Un’economia dai rifiuti
di Ildegarda, Ferraro
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9 Aprile 2018
Valgono miliardi. Perché tutto si può trasformare e anche quello che proprio non può tornare utile in realtà può produrre energia verde per settori energivori. Dall’immondizia prospettive nuove. E quello che conta alla fine è la qualità della vita
Nuovi alchimisti crescono. E mentre divido la carta dalla plastica e dal vetro, lascio l’organico nelle buste di mater bi, ossia la plastica organica biodegradabile, e l’indifferenziato nel sacco nero ripenso a come tutto questo può essere il petrolio di domani. Non solo la sciagura dell’oggi. È una suggestione, ma le prove arrivano giorno per giorno. Dagli scarti caseari confezioni biodegradabili (
leggi qui). E anche l’inutilizzabile in realtà è prezioso.
Apro il giornale e appare in chiaro “Cemento, serve più energia verde dai rifiuti ma le città italiane la ‘regalano’ alla Germania”. L’idea è che anche quello che proprio non si può più usare è prezioso per produrre combustibili al posto del petrolio. Come scrive Stefano Carli “gran parte dei 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e i 130 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (auto da rottamare, pneumatici, elettrodomestici, fanghi residui dei depuratori della rete idrica) finiscono all’estero, dove vengono usati per produrre Css, i Combustibili solidi secondari, che alimentano i comparti più energivori dell’industria: dal cemento alla siderurgia, dalla carta al vetro”. Il Css è una specie di pellet industriale. Piccole parti che vengono inserite nei bruciatori industriali come il pellet domestico viene messo nelle stufe. E viene dalla raccolta differenziata fatta a regola d’arte. Migliore è la qualità, migliore la resa. E le pubbliche amministrazioni in Italia pagano in media 170 euro a tonnellata per portare i rifiuti fuori.
Quanto valgono i rifiuti
Fabrizio de André cantava “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. A prescindere dai fiori, i rifiuti possono essere alla base di una florida economia. E valgono miliardi, 10 secondo il Waste Strategy Annual Report 2017 (
leggi qui). 100 top player nei rifiuti urbani hanno messo a segno un valore di produzione nel 2016 pari a quasi 7 miliardi e mezzo di euro, con un aumento del 3,8% sul 2015, più del doppio dell’aumento della nostra economia, fissato all’1,5%. Se poi a questi numeri si aggiungono quelli del comparto della selezione a valle della raccolta differenziata, le cifre complessive sfiorano i 10 miliardi. Secondo altre stime la gestione dei rifiuti, intesa come industria del riciclo, varrebbe 23 miliardi (
leggi qui).
Il latte diventa packaging e il riciclo è in almeno 10 consorzi. Intanto la produzione di immondizia aumenta costantemente. Siamo ormai a 536 chili l’anno per abitante, in crescita appunto rispetto ai 530 precedenti. Le cifre sono di Ecosistema urbano, che riporta anche città per città quanto si recupera (
leggi qui). Isernia, Nuoro e Matera tra le città che producono meno rifiuti urbani per abitante. Pordenone, Treviso e Trento quelle dove il recupero con la differenziata è maggiore.
Il programma Life
Economia dei rifiuti non è solo un comparto in sviluppo. È anche qualità della vita, ambiente e clima. In questo campo è stato da poco varato il nuovo Programma Life Ue 2018 – 2020 lanciato dalla Commissione europea (l
eggi qui). Il budget complessivo per il triennio è di un miliardo e 657 milioni. Due i sottoprogrammi, ambiente e azione sul clima. È prevista una maggiore facilità di accesso ai finanziamenti, snellimenti burocratici. Il futuro di domani è anche negli scarti di ieri.