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06 Giugno 2025 / 15:26
Fondazione Cariparo rilancia il genio di Cristina Roccati, prima fisica d’Italia 

 
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Fondazione Cariparo rilancia il genio di Cristina Roccati, prima fisica d’Italia 

di Maddalena Libertini - 4 Giugno 2025
Poetessa, accademica e fisica del XVIII secolo, nonostante una vita da primato, è stata a lungo dimenticata. Una mostra a Rovigo - prorogata fino al 29 giugno - fa luce sulla sua storia e sul contributo femminile alle scienze
È stata quantificata in 16,8% la percentuale di donne che si laurea in materie STEM in Italia (dati Istat 2024), uno dei numeri più bassi d'Europa e un valore che è spesso usato come indicatore rappresentativo nelle battaglie contro gli stereotipi e il divario di genere. Un gap che è difficile da spiegare se non con pregiudizi socioculturali ancora duri da scardinare.
Ma se nel XXI secolo, epoca del predominio tecnologico, sembra difficile per le ragazze farsi strada nel campo delle materie scientifiche, nel Settecento, l'Età dei Lumi, era quasi impossibile ed è per questo che la storia di Cristina Roccati (1732-1797) è tanto eccezionale quanto degna di essere conosciuta. Aiuta a riscoprire la figura della terza donna laureata del mondo la mostra "Cristina Roccati. La donna che osò studiare fisica" a Palazzo Roncale a Rovigo. Per l'interesse dimostrato dal pubblico e dai media l'esposizione è stata prolungata fino al 29 giugno.

L'esempio di una pioniera

Cristina Roccati ha solo 15 anni quando lascia la natale Rovigo per andare a Bologna a studiare all'università. È il 1747, Rovigo in quel momento è un piccolo centro di 5000 abitanti, non certo una metropoli, ma lei ha la fortuna di appartenere a una famiglia benestante e, soprattutto, capace di superare le convenzioni del tempo, riconoscere le sue doti e investire nei suoi studi, preferendola al fratello maschio. L'università non era luogo per donne e, secondo le fonti accreditate, solo due fino a quel momento avevano conseguito una laurea: Elena Corner Piscopia a Padova nel 1679, nonostante il parere contrario del vescovo Gregorio Barbarigo che aveva affermato "È uno sproposito dottorar una donna, ci renderebbe ridicoli a tutto il mondo", e nel 1732 proprio all'ateneo bolognese Laura Bassi, la prima a ottenere anche una cattedra universitaria pur se con limiti all'insegnamento pubblico. A quest'ultima si rivolge la giovane Cristina, giunta in città accompagnata da una zia e dal maestro di casa, prima studentessa fuori sede della storia. La ragazza ha già ricevuto riconoscimenti per i suoi sonetti e la poesia sarà una attività che continuerà a coltivare, ma i suoi interessi di istruzione si rivolgono alle scienze: segue i corsi di logica, filosofia, meteorologia, geometria e fisica. "Frequenta insieme ai colleghi maschi, fatto raro per l'epoca, le lezioni, sia nelle istituzioni di Bologna, sia a casa dei professori. Partecipa alle osservazioni astronomiche alla Specola, o anche alle dissezioni nel teatro anatomico e alle dimostrazioni sperimentali di fisica all'Istituto delle Scienze", dice la curatrice della mostra Elena Canadelli, docente di storia della scienza all'Università di Padova.
Mentre l'illustre anatomista dell'Alma Mater Studiorum Petronio Zecchini (1739-1793) sostiene che "L'intelletto femminile è governato dai movimenti dell'utero e perciò c'è la necessità di una guida maschile per le donne", Cristina Roccati, presentata al collegio esaminatore da Laura Bassi, si laurea a pieni voti a 18 anni ed è decisa a proseguire. Nel 1752 si trasferisce a Padova per approfondire la fisica newtoniana, l'astronomia, e anche il greco e l'ebraico. Uno scandalo finanziario in cui è implicato il padre la costringe a tornare a Rovigo, dove nonostante l'onore della famiglia sia ormai pregiudicato e lei sia costretta a vendere parte della sua biblioteca per le difficoltà economiche, la sua fama di erudita resta solida. L'Accademia dei Concordi, che ha appena creato un locale istituto di scienze, le affida un corso pubblico di fisica. Le lezioni sono aperte alla cittadinanza e lei, oltre che scienziata, si dimostra abile divulgatrice delle teorie e delle scoperte di Galileo e Newton. Nel 1754, non senza opposizioni e proteste, viene eletta Principe dell'Accademia dove continuerà a insegnare almeno fino al 1777. Del suo lavoro si sono conservate 51 lezioni con appunti e disegni.

La scienza è per tutti

"Nonostante le difficoltà, grazie a un confine non ben definito tra pubblico e privato, scienza e meraviglioso, nella seconda metà del Settecento alcune donne riuscirono a ritagliarsi un ruolo nella scienza. Si pensi a figure come la matematica Maria Gaetana Agnesi a Milano e la fisica Laura Bassi a Bologna, o, in Francia, alla matematica Émilie du Châtelet. Tra loro ci fu anche la rodigina Roccati", ricorda Canadelli.
Per questo la mostra, attraverso pagine manoscritte delle sue lezioni, libri, strumenti e altri documenti, ricostruisce la vicenda di Roccati e, al contempo, la contestualizza in un secolo in cui i prodigi dei fenomeni naturali, l'elettricità, il magnetismo, la gravità, le maree, l'osservazione del cielo, appassionavano e incuriosivano anche i non specialisti. Gli esperimenti di elettricità o della scomposizione della luce si tenevano perfino nei salotti e fioriva una letteratura scientifica divulgativa, tra cui Il Newtonianismo per le dame ovvero dialoghi sopra la luce e i colori (1737) scritto da Francesco Algarotti dopo essere stato ospite in Francia proprio della marchesa du Châtelet e di Voltaire.
La problematica della presenza femminile nella scienza, sottolinea Canadelli, era oggetto di dibattito alla metà del Settecento ma è una questione tutt'ora aperta. "A lungo le donne sono state escluse da percorsi istituzionali in campo scientifico e anche oggi il tema della loro presenza/assenza nella scienza continua a fare riflettere e discutere, con il permanere della disparità di genere nelle materie scientifiche. La figura della Roccati consentirà di approfondire in chiave storica questi temi di grande attualità".
Da Cristina Roccati prende il nome uno dei 34 piccoli telescopi installati sul satellite PLATO dell'Agenzia Spaziale Europea. PLATO verrà messo in orbita nel 2026 e sarà cruciale per la ricerca di pianeti extrasolari intorno a stelle brillanti.
La mostra è promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell'ambito del programma di proposte culturali di Palazzo Roncale di Rovigo che mira a far conoscere la storia, la cultura e l'arte del territorio.
 
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