Blockchain, dalla consapevolezza all'azione
di Flavio Padovan
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25 Ottobre 2018
Il 2019 sarà un anno fondamentale per lo sviluppo dei progetti basati sulla tecnologia DLT, anche nel settore finance. Tre i trend che prevede Pietro Lanza di Ibm: volumi in crescita sulle piattaforme esistenti, interoperabilità tra reti, onboarding di nuovi attori. Una strada che we.trade sta già percorrendo
Continua a rafforzarsi
we.trade, la piattaforma di trade finance basata sulla tecnologia blockchain in produzione dallo scorso luglio. L'ultima novità è l'adesione di Eurobank che estende l'operatività dell'iniziativa anche alla Grecia. Ma a inizio ottobre avevano sposato il progetto anche Caxia Bank, Erste Group e UBS, ex partecipanti del consorzio Batavia, raddoppiando nel giro di un anno i gruppi coinvolti. Ora, dopo gli ultimi ingressi, we.trade è attiva in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Uno sviluppo continuo che, insieme alla crescita dei volumi delle transazioni, conferma le potenzialità dell'iniziativa e l'affidabilità della tecnologia e dell'infrastruttura realizzata da Ibm che partecipa con il ruolo di partner strategico.
A margine dell'evento
Ibm Think Roma, abbiamo incontrato
Pietro Lanza (nella foto in alto),
Financial Services Solutions e Blockchain Leader IBM Italia, non solo per approfondire le prospettive di we.trade, ma anche per analizzare tempi e trend del processo di diffusione della tecnologia blockchain nel mondo finanziario.
“L'adesione di Eurobank e l'onboarding di 3 gruppi bancari europei come Caxia Bank, Erste Group
e UBS, prima partecipanti al consorzio Batavia, è sicuramente un importante segnale positivo per we.trade. Dallo scorso luglio la piattaforma è in produzione e gestisce operazioni reali di trade finance, con volumi sempre crescenti. Oltre a UniCredit, che ha già realizzato transazioni (
leggi qui la notizia), abbiamo dialoghi aperti praticamente con tutte le banche italiane che offrono alle imprese servizi di trade finance. Il nostro obiettivo è accrescere ulteriormente il numero di partecipanti perché questo settore è strategico per un'economia come la nostra che punta sull'export”.
Il 2019 sarà l'anno del decollo dell'utilizzo della tecnologia blockchain nel mondo finanziario?
“Pensiamo che nel 2019 si passerà dalla consapevolezza all'azione. Sarà un anno importante. Dopo aver fatto tanta evangelizzazione nel settore finance, vediamo che non c'è praticamente banca, assicurazione e player del parabancario che non abbia previsto nei piani per il prossimo anno, con un budget dedicato, un'iniziativa legata alla blockchain. Questo significa che lo scoglio della consapevolezza è stato superato. Ora si deve passare dalla fase dei Poc, i Proof of concept, a progettualità vere. Non più esperimenti offline per verificare un processo o la tecnologia, ma reti interfacciate con sistemi bancari in aree core. Le stime di mercato dicono che ci vorranno almeno dai 3 a 5 anni per avere progettualità importanti, ma la crescita esponenziale su questi temi in termini di investimenti, numero di persone impegnate e attenzione fa pensare che ci possa essere una forte accelerazione fin dal 2019”.
Quali sono i trend che caratterizzeranno questo sviluppo?
“Un importante passaggio sarà quello dell'interoperabilità tra reti, superando anche le differenze tra layer tecnologici. Ibm è molto impegnata su questo punto perché il mercato ha l'esigenza di coprire processi end-to-end a cui possono contribuire più piattaforme verticali basate su blockchain. Ad esempio, è sicuramente un vantaggio che TradeLens, che opera nella logistica, possa dialogare con we.trade, che gestisce il trade finance, o con altre infrastrutture ancora, per riuscire a soddisfare le esigenze del cliente in modo innovativo, a costi minori e in maggiore sicurezza e trasparenza. E quanto più riusciremo a rispondere alla domanda di processi end-to-end, tanto più i volumi aumenteranno e le piattaforme diventeranno sistemiche. Altri trend per il 2019 sono un'operatività crescente delle reti basate su blockchain, sia per lo sviluppo di quelle già attive sia per il lancio di numerosi altri progetti, e l'ingresso di nuovi attori”.
Quali sono le iniziative più interessanti tra quelle che state avviando in Italia nel settore finance?
“C'è molto fermento in questo campo, non solo in Italia, ma in tutti i Paesi. Il numero di progetti basati sulla blockchain a cui Ibm partecipa a livello globale sono ormai quasi mille, e di questi alcune centinaia legati al mondo finanziario o parabancario. Tra quelli che posso citare in ambito financial services, molto interessante è la piattaforma per gli Npl, promossa da un grande operatore in ottica sistemica, aggregando altri player. Si tratta di un processo che per sua natura si presta bene ad essere supportato dalla tecnologia blockchain perché coinvolge numerosi attori: dai servicer alle banche cedenti, ai soggetti acquirenti, a chi deve lavorare i crediti. Ma grandi potenzialità ce l'hanno anche i progetti che stiamo sviluppando in ambito leasing e factoring, così come l'iniziativa per il mondo delle assicurazione che stiamo realizzando insieme a 8 Compagnie”.
Pietro Lanza parteciperà al
Salone dei Pagamenti 2018
intervenendo nella sessione dedicata a “
Blockchain, le applicazioni pratiche nel trasferimento di valore
” in agenda il 7 novembre alle ore 14.30.