Psd2, tra open banking e open data economy
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24 Luglio 2019
I pagamenti digitali stanno entrando sempre di più nella vita di tutti i giorni, sotto la spinta non solo della tecnologia ma anche del regolatore europeo che con la Psd2 ha introdotto importanti novità. La rivoluzione è in arrivo, ma a che velocità?
I pagamenti digitali stanno diventando un’abitudine prevalente per i consumatori di tutta Europa: nel 2018, mediamente il 45% dei pagamenti è stato effettuato con carta di credito o debito, percentuale che sale sino quasi al 70% nel Regno Unito e in Nord Europa; includendo anche i pagamenti dal conto corrente (es. i bonifici), la media europea sale al 71% (in crescita rapidissima dal 61% di due anni fa), con paesi oltre il 90%.
I pagamenti digitali in Italia
Anche nel nostro paese la diffusione dei pagamenti digitali è in forte crescita, sebben ancora inferiore alla media europea: nel 2018, il 26% di tutti i pagamenti retail è stato effettuato con carta di credito o debito, in crescita del 50% rispetto a soli 5 anni fa, e quasi la metà con mezzi diversi dal contante.
Il dato sui pagamenti rispecchia un trend più generale di “abitudine al digitale” nella fruizione dei servizi finanziari: circa il 54% dei consumatori europei accede a servizi di online banking, oltre il 70% considerando la fascia di età più giovane (18-24 anni). Anche in Italia, 19 milioni di utenti accedono mensilmente ai propri conti correnti tramite web (67%) e/o app (38%), quest’ultima in raddoppio come canale preferito negli ultimi anni; i correntisti online appaiono anche quelli maggiormente multi-bancarizzati ed abituati ad usare piattaforme diverse, con un numero medio di conti pro-capite pari a 1,5.
In questo contesto di digitalizzazione, spinto da innovazioni tecnologiche a impatto sempre più frequente sulla nostra vita quotidiana (si pensi ad esempio alla tecnologia contactless per i pagamenti con carta, ai wallet che rendono virtuale la carta sul telefonino, alle app per pagare bonifici e bollettini con un click), il regolatore europeo ha introdotto normative volte a rafforzare ancora di più la velocità e la comodità dei pagamenti, la sicurezza delle transazioni, e la competizione fra gli attori del mercato.
Il Salone dei Pagamenti 2019
La Psd2, i pagamenti innovativi, l'open banking saranno al centro della quarta edizione del
Salone dei Pagamenti, in programma al MiCo di Milano il 6, 7 e 8 novembre 2019.
Il Salone rappresenta il più importante appuntamento italiano sull’innovazione e i pagamenti, dove presentare soluzioni, servizi e prodotti per pagamenti sicuri, trasparenti e semplici.
È uno spazio di idee per essere Protagonisti del nuovo mondo.
L’edizione 2018 ha registrato 10.000 presenze, sessioni plenarie al completo e un grande pubblico partecipativo in tutte le 90 conferenze delle tre giornate con 400 relatori e oltre 100 partner fra aziende, startup, media.
La partecipazione è gratuita.
Cosa cambia con l'arrivo della Psd2?
Dopo l’introduzione, lo scorso novembre 2018, dei bonifici istantanei (con lo schema Sct Inst e la infrastruttura centrale Tips per il regolamento e l’accredito dei bonifici in meno di 10 secondi in tutta Europa), è ora in arrivo a settembre la direttiva Psd2 (Revised Payment Services Directive). Essa introduce da un lato regole più stringenti nell’autenticazione della clientela per ridurre il numero di frodi (cd. Sca, Strong Customer Authentication), dall’altro l’obbligo per le banche di dare accesso alle informazioni sui conti dei loro clienti a terze parti (Ttp, Third Parties Providers) - ovviamente previa autorizzazione dei clienti stessi - tramite interfacce tecnologiche standard (Api), per consentire in particolare l’aggregazione delle informazioni di conto corrente (Ais – Account Information Service) e l’avvio di transazioni di pagamento (Pis – Payment Initiation Service).
Seppur normando un aspetto “tecnico”, la direttiva ha l’obiettivo dichiarato di ampliare il mercato dei servizi finanziari per il consumatore finale, incentivando la nascita di nuovi attori e nuovi prodotti. Di fondo, in realtà, sottende una rivoluzione culturale ancora più forte, sancendo il principio che i dati del conto di pagamento non sono più appannaggio della banca, ma proprietà del cliente stesso, che ne può dare visibilità e accesso a chi desidera, e usarli altrove.
Il banking diventa "contextual"
Questo diritto alla data self determination, unito alle potenzialità attuali di innovazione nell’utilizzo dei big data (fra artificial intelligence e machine learning), avrà nel lungo periodo implicazioni importanti:
- se i dati e le informazioni finanziare diventeranno una “commodity”, si andrà verso una “product commoditization” dei servizi finanziari di base, mentre il vero fattore discriminate sarà la user experience del cliente; vincerà colui che saprà portare al consumatore (già abituato ad esperienze digitali evolute nei settori dello shopping online, del food, dei trasporti), un’esperienza sempre più personalizzata, istantanea, rilevante, seamless;
- l’accesso ai conti, reso obbligatorio dalla Psd2 tramite le Api, sarà solo l’inizio; il mercato finanziario si aprirà gradualmente verso un’ottica di pieno open banking, con strategie di open plaftorm integration e rebundling dei servizi finanzari verso prodotti e servizi di terze parti, per portare il cliente a un’esperienza non solo bancaria in senso stretto, ma ampliata nei diversi momenti di interazione (da tutti i servizi legati agli acquisti in negozio, alle micro assicurazioni istantanee, …);
- l’interazione con il cliente sarà sempre più fluida, digitale e basata su touchpoint chiave identificati dalla grande mole di dati a disposizione, in ottica di contextual banking (per fare un esempio che già realtà frequente nel Regno Unito, lo scoring creditizio non più aggiornato una volta all’anno con i bilanci consegnati in filiale, ma calcolato in tempo reale sulla base dei dati a cui il cliente ha consentito l’accesso: movimenti su tutti i conti correnti, vendite su Amazon o Ebay, ecc.; intercettato un evento rilevante positivo o negativo, si attiva un touchpoint commerciale con il cliente).
Quale velocità? Tre fattori da considerare
Se l’orizzonte sulla rotta appare chiaro, meno lo è pero la velocità di avvicinamento. Da un lato, infatti, il settore bancario si sta muovendo con velocità differenti nei diversi paesi in Europa e nel mondo, anche a fronte di un quadro normativo ancora non omogeneo, dall’altro non è ancora evidente fino a che punto, oggi, il consumatore sia pronto, e abbia fiducia, nel dare accesso ai propri dati finanziari.
1. In particolare la readiness all’open banking e l’interoperabilità oggi variano globalmente:
- l’Europa ha già adottato con la Psd2 una normativa open banking “di sistema”, mentre è ancora in corso di valutazione negli Stati Uniti;
- l’Australia è invece front runner (adoption già avviata, con perimetro anche più ampio rispetto alla Psd2);
- all’interno dell’Europa, solo il Regno Unito è oggi “già live” nell’Open Banking, con Api obbligatorie da inizio 2018 per le principali banche del paese;
- gli standard tecnologici europei non sono ancora allineati: il Regno Unito ha standard dettagliati per legge, nel resto dei paesi sono in corso iniziative cooperative di settore (come ad esempio, in Italia, la piattaforma Cbi Globe già lanciata quest’anno);
- il numero di licenze Ttp (per essere “nuovo attore” dei servizi Pis e Ais) richieste in Europa sono ancora inferiori a 200, di cui quasi la metà nel Regno Unito.
2. Il trade-off fra fluidità dell’esperienza utente e sicurezza delle transazioni non è ancora stato completamente risolto: ad esempio, come i nuovi servizi Psd2 debbano essere soggetti alle normative antiriciclaggio è ancora in corso di definizione dalle diverse banche centrali nazionali dei paesi europei (con rischio di approcci non omogenei).
3. La fiducia dell’utente in chi governa le proprie informazioni sensibili e il proprio patrimonio rimane un tema centrale, su cui le banche possono giocare un ruolo privilegiato di innovatori e aggregatori “intelligenti” nei confronti di nuovi soggetti terzi (per esempio Fintech).
Verso un'open data economy
L’open banking è sicuramente un trend di innovazione inarrestabile, parte di un’evoluzione complessiva che punta ad una open data economy, in cui da un lato tutti i dati potranno essere sempre più aperti, integrati e gestiti in maniera fluida e value accretive (per innovazione, opportunità e servizi), dall’altro il consumatore potrà essere davvero al centro del controllo delle proprie informazioni, supportato dalla tecnologia e dalle regolamentazioni di sistema (Psd2, Gdpr, ecc.).
Diventerà solida realtà solo però se sapremo bilanciare davvero e costantemente innovazione, benefici, sicurezza e fiducia dei clienti. Con regole del gioco uguali per tutti gli operatori in campo (banche, istituzioni finanziari, altre tipologie di player).
Vincenzo Gringoli (Director Bain & Company) e Mariagiovanna Di Feo (Principal Bain & Company)