Flessibilità, predittività, storytelling, affinità digitali con le nuove tecniche. Sono queste – afferma Claudia Pasquini, Responsabile Ufficio Rischi, Controlli e Sostenibilità ABI – le quattro le dimensioni su cui il risk management deve puntare per far fronte a un contesto caratterizzato da forte incertezza, dall’evoluzione della regolamentazione e dalle aspettative di clienti e supervisori, dalle nuove tecnologie e dai risk drivers emergenti.
Nella videointervista rilasciata a Bancaforte in occasione di Supervision, Risks & Profitability, Pasquini evidenzia anche come il gap dei dati sia ancora un tema rilevante per la gestione del rischio ESG, in particolare per le controparti di minori dimensioni.
Su questo fronte, Pasquini ricorda come ABI abbia maturato un modello di dati ESG fondato su tre livelli: i dati pubblici di natura amministrativa, facilmente accessibili, come ad esempio i consumi energetici; i dati standardizzati di sintesi, che le imprese dovrebbe mettere a disposizione delle controparti, finanziarie e non, in modo volontario per fornire le proprie informazioni sui temi ESG; infine, i dati che ogni singola banca può eventualmente far emergere con propri questionari per cogliere, ad esempio, un’opportunità di finanziamento.