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19 Aprile 2024 / 04:54
Voce e realtà immersive, il futuro passa da qui
Smart speaker che fanno da assistenti vocali nelle azioni quotidiane e che possono essere usati anche dalle aziende per tenere viva la relazione con il cliente. Visori per realtà aumentata e virtuale che hanno già trovato casa nell'industria 4.0, ma le opportunità più significative possono arrivare dai negozi fisici, incluse le filiali bancarie. Luca Della Dora di We Are Social e Lorenzo Montagna di Second stAR VR spiegano perché queste due tecnologie sono mature e saranno sempre più diffuse nei prossimi anni. Di innovazione, banche e retail si parlerà a #ilCliente, in programma a Milano dal 15 al 17 aprile ...
È il primo contatto con il mondo esterno che abbiamo avuto quando ci formavamo nel grembo della mamma. È la prima manifestazione del Dio della Bibbia, il cui principio era il Verbo. È il primo strumento con cui l’homo sapiens ha trasmesso la conoscenza ai suoi simili, scoprendo la potenza dell’oralità migliaia di anni prima della scrittura. Difficile, in altre parole, pensare a qualcosa di più emozionante, di più antico e di più caldo di una voce. O forse no. Forse più emozionante ancora è vivere qualsiasi tipo di esperienza immaginaria con tutta la sinfonia dei nostri sensi, come se la sperimentassimo realmente.
Il suono della parola da una parte e l’immersione simulata dall’altra. Sono questi i due chiodi a cui gli esperti di comunicazione stanno appendendo il filo per catturare l’attenzione di un pubblico sempre più distratto da mille stimoli, mille messaggi, mille richieste di tempo. Complici due tecnologie che, dopo una discreta gestazione, sono giunte al giusto grado di maturità: la prima sono gli smart speaker, la seconda la realtà virtuale e quella aumentata.

Assistenti vocali sempre più intelligenti

Luca Della Dora, direttore Marketing e Innovazione, We Are Social
Prendiamo gli smart speaker, gli altoparlanti intelligenti che come dei fidati maggiordomi se ne stanno in un angolo della casa pronti a risponderci con linguaggio naturale a quello che ci passa per la testa. Dalla richiesta di una certa canzone alle ultime notizie, dal meteo agli impegni del giorno, inclusi gli acquisti da fare, per non dire della possibilità di accendere luci, tv o riscaldamento semplicemente chiedendolo. Spiega Luca Della Dora, direttore Marketing e innovazione di We Are Social (agenzia che fa largo uso delle nuove tecniche di comunicazione), ospite del recente Osservatorio ABI Digital Marketing e Comunicazione Integrata (ne abbiamo parlato qui): “I segnali sono chiari. Questi dispositivi, lanciati da Google e Amazon, a cui fanno seguito modelli di aziende come Apple e Samsung, sono stati uno dei regali più gettonati durante le ultime feste di Natale. Si stima che entro il prossimo anno saranno presenti in oltre metà delle case americane. Non solo, sempre entro il 2020 è previsto che quasi una richiesta su tre, al computer o al cellulare, verrà fatta tramite la voce. Insomma non possiamo ignorare che la relazione tra uomo e macchina si sta velocemente evolvendo: abbiamo cominciato con la tastiera, siamo passati al mouse, quindi è stato il momento del touch screen e ora siamo nella fase dell’oralità. E le ragioni del successo sono molto semplici: se in un minuto riusciamo a scrivere al massimo 40 parole, nello stesso tempo ne facciamo uscire dalla bocca 150. E in modo assolutamente più semplice e spontaneo”.

#ilCliente 2019, un futuro semplice

Di comunicazione, nuove forme di linguaggio, relazione con il cliente si parlerà anche a #ilCliente, il grande appuntamento di riferimento per l’industria finanziaria retail promosso dall'ABI, in programma il 15, 16 e 17 aprile a Milano.
A #ilCliente le vision e i modelli che guidano il rapporto con la clientela nell’epoca della disruption collaborano nella definizione di un nuovo design della relazione. Facendo dello sviluppo sostenibile un valore condiviso del fare impresa.
In tre giornate di incontri, confronti, workshop e networking, #ilCliente è l’occasione per conoscere i modelli, le tecnologie, le soluzioni, le idee per rendere più semplice, immediata, coinvolgente la Customer Experience.
Non è un caso, quindi, che gli smart speaker abbiano bruciato i tempi per l’affermazione di massa che sono stati necessari agli altri simboli della rivoluzione digitale: ci sono voluti 20 anni perché il web raggiungesse la metà della popolazione mondiale, 7 per gli smartphone e ce ne vorranno appena 5 per i dispositivi vocali.

Per le aziende è arrivato il momento di attrezzarsi …

Ma come? “Anzitutto – dice Della Dora – c’è una scelta di strategie. Perché si può agire fondamentalmente in due modi. Il primo riguarda le skill, ossia quei programmi scaricabili, come si fa con le app, grazie a cui si possono aggiungere prestazioni specifiche all’assistente vocale: in pratica si potrebbero creare soluzioni “parlate” per risolvere piccoli problemi o per mantenere viva la relazione con la clientela mediante una modalità semplice e diretta. Il secondo sistema è rivolgersi a degli editori, come ad esempio radio o autori di podcast, che creano servizi a cui legare il nome dell’azienda”.
C’è poi una questione specifica che riguarda i contenuti, per loro natura diretti soltanto alle orecchie degli utenti. “Guai – avverte Della Dora – a bombardare il nostro cliente con messaggi promozionali tipo spot. Basti pensare che nel 1992 quasi la metà delle persone gradiva le pubblicità. Oggi appena una su quattro”. E dunque? “Dunque – continua – bisogna puntare sulla bontà delle proposte da trasmettere a voce. Che devono essere coerenti con il brand ma soprattutto utili, di servizio”. E infatti, già oggi, le skill che hanno più successo sono per esempio quelle in cui il marchio di un’impresa viene legato a una ricetta raccontata da un bravo chef. O le news. O i suggerimenti a voce che arrivano mentre si gioca a un videogame.

Le realtà immersive, ossia realtà aumentata e realtà virtuale

Lorenzo Montagna, fondatore di Second stAR VR
“La realtà virtuale è lo strumento con il maggior impatto emotivo mai prodotto dalla tecnologia”, taglia corto Lorenzo Montagna, fondatore di Second stAR VR, anche lui ospite dell’Osservatorio ABI per parlare di realtà immersive. Di fatto, dentro questa famiglia si muovono in parallelo due distinti approcci. Il primo è, appunto, la realtà virtuale. Quella in cui l’osservatore inforca un visore e viene completamente introdotto in un ambiente digitale, dove osserva gli eventi a 360 gradi, come nella vita reale, con la possibilità di riprodurre – tramite altoparlanti e sensori - anche le percezioni acustiche e tattili. Il secondo approccio è la realtà aumentata, dove il mondo fisico che abbiamo davanti viene integrato e arricchito con le informazioni digitali che appaiono sulle lenti di occhiali speciali o sull’inquadratura della fotocamera del cellulare.

I Big del Tech si muovono

Certo, tante volte in passato i giganti della tecnologia hanno annunciato l’imminente diffusione di massa di questi prodotti, senza un effettivo seguito. Ma secondo Montagna questa è la volta buona e attenzione a non arrivare preparati, senza contenuti, quando il grosso delle persone ne faranno un uso massiccio: “Basta osservare – dice – alcuni indizi recenti. Facebook per esempio, presentando il suo visore di realtà virtuale Oculus Go, ha fissato come obiettivo quello di raggiungere un miliardo di persone. Il costo stesso del prodotto, reso nel frattempo più leggero e facile da usare, è sceso sotto i 200 dollari. Di più: YouTube ha promesso di rendere accessibili su Oculus tutti i contenuti social. Per non parlare di un peso massimo come l’Nba che ha deciso di trasmettere in realtà virtuale le grandi partite del basket americano”.
Non solo. Persino Tim Cook, il timoniere di Apple, ha ammonito che la gente passa troppo tempo sugli smartphone (compresi i suoi iPhone) e che il futuro, secondo lui, sarà tutto per la realtà aumentata. Segno che il grande affare del futuro sarà, più che vendere pezzi di plastica e microchip, quello di conquistare un bene sempre più raro, il nostro tempo. “E cosa c’è di più coinvolgente di rivivere fino in fondo, senza neppure uscire di casa, qualsiasi tipo di esperienza ci venga messa a disposizione?”.

Dove si useranno?

Quanto alle applicazioni, Montagna srotola una lista di settori dove questi due strumenti hanno già trovato casa. L’industria 4.0 è in cima alla lista: “Il lavoratore – racconta – avrà accesso a informazioni supplementari pur mantenendo le mani libere. E con grande facilità si potranno fare manutenzioni collegandosi coi migliori esperti, formazione del personale o seguire la logistica anche a chilometri di distanza”.
Ma è dal mondo del retail che arrivano le opportunità più significative per tanti negozi fisici, incluse le filiali delle banche. La sede di una banca, per esempio, può diventare un luogo dove i clienti possono sperimentare virtualmente gli acquisti che intendono fare (e magari farseli finanziare): una macchina, un viaggio, una casa. “Anche le ricerche di mercato avranno uno strumento in più – aggiunge Montagna – visto che tramite il visore è possibile scoprire cosa cattura di più l’attenzione del cliente, sia che guardi un manifesto o uno scaffale nel negozio, sia che scorra una pagina sul web”. Con la realtà aumentata, poi, è già possibile scoprire come sta un vestito o un trucco sovrapponendone l’immagine al nostro selfie. O se il divano rosso del catalogo si abbina bene con i nostri mobili del salotto. “Per non parlare degli algoritmi di intelligenza artificiale che permettono di riconoscere un determinato oggetto in una foto e dirottare l’utente nel negozio online per comprarlo”, dice ancora l’esperto.
“Per tutti questi motivi – conclude Lorenzo Montagna – le aziende che hanno interesse a comunicare le proprie offerte non possono permettersi di rimanere fuori da questa rivoluzione e restare sguarniti di contenuti per un pubblico destinato a crescere a vista d’occhio. Il rischio è di muoversi troppo tardi. Quando i concorrenti avranno già preso il largo”.
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