Il denaro? È una magia
di Mattia Schieppati
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9 Ottobre 2019
Uno psicoanalista-umanista e un mago salgono sul palcoscenico del Salone dei Pagamenti per raccontare il valore del denaro nell’epoca della smaterializzazione. Accade il 7 novembre alle ore 10, in una conferenza-spettacolo nata allo Iulm di Milano che coinvolge in maniera nuova gli studenti, ma che ha tanto da insegnare anche agli adulti
Cosa succede a un mago quando va in crisi? Quando scopre che gli strumenti del suo lavoro – la capacità di creare mondi di illusione, e le monete che fa apparire e sparire tra le sue dita – non riescono più a far presa sul pubblico? Semplice, va dallo psicoanalista. Comincia così, da questa situazione di i
mpasse esistenziale, l’evento artisticamente più curioso ed extravagante che coinvolgerà il pubblico il prossimo
7 novembre, nella seconda giornata del Salone dei Pagamenti (leggi qui).
Ufficialmente è indicata in cartellone come «Conferenza-spettacolo di magia ed educazione al denaro», pensata, scritta, diretta e interpretata da Massimo Bustreo, umanista, consulente in psicologia dei consumi e del denaro, docente dello Iulm di Milano ma anche coach e formatore, qui nei panni dello psicoanalista che scava nel mago smagato, e Edoardo Ares, il mago appunto, illusionista professionista nonché allievo di Bustreo nello stesso ateneo milanese.
Psicologia e cultura
In pratica, sintetizza Bustreo, «una forma divulgativa nuova per chiamare a riflettere il pubblico, che sia una classe di studenti o – come in questo caso – una platea importante come quella del Salone dei Pagamenti, sui tanti e complessi temi legati alla psicologia del denaro, a come nelle scelte e nelle decisioni legate a questo atavico compagno dell’umanità entrino in gioco fattori legati alla neurologia, alla psicologia, alla sociologia, ma anche alla cultura e alla storia di ciascuno di noi. Il rapporto con il denaro è un elemento fondamentale della nostra vita psichica e sociale, ma non ci riflettiamo mai abbastanza. O non abbiamo le coordinate, gli strumenti per fare una riflessione compiuta».
Il valore dei soldi
Sul palco, il dialogo tra mago e psicanalista diventa così la cornice «per dare spazio al tema del denaro nella sua duplice veste», spiega Bustreo: «il denaro è ordinatore di valori ed emozioni che guidano comportamenti e aspettative, modificandone esiti e percezione, ma anche strumento capace di influenzare, con il suo potere suggestivo, i processi decisionali e la razionalità che si vorrebbe a lui associata». Sempre lungo quel sottile filo magico che separa magia, illusione, inganno dalla truffa o dal raggiro.
Lo spettacolo, tra parole, effetti di magia e la partecipazione interattiva del pubblico, ruota intorno a un tema chiave, che costituisce l’essenza stessa dei soldi: «il denaro è un’idea, è la rappresentazione della fiducia, garantisce il valore di uno scambio, è un elemento portatore di valore. La moneta è la concretizzazione di questa idea, la sua realizzazione pratica. Quello su cui è importante oggi riflettere, ed è importante farlo soprattutto con i giovanissimi, è quanto è rimasto oggi di questa percezione. Quanto ancora siamo capaci di riconoscere al denaro questo significato strumentale, e quindi di trasmetterlo alle nuove generazioni».
Accompagnare la smaterializzazione
Per il povero mago allenato a far comparire e scomparire monetine davanti agli occhi del pubblico, l’innovazione digitale e i processi di smaterializzazione del denaro sono un trauma. Il denaro che diventa impulso elettronico cambia le regole del gioco, nella magia ma soprattutto nella vita reale. «Se è giusto il processo che porta alla smaterializzazione, alla digitalizzazione del denaro non solo nei processi finanziari, ma anche nella vita di tutti i giorni, allora ecco che è ancora più fondamentale oggi aumentare le occasioni e gli strumenti volti all’educazione finanziaria. La smaterializzazione non deve essere un incentivo a deresponsabilizzare i nostri comportamenti rispetto al valore e all’uso del denaro», sottolinea Bustreo. «Già oggi i ragazzi hanno un rapporto leggero, strumentale, disincantato con il denaro. È come se non fossero più abituati a riconoscere nel denaro il “frutto” della fatica e del lavoro, e questo è un problema culturale. Che porta con sé, o che forse è causato, dallo sgretolamento dell’idea di futuro. Senza questa idea il denaro cessa di essere lo strumento per costruire qualcosa e diventa un fine. Le famiglie, la scuola, i media devono riflettere su questo e tornare a raccontare il denaro nel suo giusto valore. Il fatto che un evento importante come il Salone dei Pagamenti scelga di portare sul palco questo tema, di fronte a centinaia di ragazzi, ci dice il mondo delle banche ha maturato questa consapevolezza e sta mettendo in campo un impegno encomiabile rivolto alle nuove generazioni».
(Photo Credits: le fotografie presenti nell'articolo sono state realizzate da Alessandro Cimma)
Massimo Bustreo, lo psicoanalista
Edoardo Ares, il mago