Spunta, un contratto per la blockchain di settore delle banche
di Ildegarda Ferraro
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12 Marzo 2020
“Noi abbiamo scritto il contratto, superando la dinamica cliente-fornitore in un approccio diverso e più flessibile. E così abbiamo trovato soluzioni nuove: i diritti appartengono in comunione e anche nelle questioni del trattamento dei dati personali siamo riusciti a dare risposte efficaci”. Tra le voci di Spunta, le opinioni di chi sta lavorando a una blockchain del mondo bancario in Italia, ecco Licia Garotti, avvocato. “Bisogna sempre chiedersi se una blockchain occorra davvero. Assodato questo, non credo agli approcci massimalisti”. “Spunta ha prospettive dirompenti”
Sul web alla ricerca di immagini e di storie mi imbatto in “Competente, capace e caparbia” nel dicono di lei su Licia Garotti, avvocato. E fino a qui ci siamo, perché per definizione un avvocato è “tosta e capace”. Quello che rende la prospettiva diversa è che aggiungono: “Ha una profondissima conoscenza dei software e delle problematiche tecniche connesse”. E questa componente “tecnologica” e “creativa” è proprio una partecipazione personale, perché come dice lei stessa: “La mia passione è tutelare l’innovazione. In maniera strategica”.
Ora diciamocelo, non è che un avvocato normalmente sia o ami particolarmente gli “smanettoni”. Ma va da sé che solo se ti appassioni puoi disegnare la forma giuridica del nuovo che avanza. E Licia Garotti ha scritto il contratto di Spunta, la blockchain di settore delle banche in Italia, la catena dei blocchi privata con tecnologia distribuita diretta a riscontrare i conti reciproci delle banche. Poi le parlo e resto un po’ spiazzata. Come tutti quelli “implicati” in Spunta ha qualcosa che gira in un modo diverso. Dice che il contratto non lo ha messo a punto lei ma un’identità collettiva. Emerge spiccato il NOI invece dell’IO.
Si occupa principalmente di diritto industriale e di proprietà intellettuale, segue questioni su brevetti, marchi, design, software. “Sulla tutela e enforcement dei brevetti – dice Licia Garotti – il nostro paese è molto avanti”. Assiste clienti nei settori tecnologici, elettronico, delle telecomunicazioni, chimico-farmaceutici e delle biotecnologie, meccanico, ma mantiene un ancoraggio anche nella moda, nell’arredamento e nei beni di largo consumo. E poi c’è questa particolare competenza sulla blockchain. Appassionata e tecnicamente corretta, è diplomatica e partigiana allo stesso tempo. E così tra blockchain pubbliche e private dichiara un approccio agnostico. Per Spunta vede prospettive dirompenti.
Tecnologia e proprietà intellettuale
Vorrei partire dalla sua passione per la tecnologia. Come nasce e perché?
Nasce, come spesso accade, da delle domande: “come è fatto?” e “cosa c’è dentro?”. Da piccola smontavo qualsiasi cosa. E le domande con gli anni sono solo aumentate: “come si protegge?”. Il primo corso seguito alla facoltà di giurisprudenza è stato filosofia del diritto, con il professor Enrico Pattaro. Alla prima lezione ha parlato di tecnologia e del suo impatto nella costruzione giuridica. È stata la prima risposta. La tecnologia tocca, si interseca e impatta su qualsiasi settore, anche quelli di non immediata percezione: il settore della moda, dell’arredamento e dei beni di largo consumo, ad esempio, hanno vissuto un’evoluzione dirompente grazie all’implementazione di software, piattaforme tecnologiche e sistemi gestionali per la logistica e la filiera produttiva e distributiva. Mi fermi, potrei andare avanti per ore a parlarne ….
La tutela della proprietà intellettuale è il suo campo. Quanto possiamo dirci protetti in un mondo come quello che viviamo?
La domanda è “protetti da cosa?” Ogni rivoluzione reca grossi vantaggi ma anche profondi cambiamenti di cui necessariamente deve prendersi atto per porsi le domande giuste. Ignorare il tema è controproducente. Una corretta disciplina contrattuale della titolarità e dello sfruttamento di asset immateriali, quali software, brevetti e segreti commerciali, è imprescindibile. E per farlo occorre essere pronti prima di partire con qualsiasi progetto: proteggere le informazioni con accordi di segretezza mirati e implementare idonee misure di sicurezza tecnica è solo il primo, ma imprescindibile, passo.
Spunta e il contratto
Spunta, lei ha scritto il contratto, com’è nata questa esperienza?
“Noi” abbiamo scritto il contratto: mi perdoni, ma la precisazione è d’obbligo. Con Marco Galli, Senior Associate del nostro dipartimento di Diritto delle Tecnologie e Proprietà Industriale, con Silvia Attanasio e Daniele Di Stazio, per parte ABI Lab, con i partner tecnologici e con le banche partecipanti. Ognuno ha apportato il proprio contributo basato sulla propria esperienza: è sempre un lavoro di team. E non è un caso che l’esperienza Spunta sia nata dall’approccio alla tematica blockchain che lo Studio ha adottato in tempi “non sospetti”, quando con le mie socie Emanuela Campari Bernacchi e Valentina Lattanzi, rispettivamente responsabile e partner del dipartimento di Finanza strutturata, abbiamo costituito una task-force di professionisti appartenenti a diverse practice dello Studio, con l’obiettivo di fornire alla clientela un approccio integrato e multidisciplinare. Da qui la partecipazione ai maggiori eventi di settore, tra cui il Blockchain Forum Italia – del quale lo Studio è partner – dove è nato il primo contatto con ABI Lab e al quale sono seguiti diversi confronti per la pianificazione strategica del progetto Spunta.
Quali sono stati i principali nodi da sciogliere nel primo contratto per una Dlt?
La predisposizione dell’architettura contrattuale di Spunta ha richiesto anzitutto un grande impegno di coordinamento dei diversi attori coinvolti: ABI Lab, i fornitori infrastrutturali e tecnologici e, ovviamente, gli operatori bancari. È stato chiesto a tutti i player uno sforzo per uscire dalla classica dinamica cliente-fornitore, di “fare sistema”, di comprendere che la natura distribuita del progetto avrebbe richiesto un approccio diverso e più flessibile anche nella negoziazione e nella contrattualizzazione. La grande disponibilità dimostrata è stata la chiave: passo dopo passo, con il confronto e la ricerca di soluzioni legali creative, insieme abbiamo scalato la montagna. Altro punto saliente ha riguardato la disciplina della titolarità dei diritti sulla dApp Spunta (dApp è il nome abbreviato di decentralized application, ossia applicazione decentralizzata). Il fatto che, in ottica di sistema, i diritti appartengano in comunione ad ABI Lab ed agli istituti bancari partecipanti alla Fase 1 del progetto, ha richiesto una precisa disciplina confluita in un regolamento della comunione che confidiamo possa costituire la base per i possibili sviluppi futuri. Infine, le tematiche connesse al trattamento di dati personali in sistemi Dlt si sono rivelate particolarmente ostiche, anche alla luce del carattere di immutabilità connesso all’elemento tecnologico, che mal si sposano con i principi normativi in materia di data retention. Certamente le caratteristiche “flessibili” di Corda, la soluzione tecnologica prescelta, hanno agevolato non poco la ricerca di un punto di incontro tra tutti gli operatori coinvolti nel processo. E la cura certosina del mio Collega Marco Galli, con un approccio specifico (e appassionato!) alla protezione dei dati, ha fatto il resto.
Che prospettive vede dalla sua visuale per Spunta?
Spunta ha prospettive dirompenti, se vogliamo essere moderni, o dire strategiche, se si vuole essere concreti. Mi piace sottolineare l’importanza della pianificazione strategica, impostata con ABI Lab prima di iniziare le attività di negoziazione e di predisposizione della documentazione contrattuale. Partendo dalla disciplina di un processo molto specifico e verticale – la spunta interbancaria – abbiamo creato un modello tecnologico e contrattuale che consentirà lo sviluppo di nuovi use case sull’ABILabChain che, preme ricordarlo, non è “la Dlt di ABI Lab”, ma uno strumento a disposizione dell’intero ecosistema bancario. Per dirla con un’espressione cara a Silvia Attanasio (Head of Innovation dell'ABI, già in forze in ABI Lab quale responsabile della ricerca durante il progetto Spunta), la Spunta è un vagone, ma abbiamo creato anche i binari. Sono certa che questi binari vedranno correre molti altri vagoni.
Blockchain pubblica e privata
Inutile che le dica che il dibattito è quanto mai serrato tra blockchain permissionless e permissioned. Lei ha scritto il contratto per Spunta che per definizione è una Private Permissioned Distributed Ledger Tecnology (Pp-Dlt), ossia una blockchain con una rete privata ed un consorzio di partecipanti, allo stesso tempo partecipa a Quadrans Foundation che invece ha come bandiera la blockchain permissionless, quella dove tutti possono essere parte su di una rete aperta.
Non credo negli approcci massimalisti e preferisco un atteggiamento agnostico: non esiste un’unica soluzione buona per tutte le stagioni. Per fortuna, aggiungerei. Sono i termini a dovere essere usati in maniera appropriata: andrebbe evitato l’uso del termine blockchain e Dlt come solo strumento di marketing e avulso dall’implementazione della concreta soluzione tecnologica. Allo stesso modo, è una realtà che soluzioni permissionless potrebbero non rivelarsi ideali o efficienti in determinati contesti. Aggiungo: vale la pena di ricordare la madre di tutte le domande, da porsi prima di intraprendere qualsiasi progetto in ambito blockchain: ho davvero bisogno di una blockchain? Con questo intendo dire che valutare attentamente esigenze e caratteristiche del processo o del servizio è dirimente per comprendere se utilizzare una blockchain/Dlt e, in tal caso, per determinare quale sia la tecnologia più adatta al progetto.
Che spazi vede per le blockchain permissionless?
Sintetizzare in poche parole un tema così complesso non è semplice: gli orizzonti per le blockchain permissionless credo siano ampissimi e, molto probabilmente, siamo ancora alle prese con la punta dell’iceberg del fenomeno. L’aspetto che più mi ha affascinato sin dal principio è la possibilità di creare condizioni di scarsità in senso economico nell’ambiente digitale attraverso la tokenizzazione degli asset. Per i beni che “nascono” digitali – pensiamo ad esempio a film, e-book opere musicali – i vantaggi sono evidenti, con la possibilità di creare mercati secondari e di contrastare la pirateria, a vantaggio sia delle imprese creative che dei consumatori.
E per quelle permissioned?
Sono convinta che le blockchain permissioned si dimostreranno di grande utilità nella gestione di servizi e processi in contesti caratterizzati da un numero limitato di attori con la necessità di maggiore controllo sulla gestione. In questo senso, credo che la struttura giuridica del consorzio sia destinata a vivere una seconda giovinezza.
Spunta è il progetto delle banche, coordinato da ABI Lab e promosso dall’ABI, per risolvere la rendicontazione dei conti reciproci tra le banche con una blockchain permissioned. La rubrica "Le voci di Spunta” raccoglie le opinioni e le posizioni di tutti i protagonisti che lavorano a una Dlt del mondo bancario in Italia. Qui tutti gli articoli della rubrica