Quando la sicurezza diventa una responsabilità condivisa
di Flavio Padovan
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22 Dicembre 2025
Il confronto agli Stati Generali della Sicurezza, la firma del Protocollo tra ABI e Prefettura di Roma e i dati dell'Osservatorio Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria 2025 di OSSIF raccontano un cambiamento strutturale: la sicurezza non è più solo difesa del singolo perimetro,ma un processo integrato fondato su analisi dei dati, collaborazione pubblico-privato e responsabilità condivisa. Con investimenti che sfiorano il miliardo di euro e rapine ridotte ai minimi storici, il settore bancario consolida un percorso virtuoso e, al tempo stesso, individua lenuove priorità su cui orientare le strategie di prevenzione, tra frodi evolute, difesa degli ATM e diffusione di una cultura della sicurezza sempre più integrata
Gli Stati Generali della Sicurezza, promossi da OSSIF a Roma, si sono confermati un momento di sintesi avanzata tra analisi dei fenomeni criminali, cooperazione istituzionale e strategie operative di prevenzione. Non un semplice appuntamento annuale, ma un vero osservatorio di sistema, in cui i dati diventano strumento di lettura del rischio e leva per orientare le decisioni del settore bancario e degli altri comparti esposti alla criminalità predatoria.
In questo contesto sono stati presentati i risultati del Rapporto Intersettoriale sulla CriminalitàPredatoria 2025, realizzato da OSSIF in collaborazione con il Servizio Analisi Criminale dellaDirezione Centrale della Polizia Criminale e con il contributo di numerose associazioni di settore. Una fotografia ampia e comparabile, che consente di analizzare i fenomeni criminali non per singolo comparto, ma lungo filiere e territori.
Rottigni (ABI): sicurezza come patrimonio informativo condiviso
Ad aprire i lavori è stato Marco Elio Rottigni, Direttore Generale dell'ABI, che ha ribadito ilvalore strategico del Rapporto come strumento operativo, non solo conoscitivo. «Il Rapportorappresenta un importante patrimonio informativo e ha una ricaduta pratica nel supportare lestrategie di prevenzione e contrasto alla criminalità», ha sottolineato, richiamando il ruolo centrale della collaborazione con le forze dell'ordine come base di una sicurezza sempre più condivisa che si estende alla tutela dei cittadini e alla fiducia nel sistema dei servizi finanziari
Meno rapine, più complessità. Come cambia la mappa del rischio
Il Rapporto 2025 restituisce un quadro articolato e, per certi versi, controintuitivo. Se da un lato idati confermano una riduzione strutturale delle rapine nei comparti tradizionalmente più protetti,dall'altro evidenziano una ricomposizione del rischio che richiede strumenti di analisi più sofisticati e una lettura di sistema.
Nel 2024 le rapine commesse in Italia sono state 28.709, in lieve aumento rispetto al 2023 (+2,3%), ma ancora significativamente inferiori ai livelli di dieci anni fa. È il segnale di una frenata della recrudescenza post-pandemica, ma non di un ritorno ai livelli storici più elevati. La criminalità predatoria non scompare: cambia forma, target e intensità.
Ma è nel confronto tra settori che il Rapporto OSSIF esprime il suo massimo valore informativo.Analizzando in modo omogeneo banche, uffici postali, farmacie, tabaccherie, distribuzionemoderna, esercizi commerciali e distributori di carburante, emerge una dinamica chiara: le banche continuano a essere il comparto con il più basso indice di rischio rapina.
Nel 2024, infatti, le rapine in banca sono scese a 51 casi (-36,3% rispetto al 2023), con un indice di rischio pari a 0,3 rapine ogni 100 sportelli, in ulteriore calo rispetto all'anno precedente. Un dato che certifica l'efficacia di un modello di sicurezza stratificato, costruito nel tempo attraverso investimenti tecnologici, protocolli condivisi e cooperazione costante con le forze dell'ordine.
Il Rapporto mostra però con chiarezza che la riduzione delle rapine non è uniforme. Le impresedella Distribuzione Moderna Organizzata registrano nel 2024 l'indice di rischio più elevato, con 11 rapine ogni 100 punti operativi, in forte aumento rispetto al 2023. Seguono farmacie, uffici postali ed esercizi commerciali, mentre resta stabile il peso della pubblica via, che concentra oltre la metà delle rapine complessive.
Furti: cresce la pressione, ma aumentano anche i fallimenti
Se le rapine mostrano un trend di contenimento, il quadro dei furti appare più articolato. Nel 2024 i furti ai danni delle dipendenze bancarie sono più che raddoppiati, passando da 260 a 526 episodi, con un indice di rischio pari a 2,6 furti ogni 100 sportelli. Tuttavia, oltre due terzi degli episodi risultano falliti, segno di un sistema difensivo che, pur sotto pressione, continua a funzionare.
È un dato chiave: l'aumento degli eventi non coincide automaticamente con un aumentodell'efficacia criminale. La percentuale elevata di furti non riusciti indica che le misure di sicurezza, fisiche e tecnologiche, riescono a intercettare e neutralizzare gran parte dei tentativi.
ATM e OPT: in aumento l'indice di rischio
Il capitolo più sensibile del Rapporto riguarda gli attacchi agli ATM e agli OPT (Outdoor PaymentTerminal), che si confermano come uno dei principali vettori di rischio. Nel 2024 l'indice di rischio intersettoriale è salito a 1,1 attacchi ogni 100 ATM/OPT, in aumento rispetto al 2023, con forti concentrazioni territoriali, in particolare in alcune province del Sud.
La modalità prevalente resta l'utilizzo di esplosivi o gas, che caratterizza oltre il 65% degli attacchi agli ATM bancari e oltre il 70% di quelli agli ATM postali. Anche qui il dato va letto in profondità: la maggioranza degli attacchi fallisce, ma i danni collaterali alle strutture e alle apparecchiature risultano spesso elevati, talvolta superiori al valore del contante sottratto.
Dove il rischio è più alto: la mappa territoriale della criminalità
L'analisi territoriale conferma forti asimmetrie. Alcune aree presentano valori di rischiosistematicamente superiori alla media nazionale per più tipologie di reato. In Puglia, ad esempio, l'indice di rischio per attacchi agli ATM e agli OPT supera di oltre tre volte la media nazionale, con picchi provinciali particolarmente elevati.
Questa concentrazione geografica rafforza il valore dei modelli predittivi e delle dashboardterritoriali sviluppate da OSSIF, che consentono a banche e istituzioni di calibrare le misure diprevenzione in modo mirato, superando approcci uniformi e poco efficaci.
Dati come infrastruttura di sicurezza
Il Rapporto OSSIF non si limita a fotografare i fenomeni, ma documenta un vero e proprioecosistema di prevenzione, fondato sul Data-Base Anticrimine, su modelli di analisi basati su reti neurali e su strumenti di geolocalizzazione avanzata come il GeoCrime Analyst.
È qui che il dato diventa infrastruttura: un patrimonio condiviso che alimenta decisioni operative,protocolli istituzionali e strategie di investimento. In questa prospettiva, la sicurezza non è più solo una funzione difensiva, ma una componente strutturale della governance del rischio.
Il Protocollo ABI-Prefettura di Roma: sicurezza come cooperazione strutturata
Il rinnovo del Protocollo d'intesa tra l'ABI e la Prefettura di Roma, avvenuta in occasione degliStati Generali della Sicurezza OSSIF, rappresenta la conferma di un modello di cooperazionepubblico-privato che nel tempo si è evoluto in una vera infrastruttura di sicurezza, capace diadattarsi a scenari di rischio profondamente cambiati.
Il Protocollo si inserisce nel quadro delle intese tra ABI e Ministero dell'Interno, sviluppate perrafforzare la prevenzione e il contrasto alla criminalità ai danni delle banche e della clientela, e si fonda su un principio chiave: la sicurezza è tanto più efficace quanto più è condivisa, coordinata e basata su informazioni tempestive e affidabili.
Dal punto di vista operativo, l'accordo disciplina e rafforza lo scambio informativo tra banche,Prefettura e forze dell'ordine, individuando canali strutturati per la segnalazione degli eventi,l'analisi dei fenomeni emergenti e la definizione di misure di prevenzione mirate sul territorio.L'obiettivo non è solo reagire agli episodi criminali, ma anticiparli, attraverso una lettura integrata dei dati e delle dinamiche locali.
Un elemento distintivo del Protocollo è l'attenzione alle nuove forme di rischio, che affiancano e in parte superano quelle tradizionali. Accanto alle rapine e agli attacchi agli sportelli, l'intesaconsidera esplicitamente l'evoluzione delle minacce legate alla digitalizzazione dei servizi, al social engineering, alle frodi multicanale e all'uso illecito delle tecnologie avanzate, inclusa l'intelligenza artificiale. In questo senso, il Protocollo riflette una visione aggiornata della sicurezza, intesa come continuum tra dimensione fisica e dimensione digitale.
Il Direttore Generale dell'ABI, Marco Elio Rottigni, ha sottolineato come l'accordo rafforzi un approccio che nel tempo ha dimostrato la propria efficacia: la collaborazione sistematica tra settore bancario e istituzioni consente di innalzare il livello di protezione complessivo, tutelando anche i cittadini e la fiducia nel sistema dei servizi finanziari. La sicurezza, in questa prospettiva, diventa un bene pubblico, sostenuto da investimenti privati e da un impegno condiviso.
Dal lato istituzionale, il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, ha richiamato il valore delProtocollo come strumento operativo di coordinamento sul territorio, capace di rendere più rapidi ed efficaci gli interventi di prevenzione e di risposta. La Prefettura svolge un ruolo di snodo, facilitando il raccordo tra le diverse articolazioni dello Stato e il mondo bancario, in un'ottica di presidio capillare e coerente del territorio.
Un ulteriore punto di forza dell'intesa è la sua natura dinamica. Il Protocollo non è concepitocome un documento statico, ma come un quadro di riferimento che può essere aggiornato neltempo, in funzione dell'evoluzione delle minacce e delle tecnologie disponibili. Questo consente di integrare progressivamente nuove best practice, nuovi strumenti di analisi e nuove modalità di collaborazione, mantenendo elevato il livello di efficacia dell'azione preventiva.
Con la firma del Protocollo ABI-Prefettura di Roma viene riaffermata una convinzione maturata negli anni: la sicurezza del settore bancario non si costruisce con interventi isolati, ma attraverso un lavoro continuo di cooperazione, scambio informativo e responsabilitàcondivisa. Un approccio che, oggi più che mai, si rivela indispensabile per affrontare scenari di rischio complessi e in costante trasformazione.
Verso una cultura della sicurezza integrata: governance, filiere e responsabilità condivise
Il confronto agli Stati Generali della Sicurezza ha messo in evidenza una consapevolezza ormai condivisa: la sicurezza non può più essere gestita come una somma di presìdi separati. L'evoluzione delle minacce, sempre più ibride e interconnesse, richiede un approccio integrato capace di tenere insieme dimensione fisica, cyber, organizzativa e culturale.
«In una fase di forte attenzione alla fiducia e alla sicurezza dei servizi bancari - ha dichiaratoRomano Stasi, Direttore Operativo di CERTFin - le minacce ibride sono sempre più rilevanti e possono essere contrastate solo attraverso un approccio integrato alla sicurezza». Per Stasi, il punto di discontinuità rispetto al passato è proprio la necessità di far dialogare e lavorare insieme in modo coordinato i presìdi di sicurezza fisica e di sicurezza cyber.
Una visione che trova piena convergenza nelle parole di Marco Iaconis, coordinatore di OSSIF, che ha richiamato la necessità di un cambio di paradigma nella gestione dei rischi. «Bisogna ragionare in termini di sicurezza integrata e partecipata - ha spiegato nella videointervista rilasciata a Bancaforte (vedila qui) - con una governance unica dei vari rischi all'interno delle organizzazioni e una condivisione strutturata di dati e informazioni tra tutti i settori esposti alla criminalità».
Una visione che recepisce il concetto di "sicurezza partecipata" promosso dal Ministerodell'Interno. «Ognuno porta un contributo alla sicurezza di tutti», ha sottolineato Iaconis, «perché la sicurezza ha un valore pubblico: si lavora per il benessere del Paese e dei cittadini, non per la sola protezione del singolo perimetro».
Nel corso del confronto è emerso anche il punto di vista industriale. Giuliano Merlo, ChiefInformation Security Officer di Cedacri, ha raccontato come l'evoluzione societaria abbiaimposto una revisione profonda della governance della sicurezza. «Il passaggio da strutturaconsortile a società di mercato ha richiesto di ripensare completamente il modello di governance, con una funzione di sicurezza che oggi riporta direttamente al board», ha spiegato.
Secondo Merlo, la sicurezza integrata non è solo una questione tecnologica, ma un tema che attraversa l'intera catena del valore e richiede un forte investimento in competenze e formazione, in un contesto reso ancora più complesso dai mutamenti geopolitici e dalla rapida evoluzione degli scenari di rischio.
Dal lato delle infrastrutture di pagamento, Simone Turano, Vice President IT Delivery &Security di Bancomat, ha evidenziato un percorso analogo. «La trasformazione in società per azioni ci ha dato un'accelerazione importante, permettendoci di ampliare i servizi e rafforzare in modo significativo i presìdi di antifrode e sicurezza», ha osservato. Turano ha sottolineato come l'integrazione riguardi oggi simultaneamente fisico e digitale, dal mondo legacy della carta e del contante fino ai servizi sempre più orientati al digitale.
Centrale, in questa prospettiva, resta il tema della collaborazione lungo l'intera filiera dei pagamenti: «Ogni attore deve fare la propria parte e collaborare con chi gli sta accanto. La sicurezza è una responsabilità comune».
Nel complesso, il confronto agli Stati Generali ha fotografato una traiettoria chiara: la sicurezza evolve da funzione specialistica a infrastruttura condivisa, fondata su dati, governance unitaria, cooperazione pubblico-privato e una cultura diffusa capace di adattarsi a scenari di rischio in continua trasformazione. In questo quadro, OSSIF e CERTFin si confermano come laboratori di metodo, impegnati a promuovere proprio una cultura della sicurezza sempre più pervasiva e un modo di lavorare basato su condivisione e collaborazione.