Incubatori italiani: quanti sono e cosa fanno
di Mattia Schieppati
-
18 Febbraio 2020
Dal Politecnico di Torino la terza edizione del Report che analizza la crescita delle “culle” dell’innovazione. In Italia sono 197 realtà, che occupano 1.100 persone e fatturano 390 milioni di euro. E in un anno sono cresciuti del 15%, con una forte accelerazione del Sud …
Contare le start-up offre una panoramica delle idee in circolo e della massa critica di imprese che scommettono sull’innovazione. Analizzare la quantità, le attività specifiche, gli investimenti e i risultati prodotti dagli incubatori significa invece misurare la capacità “di sistema” nel creare le condizioni, le strutture e le competenze per far sì che tali idee, e le imprese in erba che le incarnano, diventino reali strumenti di cambiamento, quindi un volano di impiego e di produttività.
È la premessa necessaria per inquadrare il valore del
Report sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani, giunto alla terza edizione, presentato presso il Politecnico di Torino e che sarà disponibile da marzo (
vedi qui). Il primo numero che colpisce, dei tanti proposti, è quello relativo al numero complessivo di incubatori attivi, che in Italia sono oggi 197, cresciuti di oltre il 15% nell’ultimo anno, con un numero di dipendenti che supera i 1.100 e un fatturato di circa 390 milioni di euro. Oltre 6 realtà su 10 si trovano nel nord del Paese (la Lombardia in particolare ospita il 26% degli incubatori italiani), ma il dato interessante è quello che evidenzia come la crescita più rilevante sia registrata dalle realtà dell’Italia meridionale e insulare, con un significativo +21%.
Un fenomeno che cresce
L’analisi è stata svolta dal team di ricerca Social Innovation Monitor (Sim) con base al Politecnico di Torino, in collaborazione con Italia Startup e Pni Cube e il supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Experientia, Impact Hub Milano, Incubatore Imprese Innovative Politecnico Torino (I3P), Instilla, Iren, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Team.
Come sottolineato dal Prof. Paolo Landoni del Politecnico di Torino, direttore scientifico della ricerca, «ci aspettavamo potesse iniziare ad esserci un rallentamento del fenomeno di incubazione e accelerazione dopo la forte crescita degli ultimi anni, invece nascono nuovi incubatori e acceleratori e molti di quelli esistenti si consolidano in termini di fatturato e numero di imprese incubate. Mi fa piacere sottolineare che la crescita più significativa si registra nel Sud Italia».
Cos'è un incubatore?
Tra le premesse del Report, una definizione di riferimento per inquadrare cosa si intenda per Incubatore, ovvero un’organizzazione che supporta attivamente il processo di creazione e sviluppo di nuove imprese innovative attraverso una serie di servizi e risorse offerti sia direttamente sia attraverso una rete di partner. L’analisi ha compreso anche realtà di co-working che offrono servizi di formazione imprenditoriale e/o accompagnamento manageriale.
Emerge dal Report che il 62,4% degli incubatori è di natura privata, il 15,2% ha natura pubblica (cioè gestiti esclusivamente da amministrazioni o enti pubblici, spesso tramite la creazione di società in-house) e il 22,4% ha natura ibrida. Tra gli incubatori sono presenti 18 incubatori corporate (cioè legati a imprese di grandi dimensioni) e 27 incubatori universitari.
Il benchmark europeo
La ricerca quest’anno è estesa anche al resto d’Europa. I risultati del confronto internazionale usciranno nei prossimi mesi, ma è stato anticipato che l’Italia, rispetto agli altri grandi paesi europei, purtroppo è quella con meno incubatori (197) in particolare rispetto a Francia (284), Uk (274), Germania (247); più vicina la Spagna (215).
Quanto valgono?
Il fatturato totale degli incubatori italiani del 2018 è di 391 milioni di euro, la media dei fatturati si aggira intorno ai 2 milioni di euro (+52% rispetto al 2017). Un incremento dovuto alla crescita di un ridotto numero di incubatori di grandi dimensioni. La mediana, infatti, è pari a 350 mila euro di fatturato per incubatore.
Rispetto all’anno precedente, la media dei finanziamenti ricevuti dalle organizzazioni incubate è cresciuta da 1,18 milioni a 3,30 milioni di euro (+179%). Il 27% degli incubatori italiani detiene quote societarie nelle organizzazioni incubate.
Quali start-up incubano?
Il numero delle start-up incubate in Italia è passato da circa 2.400 del 2018 a 2.800 (+15%). Si conferma il dato del 40,4 % delle start-up incubate che operano in servizi di informazione e comunicazione. Il secondo settore più rappresentato rimane quello legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 27,2% del totale. Il terzo settore maggiormente rappresentato è il manifatturiero con il 19,4%.Più del 70% delle start-up incubate si trova nell’Italia settentrionale, ma anche in questo caso la crescita maggiore si registra al Sud.«Gli acceleratori e incubatori italiani», osserva Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup, «svolgono un ruolo cruciale di scouting, di accelerazione e di accompagnamento delle giovani imprese innovative, soprattutto nella loro fase di avvio. Il nostro auspicio, tra gli altri, è che il Fondo Nazionale Innovazione abbia particolare attenzione nei confronti di questi importanti attori dell’ecosistema italiano, diffusi capillarmente sul territorio e concentrati soprattutto nella delicata fase di primo sviluppo delle start-up italiane».
Crescono i social incubator
La metà degli incubatori del campione analizzato incuba organizzazioni a significativo impatto sociale. Sono i cosiddetti social incubator, che sono per il 77% di natura privata e solo per il 7,7% pubblica. Gli incubatori social considerano più rilevante sia rispetto ai business, sia rispetto ai mixed (ovvero incubatori che ospitano sia realtà business che realtà a prevalente orientamento not-for-profit), l’offerta di servizi di valutazione dell’impatto sociale e di formazione e consulenza su Csr ed etica aziendale.