internazionale, i capitali ci sono, serve forse un salto culturale, e le banche - in quello che prima definivo come ruolo di advisory - anche rispetto a questo possono svolgere un ruolo importante.

Nella dinamica tra credito, finanza e imprese, la nuova “grammatica” degli standard ESG rappresenta un motore di sviluppo o un vincolo?

Per le aziende, lavorare sugli ambiti di Environment, Social e Governance significa oggi ampliare la possibilità di avere più credito, a migliori condizioni, di migliore qualità. Bisogna però distinguere tra le tre lettere di questa grammatica. Quella della governance è la partita, si fa per dire, più semplice, in quanto è un tema di volontà. Ed è una partita che porta in tempo zero a grandi benefici: una governance migliore permette all’impresa di crescere, di dialogare meglio con le banche e avere credito in maniera più importate a condizioni più favorevoli. Quella della sostenibilità ambientale, è una partita doverosa, ma è la più costosa, perché fare environment in maniera seria richiede investimenti; sia le banche sia il mercato dei capitali sono molto attenti a finanziare questo tipo di sviluppo. La lettera “S”, cioé la dimensione dell’impatto sociale, è invece un cantiere completamente aperto, è una partita ancora tutta da scrivere e da giocare. Forse in questo ambito possiamo dire che il mercato dei capitali è un po’ più avanti, sta cercando molte occasioni di investimento in imprese capaci di sviluppare politiche di responsabilità sociale.
 
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