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17 Luglio 2024 / 09:34
Disegniamo una strategia per la sostenibilità

 
Scenari

Disegniamo una strategia per la sostenibilità

di Mattia Schieppati - 18 Settembre 2020
Il Green Deal della Commissione Ue e le Supervisory expectations della BCE segnano la strada dell’introduzione di logiche ESG per l’attività bancaria. Secondo l’economista Marina Brogi è un percorso strategico non più derogabile, che richiede nuovi framework di riferimento per la valutazione dei rischi, e apre nuove opportunità di business. Se ne discute lunedì 21, durante la prima giornata di Supervision, Risks & Profitability
«La pandemia ha indotto le banche a un’attenta analisi della sostenibilità del proprio business nel medio termine e all’ideazione di strategie per salvaguardare gli equilibri gestionali e riportare a regime i ratios patrimoniali. La gran parte delle banche ha risposto tempestivamente, adattandosi ai nuovi contesti turbolenti». Ovvero, passare attraverso il “risk”, per strutturare nuove strategie di “profitability”. Un ragionamento che si muove in positivo quello di Marina Brogi, ordinario di International Banking and Capital Markets alla Sapiena di Roma.Lunedì 21 alle 14, nell’ambito dell’evento Supervision, Risks & Profitability, Brogi sarà chair della sessione dal titolo Sustainability, Climate change e Pandemic risks: profili normativi, nuovi modelli e fattori di rischio, opportunità competitive (qui il programma completo). Una sessione che mette al centro il tema della sostenibilità a 360 gradi: gli ESG, e cioè i criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, non solo come strategia di sviluppo per le imprese, e per il mondo finanziario nello specifico, ma come ecosistema all’interno del quale imprese e finanza si trovano a immaginare nuovi percorsi strategici. Definendo, contemporaneamente, le regole di questo nuovo e mutato scenario.

Fino allo scoppio della pandemia, quello degli ESG era “il” tema che pareva destinato a occupare la scena di questo e dei prossimi anni, sia in ambito finanziario che industriale. Un processo solamente interrotto, o l’esperienza covid-19 ha cambiato qualcosa nel modo di intendere e leggere l’ampio contesto della sostenibilità?

La pandemia Covid-19 oltre all'emergenza sanitaria ha determinato la prima crisi sistemica dopo la crisi finanziaria globale del 2008. Autorità e Governi sono intervenuti tempestivamente per cercare di contenere i danni economici collaterali ma gli impatti saranno comunque considerevoli. Non credo che si interromperà il percorso verso l’introduzione di logiche ESG nell’attività bancaria sulla quale si sono pronunciati autorità nazionali e internazionali. Si tratta di un trend che spazia dallo sviluppo di nuovi prodotti per la clientela alla crescente applicazione di metriche ESG nella valutazione della controparte. Nel contesto di crisi attuale e in chiave strategica, le banche non possono non considerare in particolare le linee strategiche tracciate nell’ambito del Green Deal proposto dalla Commissione europea nel dicembre 2019 e il relativo piano di investimenti, che orienterà anche i provvedimenti di sostegno all’economia in corso di finalizzazione ed approvazione a livello europeo, e le Supervisory expectations emanate dalla Banca centrale in consultazione lo scorso 20 maggio, che richiedono espressamente alle banche di includere in modo chiaro e misurabile obiettivi in ambito climate/environmental risk nelle proprie strategie e nel Risk Appetite Framework a partire dall’anno in corso.

Sicuramente il lockdown e le sue conseguenze a livello globale hanno portato in primo piano il tema della gestione del rischio. Come ha reagito il sistema a questo “cigno nero” imprevisto e imprevedibile? Quali mancanze si sono evidenziate, e cosa invece ha funzionato al di là delle aspettative?

Rispetto al 2008 le banche si sono trovate più forti all'appuntamento con questa crisi dal punto di vista patrimoniale e anche gli strumenti di gestione del rischio mi sembra siano maggiormente rodati anche se Covid-19 è stata certamente una crisi imprevedibile anche in termini di portata. La pandemia ha indotto le banche a un’attenta analisi della sostenibilità del proprio business nel medio termine e all’ideazione di strategie per salvaguardare gli equilibri gestionali e riportare a regime i ratios patrimoniali. La gran parte delle banche ha risposto tempestivamente, adattandosi ai nuovi contesti turbolenti. Nonostante le criticità del caso, guardando al “bicchiere mezzo pieno”, questa occasione rappresenta un vero e proprio stress test per verificare la resilienza del sistema bancario: le banche hanno dovuto reagire ad uno shock più severo di quelli ipotizzati dai vari scenari degli stress test e finora hanno saputo rispondere repentinamente in modo da garantire la business continuity e sostenere l’economia reale.

Uno sguardo al panorama italiano. La sostenibilità è un tema entrato nelle logiche delle imprese italiane? Il sistema bancario e finanziario sta muovendo le leve giuste per attivare questo circolo virtuoso?

Per l'Italia una delle sfide deriva dalla dimensione delle aziende, più piccole che in altri Paesi, per le quali la transizione verso modelli più sostenibili è proporzionalmente più onerosa. Sebbene ci siano aziende piccole e start-up “native sostenibili”, per molte altre c'è ancora molto da fare. Inoltre, ci sono problemi relativi alla reperibilità dei dati delle aziende più piccole. Questi ultimi sono ad oggi pochi, e poco centralizzati, perciò poco accessibili sia da fonti private (es. siti proprietari delle società) che da fonti pubbliche (es. repository delle autorità). Interessante è l'idea dell'introduzione di uno standard informativo semplificato per le PMI o per le società non obbligate alla redazione della DNF al fine di ridurre gli oneri amministrativi legati alla predisposizione e pubblicazione della DNF contenuto nella recente consultazione Consob dello scorso luglio 2020. La difficoltà del reperimento dei dati è ancora più critica quando si guarda alle PMI: il gap informativo è tuttora molto ampio ma la tassonomia dei rischi ESG sarà sicuramente un’ottima guida per facilitare il processo di mappatura dei rischi e migliorare la qualità delle informazioni in tema di ESG trasmesse alle banche, nonché alle autorità. È vero anche che la mole di dati richiesta, nonché la razionalizzazione delle informazioni, dovrebbe essere proporzionale alla dimensione del business (sia dal lato della banca, che dal lato delle imprese).

Il titolo della sessione che lei presiederà parla di “opportunità competitive” date dal combinato di ESG, climate change e episodi globali come la pandemia. Quali sono queste opportunità, e di quali strumenti il mondo finanziario deve ancora attrezzarsi per sfruttarle al meglio?

Sul tema delle opportunità, rimane un tema centrale valutare come incorporare la sostenibilità nei requisiti prudenziali. Personalmente sono a favore di incentivi in positivo per favorire la transizione verso modelli maggiormente sostenibili (es. Sustainable Finance Supporting Factor, Green Supporting Factor, ESG Supporting Factor nell’ottica di un alleggerimento patrimoniale). Il Brown Penalizing Factor per penalizzare le imprese meno virtuose dal punto di vista climate, potrebbe avere effetti indesiderati, se troppo repentini. La reazione delle banche alla crisi pandemica ci ha inoltre insegnato l’importanza della capacità del sistema finanziario di attivare con prontezza una strategia di gestione delle crisi. Per questo, è indispensabile che il livello di attenzione degli Organi apicali e in generale di tutte le persone che lavorano nel mondo delle banche, sia massimo. Anche per questo, l’appuntamento annuale di ABI – Supervision, Risks & Profitability è una delle occasioni di confronto con gli esperti delle varie aree gestionali al quale è sempre istruttivo partecipare.
Lunedì 21 e martedì 22, partecipa gratuitamente all'evento digitale: iscriviti qui
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