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18 Aprile 2024 / 02:58
Websoft: la fotografia dei 25 colossi mondiali

 
Scenari

Websoft: la fotografia dei 25 colossi mondiali

di Mattia Schieppati - 6 Dicembre 2019
Fanno 15 milioni di utili al giorno, sono dotate di una straordinaria liquidità e in borsa valgono il 21% di tutte le imprese mondiali. 14 hanno sede negli Usa, 7 in Cina, 2 in Giappone e solo 2 in Europa (Germania). Di cosa si occupano? 13 operano nell’Internet retailing, 7 nella produzione di software e 5 nell’Internet services, dai social al search engine e al settore payment. Il Report di Mediobanca analizza gli ultimi 5 anni di andamento dei giganti del websoft mondiali. In Italia le grandi occupano circa 10 mila persone
Il dibattito, nei giorni scorsi, si è concentrato sulla voce più mediaticamente appetibile: le tasse pagate (relativamente poche, secondo la vulgata) a fronte dei fatturati (stratosferici). In realtà, lo studio realizzato dall’Area Studi di Mediobanca dal titolo I giganti del websoft - Software & Web Companies (2014-2019) (vedi qui) è una miniera ricchissima di dati, che fotografa con la forza dei numeri un mondo di cui tanto si parla ma spesso senza avere contezza delle sue reali dimensioni. I giganti che danno il titolo allo studio sono le 25 web company o produttrici di software con fatturato superiore agli 8 miliardi di euro, delle quali sono stati analizzati gli andamenti di bilancio degli ultimi 5 anni. In pratica, la punta dell’iceberg di tutto quel che nel mondo si muove e produce nell’ambito del digital in diversi settori: dall’Internet retailing, allo sviluppo di software, agli internet services (social, search engine, web portal, payment system). Di questi, 14 hanno sede operativa negli USA, 7 in Cina, 2 in Giappone e 2 in Europa (entrambi in Germania). Un club estremamente ristretto e potente, dati i volumi che macina e la liquidità di cui dispone.  

La vera forza? La liquidità

I colossi analizzati da Mediobanca si distinguono per solidità patrimoniale e soprattutto per liquidità, potendosi permettere di investire in titoli a breve termine addirittura più delle grandi banche europee e americane. Il 2018 è stato un anno di grande crescita per le websoft. Il fatturato complessivo tocca quota 850 miliardi di euro (pari al 6,4% del giro d’affari totale delle multinazionali mondiali), in crescita del 24,5% sul 2017 e del 109,7% sul 2014. Una corsa straordinaria, specialmente se paragonata a quelle delle multinazionali manifatturiere (+13% sul 2014). In questa cornice estremamente positiva sono soprattutto le aziende cinesi a brillare, grazie a ricavi incrementati del 294% sul 2014. I big americani crescono, invece, “solo” del 91%.

Un derby Usa-Cina

Il mercato è sempre più concentrato e il podio resta ancora tutto a stelle e strisce. Nel 2018 i primi tre giganti, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft rappresentano circa la metà dei ricavi aggregati del settore. Amazon (203,4 miliardi di euro) si conferma in prima posizione per fatturato dal 2014, seguita da Alphabet (119,5 miliardi) e Microsoft (96,4 miliardi).
Nel 2014-2018 è aumentato il gap tra i primi cinque giganti e gli ultimi cinque: nel 2014 la differenza di fatturato era poco superiore ai 240 miliardi di euro, nel 2018 è più che raddoppiata a oltre 480. Nel 2014-2018 la crescita media annua più elevata è appannaggio delle cinesi NetEase (+54,8%) e Alibaba (+49,1%), seguite da Facebook (+45,5%).
Nel 2018 i colossi del websoft hanno prodotto utili per 110 miliardi di euro (l’11,7% del totale delle multinazionali mondiali), ciascuno mediamente per circa 15 miliardi al giorno rispetto ai 7 nel 2014. Anche in questo caso la crescita non teme paragoni con quella delle multinazionali manifatturiere: +20,3% per le websoft e +4,3% per le altre. Se si allarga la prospettiva ai cinque anni, i giganti del settore hanno macinato profitti per 413 miliardi di euro, di cui 82 miliardi Alphabet, 78 Microsoft e 48 Facebook.

Occupazione: raddoppiata in 5 anni

Nel 2018 le websoft occupano quasi 2 milioni di persone sparse nel mondo (il 6% della forza lavoro di tutte le multinazionali mondiali), segnando un aumento di +902 mila unità sul 2014 (+91,6%, contro il modesto +1% delle multinazionali manifatturiere). La sola Amazon ha determinato oltre la metà di tale incremento. L’azienda di Jeff Bezos è il primo datore di lavoro del settore e ha più che quadruplicato il numero dei propri dipendenti tra il 2014 e il 2018, in parte grazie all’acquisizione di società minori, raggiungendo 647mila unità nel 2018. Al secondo posto una cinese, JD (179 mila occupati) e al terzo l’americana Oracle (136 mila). La prima europea è al settimo posto: la tedesca Sap (94 mila).

In cosa investono?

Nel 2018 le websoft poggiano su una base patrimoniale solida, con mezzi propri tangibili pari in media a 1,1 volte i debiti finanziari. Le società cinesi risultano più solide di quelle Usa (capitale netto tangibile, rispettivamente, 2 e 1 volta i debiti finanziari). Spiccano Facebook e la giapponese Nintendo che non hanno debiti finanziari.
Alla fine dello stesso anno le websoft detenevano 507 miliardi di euro di liquidità, pari a oltre un terzo del totale attivo (tre volte di più della media di una multinazionale). Il 22% del totale attivo (305 miliardi) è investito in titoli a breve termine (circa la metà sono titoli di Stato Usa), percentuale appena superiore a quella delle maggiori banche europee e americane (21%) e di gran lunga a quella delle multinazionali (3%). Dal 2014 al 2018 la liquidità delle websoft è aumentata in media di circa 49 miliardi ogni anno ed è stata utilizzata prevalentemente per acquistare società minori e azioni proprie: nel 2018 i buyback hanno superato di quattro volte quelli del 2014, arrivando a 78 miliardi di euro.

Regine di borsa

La borsa è uno dei terreni più fertili per i colossi websoft. Basti pensare che, anche se prese singolarmente, Microsoft, Amazon e Alphabet valgono più dell’intera Borsa Italiana. A fine 2018 i giganti del websoft (tutti quotati ad eccezione del gruppo tedesco Otto, a controllo familiare) concentravano il 21,6% della capitalizzazione delle multinazionali mondiali e valevano oltre otto volte la Borsa italiana e oltre il doppio di quella tedesca, registrando un incremento medio annuo del +19,8% nel 2014-2018 (+3,3% quello delle multinazionali manifatturiere). A metà novembre 2019 i colossi del websoft capitalizzavano 5.065 miliardi di euro e il podio di Borsa era così rappresentato: Microsoft-Alphabet-Amazon.

Le websoft in Italia

La presenza in Italia di questi avviene tramite controllate ubicate per la quasi totalità nelle province lombarde di Milano e Monza–Brianza, con l’eccezione della biellese Bonprix (società del gruppo tedesco Otto) e della romana Booking.com (Italia). L’aggregato delle controllate italiane ha un peso minimo se confrontato al totale mondiale websoft: nel 2018 il fatturato supera i 2,4 miliardi di euro (pari allo 0,3% del totale) e occupa oltre 9.840 unità (pari allo 0,5% del totale). L’aggregato presenta un’elevata stabilità finanziaria con un capitale netto tangibile quattro volte maggiore dei debiti finanziari e una bassa liquidità (4,5% del totale attivo), in linea con le caratteristiche tipiche di ogni filiale di un grande gruppo estero; le branch italiane di Amazon, Microsoft, Booking e Sap trasferiscono parte della loro liquidità.
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