La banca nel metaverso
di Massimo Cerofolini
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11 Novembre 2022
Al Salone dei Pagamenti si parla dei mondi immersivi tra videogiochi, visori di realtà virtuale e lenti di realtà aumentata. Lorenzo Montagna, ospite del panel dedicato al tema: «Malgrado il crollo di Meta, e il passo falso del suo progetto, il cantiere della sperimentazione è in fermento. Attesi almeno 800 miliardi di investimenti fino al 2030. Si apre una fase nuova del web a cui le banche debbono guardare»
Videogiochi immersivi, realtà virtuale, realtà aumentata, gemelli digitali, criptovalute. Sono tecnologie diverse, senza grossi punti di contatto l’una con le altre. Ma nell’ottobre del 2021 Mark Zuckerberg – che nell’occasione cambia il nome della sua Facebook in Meta - fa un annuncio che finisce per associarle di fatto sotto un unico destino: prende un termine da un romanzo di fantascienza del 1992 e lo innalza a nuova frontiera della rete, un internet in 3D, un mondo nuovo dove – anziché con mouse e tastiera, riempiendo un riquadro con testi, foto e video – agiremo con voce e gesti per tramite di un nostro doppio, un avatar, con cui muoverci, parlare, studiare, lavorare e fare acquisti in spazi a imitazione della vita reale.
Scommessa vinta come mossa per sviare l’attenzione dalle accuse di fake news e discorsi d’odio che tenevano Facebook nell’angolo. Scommessa al momento persa sul piano dei risultati, con pochi adepti disposti a seguirla (200 mila utenti della piattaforma in 3D di Meta, Horizon World, contro il mezzo milione attesi), un crollo in borsa del 70 per cento rispetto a un anno fa e una raffica di circa 11 mila licenziamenti negli ultimi giorni. In molti, del resto, obiettano che il metaverso non esiste, e forse mai esisterà, perché manca di quelle caratteristiche che attribuiamo al web che conosciamo: permanenza, sincronicità, interoperabilità, ossia possibilità di spostarsi facilmente da un sito all’altro o di mandare una mail dall’account Google a una che poggia su Yahoo. Vero, siamo molto lontani da questo traguardo. E lo stesso Zuckerberg ha sempre parlato di almeno dieci anni prima di raggiungerlo davvero.
Eppure, malgrado l’infelice vicenda personale, qualcosa l’uscita del capo di Meta l’ha messa comunque in moto. Miliardi di investimenti, insieme a sperimentazioni ed eventi, in una sorta di eccitazione collettiva, continuano a piovere adesso su tecnologie di natura e storia diverse, quelle che abbiamo detto all’inizio appunto, tutte però rivestite e dinamizzate da questa parola magica: metaverso. Goldman Sachs, per dire, prevede l’arrivo di 800 miliardi nei prossimi otto anni, altri azzardano cifre ancora maggiori. E allora l’impressione è che questo impasto di diavolerie digitali stia spingendo comunque internet verso una sua nuova stagione. Una terza incarnazione della rete. Che forse, per comodità, finiremo per chiamare web3, o metaverso. Un po’ come facciamo oggi usando il termine “intelligenza artificiale”: è ormai chiaro che di intelligente gli algoritmi hanno poco, ma continuiamo a chiamarla così, per convenzione.
Di qui lo spazio che Abi ha deciso di dare al fenomeno organizzando un apposito panel nel prossimo Salone dei pagamenti, in programma a Milano il 24 e 25 novembre. Esperti e responsabili di istituti bancari proveranno a disegnare scenari, applicazioni e problematiche connesse con questi nuovi mondi immersivi. Tra questi anche Lorenzo Montagna, uno dei maggiori esperti italiani delle tecnologie immersive e autore del libro Metaverso – Noi e il web 3.0: “Il metaverso – spiega– è un cantiere in piena attività, ricco di progetti e soluzioni ogni giorno più interessanti”. Certo al top dell’esperienza immersiva restano sempre i visori di realtà virtuale, che isolano l’utente in una realtà ricostruita in digitale, simulando le sensazioni della vita fisica. “Diesel per esempio – racconta Montagna – ha messo in vendita case a Miami che possono essere letteralmente vissute, personalizzate e arredate semplicemente indossando un dispositivo sul volto, anche a chilometri di distanza. E progetti simili arrivano nel campo della moda, delle automobili o dell’aeronautica”.
Ma in questo momento le applicazioni più interessanti vengono dalla realtà aumentata, grazie a occhiali, schermi, lenti e dispositivi che all’ambiente circostante aggiungono informazioni e immagini di complemento. “Gucci e Amazon – continua Montagna – stanno realizzando cataloghi in 3D dove è possibile provare virtualmente un rossetto, un abito o un mobile sovrapposto alla realtà esistente”. Ancora più spettacolari sono poi i visori di realtà mista, che permettono di interagire con un ologramma, usati per esempio in ambito chirurgico per addestrare i medici a un intervento sui pazienti.
“In realtà – commenta Montagna - anche un semplice cellulare o un computer sono mezzi sufficienti per accedere ai mondi immersivi. E del resto se c’è qualcosa di già disponibile che può dare un’idea di cosa dovrebbe diventare il metaverso sono i videogame interattivi come Roblox, Minecraft o Fortnite, dove le persone – oltre a sfidarsi come nei classici giochi – possono anche incontrarsi tramite i loro avatar, ascoltare un concerto, acquistare beni fisici o virtuali muovendosi in spazi simili a quelli del quotidiano”.
Accanto a questi giochi chiusi, gestiti cioè da aziende con sistemi di autenticazione e monete digitali valide soltanto per quegli specifici giochi, esistono poi realtà più avanzate che poggiano sulla tecnologia blockchain, prive cioè di un vero e proprio proprietario. In piattaforme come Decentraland o The Sandbox, per esempio, tutti i beni che il giocatore possiede possono essere spostati da un mondo all’altro, un po’ come nella vita reale. Senza soluzione di continuità.
E per le banche, che prospettive si aprono? “La banca del futuro – dice Massimiliano Colangelo, Financial services lead di Accenture Italia – sarà una metabank. Il che non significa tanto che si accederà alla filiale con un visore in 3D, ma che verrà fuori un modello di business capace di mettere insieme tutti gli ingredienti tecnologici legati al metaverso. E cioè gli algrotmi, i dati, l’intelligenza artificiale, il real time e l’esperienza immersiva”. Grazie alla metabank, secondo Accenture, il settore del retail potrebbe raddoppiare il numero di interazioni commerciali, ottimizzare il costo della rete e il modello operativo attuale, triplicando i prodotti venduti.