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21 Gennaio 2025 / 00:57
L’Educazione finanziaria? Facciamola al femminile

 
ESG

L’Educazione finanziaria? Facciamola al femminile

di Igor Lazzaroni - 13 Marzo 2022
È uno strumento per superare le differenze di genere in campo economico che emergono in maniera chiara da diverse ricerche di respiro globale. Il ruolo di FEduF
Secondo lo studio Managing the Next Decade of Women’s Wealth del Boston Consulting Group, che ha svolto questa rilevazione a livello mondiale, le donne dispongono oggi del controllo di circa un terzo della ricchezza mondiale, grandezza che aumenta molto velocemente al ritmo di 5 trilioni di dollari ogni anno. La tendenza è destinata a crescere in modo significativo sul breve e medio termine: se consideriamo gli anni dal 2016 al 2019, le donne hanno accumulato ricchezza a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 6,1%. Nonostante la crisi determinata da COVID-19, sul breve termine si prevede che, nei prossimi quattro anni, CAGR accelererà al 7,2%, a ulteriore conferma delle tendenze in evoluzione in atto.
È importante e senza dubbio interessante la fotografia della distribuzione di questa ricchezza: rispetto al totale della ricchezza nella loro area di residenza, le donne nordamericane ne possiedono il 37%, detenendo anche il maggior volume di attività in termini assoluti (35 trilioni USD). Al posto d’onore, con il 33% rispetto al totale e un controvalore di 1,5 trilioni USD si trovano le donne residenti nella regione che comprende Australia, Nuova Zelanda e Isole del Pacifico, seguite dall'Asia - escluso il Giappone - al 32% (13 trilioni USD) e dall'Europa occidentale al 31% (14 trilioni USD).
E perché abbiamo escluso il Giappone? Perché rappresenta un’eccezione: con una quota di ricchezza totale di soli 2,7 trilioni USD di dollari, le donne giapponesi sono in ritardo rispetto alle altre nazioni industrializzate. Una delle ragioni di questa situazione è che le donne giapponesi devono affrontare più barriere all'inclusione economica rispetto alle loro coetanee globali. Gli ostacoli includono opportunità limitate di avanzamento, poiché poche donne hanno posizioni nei ranghi manageriali del paese. Inoltre, la cultura giapponese attribuisce alle donne la responsabilità primaria dell'assistenza familiare e domestica e, di conseguenza, le donne escono dalla forza lavoro prima degli uomini e hanno più difficoltà a tornare.
Analogamente l'Europa occidentale registrerà una crescita molto più lenta della ricchezza femminile nei prossimi quattro anni rispetto ad altri mercati avanzati, lentezza che poi si tradurrà in un divario sempre più ampio nella ricchezza delle donne tra l'Europa occidentale e i suoi maggiori pari per volume di asset, Nord America e Asia.
A fronte di questi dati appare sempre più necessario disegnare percorsi di educazione finanziaria che tengano conto del fatto che, anche nel nostro Paese, a partire dall’adolescenza, sia i ragazzi che le ragazze subiscono pressioni a conformarsi agli stereotipi di genere prevalenti nella società in cui vivono. Queste spinte di fatto alimentano negli adolescenti lo sviluppo di comportamenti e competenze in linea con tali stereotipi, andando così a determinare una diversa attitudine nei confronti delle competenze in ambito finanziario.
Purtroppo, numerose ricerche testimoniano come la disuguaglianza di genere abbia costi sociali ed economici assolutamente rilevanti: secondo la ricerca del Boston Consulting Group le aziende con almeno il 30% dei dirigenti donne hanno un aumento del 15% della redditività rispetto a quelle con direttivi solo maschili e basta una sola donna in più nella squadra di manager per aumentare il rendimento di una azienda da 8 a 13 punti base. Ciononostante, il Rapporto annuale Women in Business 2021 di Grant Thornton in Italia evidenza come le posizioni di CEO occupate dalle donne siano scese al 18% rispetto al 23% registrato nel 2020, mentre In Europa la stessa posizione è occupata al 21% da donne.
Se andiamo a considerare il livello di alfabetizzazione della popolazione italiana, scopriamo poi che vi è una sostanziale parità tra uomini e donne, così come testimoniato dalla rilevazione della Banca d’Italia, che ha preso in considerazione il triennio 2017 – 2020. La ricerca mostra un altro aspetto fondamentale per capire quanto il processo di diffusione dell’educazione finanziaria possa e debba essere considerato come un veicolo di progresso culturale e sociale: circa il 33% delle donne rispetto al 26% degli uomini sottostima la propria competenza in materia economica pur raggiungendo punteggi sopra la media.
Tutti i dati confermano quindi come sia urgente e necessario investire sulla cultura finanziaria per agevolare il percorso di costruzione di uno sviluppo sociale ed economico equilibrato, sostenibile e inclusivo. Per questa ragione FEduF (ABI), grazie al fondamentale contributo delle Banche, promuove l’educazione finanziaria all’interno delle scuole, tenendo ben presente che l’istruzione e la formazione non si devono limitare a impartire conoscenze, ma devono sviluppare competenze e trasmettere i valori fondamentali necessari per indurre comportamenti corretti e responsabili.
Ad oggi, nessuno Stato membro dell’UE ha raggiunto la parità tra uomini e donne nel contesto lavorativo. A tal proposito, gli obiettivi del PNRR hanno posto, tra gli altri, particolare attenzione alla parità di genere: ci aspetta quindi un grande lavoro dal punto di vista del cambiamento culturale e perciò dobbiamo rivolgerci a tutti iniziando a parlare di questi temi già alle bambine e ai bambini delle scuole primarie.
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