Torriero (ABI): Necessario ridurre il gap assicurativo degli italiani
di Flavio Padovan
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11 Ottobre 2023
La bancassicurazione prosegue la sua crescita nel ramo Danni e si conferma il principale attore nel segmento Vita. Un canale sempre più apprezzato dai clienti e utile per aumentare la consapevolezza dei rischi e il valore delle coperture assicurative da parte di famiglie e PMI. Ne parla Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale Vicario ABI, che abbiamo incontrato a margine dell’evento Bancassicurazione 2023. Un’occasione per fare anche il punto sulle principali proposte regolamentari della Commissione europea. “Servono normative stabili, chiare e certe per garantire una corretta concorrenza e riuscire a offrire servizi e prodotti che rispondano sempre più alle esigenze dei clienti”, sottolinea Torriero.
Dott. Torriero, l’evento Bancassicurazione promosso da ABI e ANIA è l’appuntamento annuale in cui si traccia un bilancio sull’andamento del mercato e sul ruolo del canale Bancassurance. Come sta andando il settore?
Il comparto bancassicurativo si conferma il principale canale nell’ambito Vita e sta consolidando la propria rilevanza anche nel comparto Danni. Il clima di incertezza e l’andamento negativo dei mercati finanziari, che hanno caratterizzato il 2022 e che proseguono anche quest’anno, hanno però avuto un impatto significativo nel segmento Vita, che ha registrato una contrazione. La Bancassicurazione rimane comunque centrale, con filiali e consulenti finanziari che si confermano il principale canale distributivo con circa il 73% dei premi, seguiti dagli agenti e dalle compagnie, rispettivamente con il 15% e il 10% dei premi raccolti. Per quanto riguarda il ramo Danni, nel 2022 la raccolta è aumentata ancora, trainata in particolare dal comparto Non Motor, e i dati del 2023 mostrano come la crescita complessiva stia proseguendo. In questo contesto, il canale Bancassurance sta aumentando la propria rilevanza, con circa il 9% del totale del business Danni.
Il confronto con gli altri Paesi europei mostra come il livello di protezione degli italiani, e in particolare delle PMI, sia ancora troppo basso. Come è possibile aumentare la consapevolezza dei rischi e la percezione del valore della protezione assicurativa?
È vero, il gap di copertura continua a rimanere ampio, in particolare per i rischi naturali e catastrofali come abbiamo purtroppo avuto modo di vedere a seguito degli eventi che hanno colpito varie regioni del nostro Paese. Dalle indagini che facciamo a livello di associazione emerge, però, come stia aumentando la consapevolezza dei rischi da parte dei clienti assicurativi, che si dichiarano sempre più interessati a soluzioni e servizi per prevenirli. E i campi in cui rileviamo una crescita maggiore della sensibilità sono i finanziamenti, la salute e il welfare. Da sottolineare anche l’ulteriore evoluzione del rapporto tra cliente ed assicurazione, che sta orientandosi sempre più verso il «full digital» per bisogni semplici e verso il modello «ibrido» consulenziale per quelli complessi. In questo scenario la banca riscuote sempre più apprezzamento e fiducia da parte dei clienti anche nell’offerta assicurativa, confermando il valore della partnership con le compagnie.
Continua la proliferazione normativa in campo finanziario e assicurativo, con interventi anche molto frammentati come quelli sui temi ESG e la sostenibilità. Che cosa chiedete al legislatore?
È necessario avere normative stabili, chiare e certe, perché solo così è possibile operare e competere correttamente, contrastando i rischi di misseling e greenwashing. I tanti interventi normativi europei sul tema della sostenibilità finanziaria per la transizione ecologica e in campo ESG rappresentano sicuramente una complessità per le banche e le assicurazioni. La sostenibilità è una opportunità di dialogo con clienti, imprese e investitori. Ma, ribasisco, servono norme che aiutino questo dialogo.
Quali sono le più importanti novità normative che avranno impatto sul settore della bancassicurazione?
La proposta della Commissione Europea sulla Retail Investment Strategy (RIS) rappresenta sicuramente la principale novità normativa nell’ambito della distribuzione dei prodotti di investimento. Si tratta di una proposta complessa che propone modifiche di grande impatto per i produttori e per i distributori e presenta molti aspetti positivi che vanno incontro a richieste del mercato, come una maggiore standardizzazione e un’uniformità nelle applicazioni delle normative assicurative e finanziarie. A preoccupare è però l’accentuata focalizzazione sul tema del costo, che diventa una variabile di segmentazione e di confronto fuorviante. Il costo dei prodotti e dei servizi, pur rappresentando uno degli elementi centrali nella tutela dei consumatori, non può considerarsi esaustivo per effettuare scelte di investimento efficienti. Oltre al costo rilevano, infatti, anche la qualità del prodotto e, soprattutto, del servizio di distribuzione e di consulenza che gli intermediari offrono al cliente, che non vengono in alcun modo valorizzate nelle nuove verifiche in capo a produttori e distributori. Inoltre, il divieto parziale di incentivi rischia di penalizzare per la sua formulazione il modello di servizio tipicamente italiano di consulenza su base continuativa sull’intero portafoglio del cliente. Sono aspetti importanti che richiedono una ulteriore riflessione da parte della Commissione.
A giugno la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento sull’Open Finance. Va nella direzione giusta?
Condividiamo lo spirito dell’iniziativa che punta a regolare la condivisione dei dati nei settori del credito, degli investimenti, assicurativo e pensionistico. Ma riteniamo che siano opportuni interventi affinché le proposte siano correttamente bilanciate e assicurino la parità concorrenziale tra i vari attori coinvolti. Il testo attuale presenta uno squilibrio tra gli enti finanziari vigilati detentori dei dati finanziari dei clienti, come ad esempio banche, assicurazioni, società di gestione dei fondi comuni di investimento, imprese di investimento, fondi pensione, e i soggetti interessati a utilizzare tali dati, come ad esempio i cosiddetti FISP, i prestatori di servizi di informazione finanziaria, che possono essere anche soggetti non finanziari di paesi terzi soggetti a una mera autorizzazione. Va quindi adottato un approccio più cauto e graduale, rafforzando i requisiti per i FISP. Inoltre, il sistema di acquisizione del consenso del cliente all’utilizzo dei propri dati deve essere migliorato, per evitare possibili abusi e frodi. Sono interventi necessari per garantire una competizione equa e un’offerta di servizi e prodotti che continui a garantire il cliente e risponda sempre più alle sue esigenze.