Visa : "Sempre più vicini alle banche"
di Flavio Padovan
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4 Novembre 2019
Enzo Quarenghi, nuovo Country Manager di Visa in Italia, anticipa come cambierà la strategia della società sotto la sua guida. Non solo carte, ma anche consulenza e servizi a valore aggiunto rivolti a tutte le banche per accelerare il processo di innovazione verso soluzioni di pagamento frictionless. E più comunicazione sul valore che possono trarre da un leader mondiale che serve 3,5 miliardi di clienti in 200 Paesi. Pronto un fondo da 100 milioni di dollari per collaborazioni e acquisizioni nel settore Fintech europeo
Il vero competitor di Visa in Italia? È il contante. Così la pensa Enzo Quarenghi, da poche settimane alla guida della società in Italia. Bancaforte lo ha incontrato a pochi giorni dall’edizione 2019 del Salone dei Pagamenti per capire non solo l’impronta che darà allo sviluppo di Visa come country manager, ma anche come vede il futuro dei pagamenti, le ragioni dell’uscita da Libra, i rapporti con le Big Tech e il mondo Fintech, l’efficacia delle soluzioni di sicurezza antifrode basate sull’intelligenza artificiale e il machine learning.
Da settembre è il nuovo Country Manager di Visa in Italia. Quali sono gli obiettivi che si è posto per il suo mandato? E come cambierà la strategia della società nel nostro Paese?
Innanzitutto devo dire che eredito una posizione già forte, essendo Visa la società leader mondiale dei pagamenti. L’Italia presenta grandi opportunità, perché ancora l’80% delle transazioni avviene in contanti. Il potenziale di mercato è, quindi, davvero grande. L’obiettivo di Visa è di contribuire a ridurre l’utilizzo del cash proponendosi come motore di innovazione, ruolo che la nostra scala globale ci permette di svolgere in modo particolarmente efficace. Nel mondo serviamo, infatti, 3,5 miliardi di clienti e sono 3,5 miliardi le carte che portano il nostro marchio. Dimensioni che ci consentono di effettuare investimenti rilevanti e di avere accesso privilegiato alle più avanzate tecnologie. Uno standing riconosciuto, tanto che l’ultima ricerca di Forbes indica il nostro brand come il più rispettato al mondo. È quindi un onore essere alla guida di una società come Visa in Italia, ma anche una responsabilità. Come cambierà la strategia? Sicuramente si può fare sempre di più, pur partendo da risultati positivi e da posizioni molto elevate. Ad esempio, dobbiamo essere più vicini alle banche, nostro primo canale distributivo. E non solo a quelle più grandi, ma a tutte, indipendentemente dalla loro dimensione, per aiutarle nel processo di innovazione. Per questo punteremo anche sui servizi a valore aggiunto e sulla consulenza. Dobbiamo aiutare i nostri partner a comprendere appieno il valore che possono trarre dalla collaborazione con Visa. Abbiamo un network che processa 65 mila transazioni al secondo e che opera in 200 Paesi. Disponiamo di una mole di dati unica, che può essere utilizzata per indirizzare le strategie di marketing e di prodotto. Possiamo essere a fianco delle banche nella lotta al contante, nella scelta delle tecnologie, nel creare soluzioni di pagamento sempre più semplici e fruibili per i clienti. Visa è una tech company che lavora per fornire soluzioni tecnologiche semplici e al costo più accessibile possibile per quanto riguarda gli utenti finali che siano esercenti, imprese, consumer o famiglie.
Quali sono i risultati di Visa in Italia?
Ottimi, considerando le nostre dimensioni. Vorremmo, ovviamente, che i pagamenti digitali si diffondessero ancora più velocemente e continueremo a lavorare su questo obiettivo. Noi abbiamo una mission di carattere anche sociale. Il nostro principale competitor in Italia non è una società, ma il contante. E per contribuire a questa trasformazione verso il digitale dobbiamo investire in cultura, consapevolezza, informazione, partendo dalle generazioni più giovani.
Secondo Visa come si trasformerà l'esperienza di pagamento tra 10 anni? Ci sarà spazio ancora per la materialità delle carte?
Nel nostro Paese si parla tanto di pagamenti innovativi, ma poi gli italiani non utilizzano ancora le carte di credito. Al di là della battuta, l’uso della moneta elettronica è lontano dall’essere un gesto quotidiano. Credo che tra 10 anni ci sarà una sempre maggiore diffusione di wallet elettronici. Ma oltre a soluzioni che utilizzeranno la carta dematerializzata, ci sarà ancora spazio per la carte di credito come le conosciamo oggi. L’uso dello smartphone sta crescendo molto rapidamente, ma non lo vedo come uno strumento in grado di offrire un’esperienza frictionless o un vantaggio significativo rispetto ad altre soluzioni. Per i pagamenti contactless ai tornelli della metropolitana, ad esempio, le carte sono estremamente più comode perché più leggere e maneggevoli. Bisogna poi considerare che al salire dell’importo delle transazioni, il mezzo diventa sempre meno rilevante per il consumatore. Per un oggetto o un servizio costoso, ha poca differenza utilizzare il chip&pin, il cellulare o il contactless. I fattori che incideranno di più saranno la sicurezza e la customer experience. Su quest’ultima si dovrà lavorare intensamente, sia per la carta fisica sia per quella virtuale, perché ci sono ancora ampi spazi di miglioramento. Anche se in Italia i vincoli normativi a cui devono attenersi gli emittenti obbligano a processi più lunghi che in altri Paesi ed è così difficile offrire quell’esperienza frictionless che vorrebbero clienti finali e aziende.
Le limitazioni al contante decise dal Governo favoriranno la moneta elettronica? Quali altre misure sarebbero utili per ridurre il gap con l'Europa nell'utilizzo dei pagamenti digitali?
Visa viene spesso chiamata dalle istituzioni per fornire opinioni, spunti e informazioni sulle best practice internazionali che possono essere da esempio per gli interventi in Italia in questo campo. Nelle ultime iniziative proposte dal Governo vedo, insieme, la volontà di combattere l’evasione e di promuovere i pagamenti elettronici. Comunque, in generale, l’obiettivo di Visa non è di azzerare il contante. Non sogniamo una società cashless. Vogliamo semplicemente che il consumatore abbia la libertà di scegliere il pagamento digitale quando lo preferisce. Non vogliamo forzare in nessuna direzione, ma è necessario che la scelta sia consapevole sia dei costi sia dei rischi. E quelli del contante in Italia sono colpevolmente sottovalutati. Nella Gdo, ad esempio, il costo del cash vale il 2% del fatturato ed è quindi notevolmente superiore a qualsiasi commissione dei pagamenti digitali. Più informazione su questo tema aiuterebbe sicuramente a fare scelte migliori.
Sta crescendo il numero di città dove si può prendere l'autobus o la metropolitana pagando il biglietto direttamente con la carta in modalità contactless. Che risposta sta avendo tra i viaggiatori la nuova soluzione di ticketing? La mobilità è una strada per rendere il pagamento digitale un gesto quotidiano?
Le iniziative avviate a Milano, Roma e Firenze stanno tutte registrando un importante gradimento da parte dei cittadini. Non sono tanto importanti i numeri o le percentuali di crescita, in alcuni casi addirittura impressionanti, quanto l’impatto che stanno avendo nella consapevolezza dei vantaggi dei pagamenti digitali. Sono emblematiche del ritardo che l’Italia soffre in questo campo le file ai caselli autostradali dove si paga solo in contante o quelle in metropolitana alla biglietteria self service. Il 90% di quelle persone ha in tasca una carta e non vuole utilizzarla o pensa che abbia costi aggiuntivi. Da questo punto di vista il ticketing contacless per i mezzi di trasporto pubblico è un’esperienza quotidiana e concreta che riuscirà a propagare in modo velocissimo l’uso della carta grazie anche al passaparola tra utenti.
State puntando molto sull'intelligenza artificiale per prevenire le frodi. Quali risultati state ottenendo?
Stimiamo che il nostro sistema di advanced authorization, basato sull’intelligenza artificiale, sia riuscito a sventare lo scorso anno 25 miliardi di dollari di frodi. Un risultato eccezionale ottenuto monitorando in tempo reale circa 500 parametri che, interpretati dall’AI, consentono di predire la rischiosità di ogni singola transazione. E, contrariamente a quanto si possa pensare, è una soluzione che non riduce il tasso di approvazione, ma al contrario ci permette di aumentarlo, perché siamo in grado di individuare meglio le transazioni realmente rischiose. Inoltre, l’utilizzo del machine learning permette al sistema di apprendere dalle singole esperienze e ricalibrare le decisioni sulla base di eventuali errori. E così stiamo migliorando continuamente l’efficacia del contrasto alle frodi. Siamo totalmente soddisfatti dell’impiego delle tecnologie di AI e machine learning perché in questo modo riusciamo ad offrire un servizio migliore e più sicuro a tutti i nostri clienti.
La strong customer authentication avrà un impatto negativo sulle transazioni elettroniche?
Non credo. Entrerà presto nelle abitudini dei consumatori e diventerà un elemento importante per il business perché la sicurezza è uno dei fattori chiave per lo sviluppo dei pagamenti elettronici. Va però spiegata e comunicata bene ai consumatori. Inoltre, per poter beneficiare dei vantaggi della SCA, è necessario che tutti i player si adeguino. E per questo mi sembra opportuno arrivare alla concessione di un periodo di proroga di cui si sta discutendo a livello europeo, in modo che anche i piccoli operatori possano essere compliant.
L'uscita dal progetto Libra da parte di Visa e di altri operatori “tradizionali” del settore dei pagamenti evidenzia un futuro divergente con le cosiddette Big Tech? E qual è la relazione con il mondo Fintech?
Anche Visa è un grande player tecnologico e gioca sullo stesso piano delle Big Tech, con cui collaboriamo in numerose iniziative. Per quanto riguarda Libra, abbiamo deciso come altri operatori di non aderire in questo momento, ma continuiamo a lavorare con Facebook per valutarne l’evoluzione. Siamo pronti a rivedere la nostra posizione in caso di parere positivo di tutti i regolatori. Sul fronte dell’innovazione e delle tecnologie, Visa guarda con grande attenzione al mondo fintech, tanto che ha stanziato un fondo da 100 milioni di dollari per avviare collaborazioni, finanziare o acquisire start-up in Europa.
Sarete presenti per la prima volta al Salone dei Pagamenti. Perché è importante questo appuntamento e quali novità presenterete?
Sono contentissimo di partecipare al Salone perché è un momento di confronto unico sull’innovazione, sulle tendenze del mercato e sulle tecnologie con gli altri player del settore. E, insieme, è un’occasione per presentare il futuro delle soluzioni di pagamento ai giovani e alle famiglie. Vogliamo far vedere quanto Visa abbia voglia di crescere insieme al Paese e raccontare i progetti su cui stiamo lavorando. Non utilizzeremo, però, il Salone come vetrina o come spot, ma come spazio per comunicare l’evoluzione di settori come il retail e la mobilità, per analizzare gli impatti dell’open banking e per capire la trasformazione digitale che sta cambiando sempre più rapidamente il modo di lavorare, le nostre città, le nostre vite.