Se i pagamenti verso la PA fossero elettronici
"I vantaggi? Dalla rendicontazione in tempo reale alla riconciliazione certa e automatica”. Ne parla Maurizio Pimpinella presidente di AIIP, l’Associazione degli istituti di pagamento e di moneta elettronica. "Questo semplificherebbe molto la vita alle amministrazioni, specie ai piccoli comuni spesso a corto di personale. Mi auguro che il Salone dei Pagamenti sia un’occasione importante per comunicare l’importanza e l’urgenza di un tema come questo”
Mentre si avvicina la data del Salone dei Pagamenti (9-11 novembre) il mondo del denaro sta vivendo una trasformazione senza precedenti sulla scia delle nuove tecnologie che permettono forme di dematerializzazione del denaro qualche anno fa inimmaginabili. Ma come fa il quadro legislativo italiano, spesso ancora legato a un mondo analogico che a volte sembra essere in via di estinzione, a convivere e ad adeguarsi alle nuove realtà digitali? L’Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica (AIIP), platinum partner del Salone dei Pagamenti, ha come scopo proprio quello di diffondere e favorire l’informazione e la conoscenza degli istituti e dei servizi di pagamento. Abbiamo chiesto a Maurizio Pimpinella, presidente AIIP, di spiegarci in parole semplici chi sono i nuovi soggetti (diversi dalle banche e dalle Poste) coinvolti nei servizi di pagamento. «I soggetti più conosciuti in questo mondo sono sicuramente Sisal e Lottomatica che provengono dal settore del gioco. Oggi sono i PSP (Payment Services Provider, fornitori di servizi di pagamento, ndr.) più utilizzati per il pagamento di bollettini dopo le Poste attraverso il circuito delle tabaccherie. Qui Financial Services ed Edenred sono invece istituti di moneta elettronica noti soprattutto per la gestione dei buoni pasto elettronici (i conosciutissimi Ticket Restaurant), mentre American Express, Diners e CartaSi insieme a BNL Positivity e Setefi sono impegnate nell’emissione delle carte di credito e nell’ accettazione dei pagamenti presso gli esercenti fisici e online. Poi c’è Factorcoop, società di factoring delle cooperative di consumo che si occupa di servizi di pagamento e gestione dei flussi finanziari relativi al commercio online. Infocamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio, come istituto di pagamento ha lanciato IConto, soluzione per i pagamenti online delle aziende verso la PA. Tra le più conosciute anche Airplus, che si occupa di soluzioni per il pagamento e l’analisi delle spese di viaggio aziendali. Molti altri istituti di pagamento e di moneta elettronica stanno entrando in Italia con il passaporto europeo per operare nel nostro paese».
Insomma, uno scenario in forte movimento …
Sono già passati sei anni da quando, nell’agosto 2010, a seguito dell’entrata in vigore della direttiva europea sui servizi di pagamento, è stato creato l’Albo degli istituti di pagamento e la Banca d’Italia ha autorizzato il primo istituito di pagamento nazionale. Oggi, in Italia, gli istituti di pagamento autorizzati sono 65 mentre sono 6 gli istituti di moneta elettronica tra cui, a breve, potrebbero apparire anche nomi come Facebook, Google, Amazon, grazie all’autorizzazione ottenuta in altri paesi europei. Oggi gli istituti di pagamento e di moneta elettronica possono offrire numerosi nuovi servizi come il pagamento online dei modelli F24 (i moduli per i pagamenti fiscali), @e-bollo e a breve anche dei voucher Inps e dei bonifici per la ristrutturazione edilizia, oltre ai prodotti e servizi già attivi come i conti di pagamento, le carte di debito, le carte di credito, le carte prepagate e fidelity, il pagamento di bollettini (anche Mav, Rav, bollettini Freccia), bonifici, peer to peer lending (microprestiti fra privati), installazione di terminali Pos, gestione di buoni pasto elettronici, pagamenti verso la PA con adesione a Pago PA, rimesse di denaro in Italia e all’estero, eccetera.
Quali sono i principali ostacoli al superamento dell’uso del contante e all’ affermazione di queste nuove forme di pagamento?
Una cashless society sarebbe una benedizione per l’economia, anche senza valutare gli enormi vantaggi che porterebbe in termini di sicurezza e legalità. Purtroppo, però, perché ciò avvenga
servirebbe un cambio di mentalità molto profondo. È per questo che da anni l’AIIP si impegna nella diffusione della cultura del digitale, in particolar modo tra i giovani, grazie a corsi universitari e a diverse attività formative con licei e associazioni delle Pmi. L’Italia sta facendo molto per colmare il gap digitale che la divide dagli altri paesi europei, ma la strada è ancora lunga. Le parole chiave per riuscire in questo intento restano sempre le stesse: formazione e semplificazione.
In particolare a che punto siamo con la dematerializzazione dei pagamenti in Italia sotto il profilo legislativo?
La soluzione migliore per me sarebbe traghettare l’Italia verso la semplificazione passando dal contante al digitale. La digitalizzazione però non deve essere solo monetaria, ma deve riguardare anche i processi che precedono e seguono il pagamento: è anacronistico che nel 2016 si costringa ancora i cittadini a conservare scontrini cartacei come prova di avvenuti pagamenti verso le pubbliche amministrazioni. Perché non confermare l’avvenuto pagamento tramite sms o e-mail? In questo modo non ci sarebbero contestazioni per doppi o mancati pagamenti, come invece oggi accade troppo spesso.
Quanto pesano i pagamenti verso la PA sul totale?
Circa il 50% dei pagamenti fatti oggi in Italia sono a favore della PA o un ente o azienda pubblica. Adottare standard omogenei e snellire procedure spesso farraginose è una priorità dell’intero comparto: in quest’ottica, l’impiego del digitale è imprescindibile. Basti pensare all’introduzione, dal 31 dicembre 2015, dell’obbligo di collegamento al Nodo dei Pagamenti dell’Agenzia per l’Italia Digitale da parte di tutte le amministrazioni per il pagamento di tributi e servizi da parte dei cittadini. Le informazioni entrano in un sistema di condivisione, generando risparmi grazie alla rendicontazione e alle operazioni di riconciliazione automatica di quanto ricevuto dalle amministrazioni. Il processo, ovviamente, non deve e non può fermarsi qui: è stata prevista, infatti, la possibilità di accesso al Nodo dei Pagamenti da parte di tutti gli operatori privati interessati. Già oggi, per esempio, l’Agenzia delle Entrate prevede il pagamento dell’e-bollo, mentre dal 20 giugno i cittadini possono effettuare i versamenti volontari all’Inps con PagoPA.
Insomma, anche nel settore pubblico le cose si muovono…
Anche se in Italia, negli ultimi due anni, i pagamenti elettronici con carte sono cresciuti a doppia cifra (+10,2% nel 2014 e +12,2% nel 2015), certamente anche grazie all’obbligo di dotarsi di Pos per esercenti e professionisti, ancora moltissime amministrazioni pubbliche non hanno aderito al circuito PagoPA. Nei primi tre mesi del 2016 il 75% dei pagamenti effettuati tramite PagoPA sono stati concentrati su soli tre enti creditori: Regione Veneto 36,7%, Ministero della Giustizia 22,9% e Regione Piemonte 17,8%. Stupisce, per esempio, che, oltre a moltissimi piccoli comuni, tra le Amministrazioni che non hanno adottato PagoPa risultino ancora i Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e quello dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. In un paese in cui il turismo è la componente più importante nella crescita del transato di e-commerce con un + 56% nel 2015 rispetto al 2014. A mio avviso il problema è che ancora non sono stati percepiti i vantaggi che si avrebbero se i pagamenti verso la PA si effettuassero tramite moneta elettronica: la rendicontazione avverrebbe in tempo reale, la riconciliazione, grazie all’introduzione dello IUV (identificativo univoco di versamento), sarebbe certa ed automatica. Questo semplificherebbe moltissimo la vita alle amministrazioni, in particolar modo ai piccoli comuni spesso a corto di personale. Mi auguro che il Salone sia un’occasione importante per comunicare l’importanza e l’urgenza di un tema come questo.