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11 Novembre 2024 / 11:57
Il 15,9 per cento dell’economia italiana si basa sulla cultura

 
Banche e Cultura

Il 15,9 per cento dell’economia italiana si basa sulla cultura

di Mattia Schieppati - 15 Febbraio 2024
L’annuale rapporto di Symbola mostra lo stato di salute (positivo!) delle filiere della cultura e della creatività italiane. “Un comparto che genera un valore aggiunto di 95,5 miliardi di euro, ma che soprattutto fa da motore alle tante industrie del made in Italy (moda, design, turismo, agroalimentare...) che si basano sulla bellezza e sulla sua forza di attrazione globale”, spiega il Presidente di Symbola, Ermete Realacci.
 
Se si cominciasse in maniera consapevole a considerarla una filiera industriale, ci si troverebbe a fare i conti con un settore - in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore - che nel 2022 in Italia ha generato complessivamente un valore aggiunto pari a 95,5 miliardi di euro, in aumento del +6,8% rispetto all'anno precedente e del +4,4% rispetto al 2019. Quella della produzione culturale e creativa è un’industria insomma viva, vitale, che ha saputo riprendersi in maniera sorprendente dopo il crollo drammatico e verticale del biennio del Covid (musei chiusi, manifestazioni live sospese, turismo azzerato...), che continua a macinare innovazione, e che - soprattutto - non viaggia in un universo parallelo rispetto agli altri contesti produttivi ma anzi “grazie alla sua forte relazione con la manifattura ha dato vita a una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy”.
È questa una delle chiavi di lettura più significative tra quelle che attraversano le 300 e passa pagine di Io sono cultura 2023, l’indagine realizzata da Fondazione Symbola giunta alla sua 13esima edizione che ogni anno misura gli impatti a livello economico e sociale delle industrie culturali e creative del Paese. Lo studio entra nel merito del valore economico di ciascuna delle diverse filiere che compongono questa macroaggregazione: dal design al cinema, dalla musica ai videogiochi, dalle performing arts al patrimonio culturale (musei, gallerie, siti archeologici), all’industria del libro, alle radio.

La bellezza come motore

Ogni settore è parte di una trasformazione già in atto nell’economia italiana che, sottolinea la ricerca, puntando su beni ad alto valore aggiunto, ha saputo incorporare cultura, bellezza e sostenibilità in manufatti e servizi, assecondando i suoi cromosomi produttivi, riuscendo ad intercettare la crescente domanda mondiale di beni di alta qualità. Lo dimostrano le tante filiere del made in Italy, dall’arredo all’agroalimentare, dalla moda alla meccatronica, che già oggi competono grazie ad un legame stretto tra manifattura, design e sostenibilità, spiegando parte dei successi dell’export italiano che nel 2023 potrebbe superare i 660 miliardi.
“Cultura e bellezza in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell'economia. Da qui il titolo del rapporto Io sono cultura, e grazie alla loro forte relazione con la manifattura hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy”, osserva Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. “Oggi, a tre anni dallo scoppio della pandemia e in piena fase di ricostruzione e ripartenza, le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i numeri dell'ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza. Ma anche perché sono un motore di innovazione per l'intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven. Ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo”.

Occupazione al +3%

Nella filiera operano 275.318 imprese (+1,8% nel 2022 rispetto all'anno precedente) e 37.668 organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 10,4% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), le quali impiegano più di 21 mila tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,3% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell'intero universo del non-profit). Lo stato di salute del settore è evidente soprattutto dai numeri che mostrano come sia tornata a crescere anche l'occupazione, tanto da recuperare gli oltre 43 mila posti di lavoro che si erano persi nell'anno precedente: sono 1.490.738 i lavoratori dell'intera filiera, con una variazione del +3,0% rispetto al 2021, a fronte di un +1,7% registrato a livello nazionale.

Un attrattore di persone (e di capitali)

“Ma la cultura per l'Italia è soprattutto un formidabile attivatore di economia”, osserva Andrea Prete, Presidente Unioncamere, istituzione che affianca Symbola nella realizzazione del report. “Complessivamente, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi, come quello turistico, dei trasporti e del made in Italy, per un valore pari a 176,4 miliardi di euro. Complessivamente produzione culturale e creatività, direttamente e indirettamente, generano valore aggiunto per circa 271,9 miliardi di euro (15,9% economia nazionale)”.  Nel solo comparto turistico, prosegue Prete, “la spesa complessiva sostenuta da turisti con consumi culturali - ovvero che hanno speso in spettacoli teatrali, concerti, folklore, visite guidate, musei, mostre, ecc. - ha sfiorato i 35 miliardi di euro nel 2022, pari al 44,9% della spesa turistica complessiva”.

Un’industria sostenibile e giovane

Altro tema emergente già rilevato nella scorsa edizione del rapporto è quello legato alla sostenibilità. “Cresce il numero di operatori che si misurano con questa sfida a vari livelli per costruire sistemi artistico-culturali capaci di leggere o sensibilizzare su temi come la crisi climatica”, scrivono i ricercatori. “Si diffondono primi strumenti di misurazione o gestione dell’impatto ambientale delle attività sia in ambito privato che pubblico. L’Italia è stato il primo, e ad oggi l’unico, Paese in Europa a sviluppare e rendere obbligatori nelle gare per l’affidamento di servizi e gestione degli eventi i CAM Eventi per la promozione di criteri ambientali per gli eventi culturali; prima della firma del decreto istitutivo (2022) gli eventi non rientravano tra le categorie merceologiche investite dal Green Public Procurement”.

Cultura e mondi digitali

Il Rapporto racconta poi una crescente compenetrazione con le tecnologie digitali e un rinnovato protagonismo delle nuove generazioni, nella fruizione e nella produzione di contenuti culturali e creativi. Fenomeno che sta favorendo un rinnovamento dell’offerta: sia in modo diretto, premiando contenuti più al passo con la contemporaneità, come la sostenibilità e i temi dell’inclusione, nei diversi settori della filiera, sia in modo indiretto, attraendo nuovi pubblici. Un rinnovamento che ci racconta un comparto capace di adattarsi ai cambiamenti, alle nuove sensibilità e preferenze, grazie anche ad un ricco patrimonio di saperi e competenze che alimentano non solo i settori culturali e creativi ma l’economia e la società italiane.
 
Con “é cultura!” un festival che dura tutto l’anno
 
Affrontare la produzione e l’attività culturale delle banche secondo un approccio integrato e “di filiera” è anche uno dei punti di forza di “é cultura!”, il festival promosso da ABI e ACRI, con la partecipazione della Banca d’Italia e dell’Ivass, la collaborazione con FEduF, per la valorizzazione delle iniziative culturali di banche, assicurazioni e fondazioni di origine bancaria.
Dopo il grande successo della prima edizione (2023), fervono i lavori per far crescere e diffondere la piattaforma di un festival che dura tutto l’anno attraverso un sito dedicato e i canali digitali.
Per le aziende, aderire a "è cultura!" significa prendere parte a un grande ed ambizioso progetto che valorizza il ruolo che gli attori del settore bancario e finanziario hanno nel promuovere lo sviluppo socioculturale italiano.
I NUMERI DELLA PRIMA EDIZIONE DI ECULTURA 2023:
- 47 banche e fondazioni di origine bancaria aderenti
- oltre 50.000 cittadini coinvolti
- 200 eventi in tutta Italia
- 60 città italiane
- 61 visite guidate
- 33 mostre in tutta Italia
- 30 eventi di educazione finanziaria e formazione
...e ancora conferenze, laboratori, concerti e molto altro.
Tutte le iniziative e le novità di “è cultura!” sono su: www.eculturadavivere.it
 
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