"Restituzioni", opere d’arte e d’ingegno come bene comune
di Maddalena Libertini
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22 Dicembre 2025
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma approda per la prima volta il programma di Intesa Sanpaolo di salvaguardia e restauro. Le 117 opere esposte compongono una geografia inedita di storie, tecniche e comunità.
Il concetto di bene culturale è un'idea che oggi diamo per scontata ma che ha richiesto decenni per essere formulata con chiarezza e diventare un principio cardine della tutela. L'Italia ha contribuito in modo decisivo: prima della Legge Bottai del 1939, il valore di un dipinto, una statua, un reperto era stabilito soprattutto dalla sua rarità o dalla sua appartenenza a una tradizione artistica riconosciuta. Quel provvedimento ha segnato un primo cambio di passo: il patrimonio non è più soltanto l'insieme dei capolavori, ma un sistema complesso di testimonianze, grandi e piccole, che delineano la storia materiale e l'identità culturale del Paese. Nella seconda metà degli anni sessanta la Commissione Franceschini ha ampliato questa intuizione e marcato una svolta: è bene culturale qualunque testimonianza materiale avente valore di civiltà. Non importa solo il 'bello' in senso estetico, ma ciò che un oggetto può dire sulla vita e sulla creatività, sui modi di pensare e produrre di chi ci ha preceduto. Il Codice dei beni culturali del 2004 ha raccolto questa prospettiva e l'ha tradotta in un impianto normativo organizzato, fondato su studio, cura e fruizione.
È in questo orizzonte conoscitivo e operativo che si colloca Restituzioni 2025. Tesori d'arte restaurati, la mostra che porta per la prima volta a Roma, a Palazzo delle Esposizioni, le opere restaurate nell'ambito dell'omonimo programma che Intesa Sanpaolo porta avanti da oltre trent'anni in collaborazione con le istituzioni pubbliche di tutela. Fino al 18 gennaio, prima che vengano 'restituiti' alle loro comunità di appartenenza, si potranno vedere insieme 117 dei 128 interventi dell'edizione 2025, curata da Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti e Carla Di Francesco, provenienti da tutte le regioni italiane e distribuiti lungo 35 secoli, dai frammenti di papiro a Requiescat di Pino Pascali.
Con questa eterogeneità la mostra comunica con chiarezza la dimensione della cultura materiale. Ci si trova di fronte a una costellazione di oggetti che convivono al di fuori di categorie e gerarchie estetiche convenzionali e della fama del loro autore: ognuno illumina un frammento di conoscenza, di bellezza e di storia.
Un cantiere di bellezza e conoscenza
Con i suoi 36 anni e le sue 20 edizioni, Restituzioni è uno dei casi più longevi e virtuosi di sinergia pubblico-privato in ambito culturale: partito nel 1989 con 10 interventi in una sola regione, a oggi ha concluso più di 2200 restauri in ogni parte d'Italia, interagendo con musei statali, musei civici, siti archeologici, collezioni diocesane, dalle grandi città ai piccoli centri fino alle chiese di campagna. La selezione avviene in dialogo con il Ministero della Cultura e con gli enti che custodiscono i beni, costruendo una mappa dinamica che riflette la ramificazione del patrimonio sul territorio.
Legno, marmo, terracotta policroma, metallo, tessuti, avori, ceramiche, pitture murali o da cavalletto: il vasto campionario di materiali e tecniche artistiche e artigianali richiede un repertorio altrettanto ampio di metodologie e competenze di restauro. Solo per il ciclo 2025 si sono attivati sessanta laboratori che, a loro volta, hanno coinvolto tecnici di indagini diagnostiche, storici dell'arte, archivisti. Questa rete di prassi ed expertise, che si raccorda con funzionari di musei e soprintendenze e con i rappresentanti delle comunità locali, è parte integrante del progetto e contribuisce ad alimentare l'eccellenza della scuola italiana della conservazione e del restauro. Gli esiti e la documentazione di queste esperienze confluiscono nel sito www.restituzioni.com, che nel tempo è diventato una banca dati aggiornata a disposizione degli specialisti e del pubblico e uno degli archivi digitali più estesi dedicati al restauro in Italia.
Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, ha dichiarato: "Restituzioni è il più grande cantiere della bellezza italiana. Consente di guardare alle tante singole storie che disegnano la cartina italiana che toglie il fiato per bellezza, per valore e per forza. E c'è una relazione inversa e affascinante tra la potenza del nostro patrimonio culturale e la sua fragilità materiale. Credo che in questo equilibrio dedicato risiedano la determinazione e l'impegno con cui pubblico e privato si uniscono per difendere una parte così significativa, profonda e irrinunciabile della nostra identità culturale".
Una narrazione plurale e multiforme di arte e di comunità
Solo gli interventi monumentali e inamovibili sono rimasti "fuori mostra": è il caso del ciclo di affreschi altomedievali di Santa Maria foris portas a Castelseprio. Il Cavallo colossale di Antonio Canova dei Musei Civici di Bassano del Grappa, ricomposto per la prima volta nella sua interezza, è invece esposto a Milano alle Gallerie d'Italia per Eterno e visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo.
Tra le novità di questa edizione c'è l'uscita dai confini nazionali con la collaborazione tra Italia e Belgio per il restauro del grande retablo dell'Adorazione dei Magi del maestro fiammingo Jan II Bormans. Commissionata a Bruxelles da un mercante milanese alla fine del Quattrocento, questa ancona lignea policroma e dorata brulica di figure scolpite a tutto tondo e ricche di dettagli, ambientate in una finissima struttura gotica. Nuovo è anche l'ingresso degli strumenti scientifici: la macchina planetaria, modello meccanico ottocentesco del sistema solare azionato da un meccanismo di precisione, si può ammirare accanto alla draisina, l'antenata della bicicletta.
Sebbene, come detto, non sia questo il principio guida, non mancano però nell'allestimento di Palazzo delle Esposizioni nomi noti - Giovanni Bellini, Giulio Romano, Luca Giordano, solo per citarne alcuni - e pezzi unici come il trono in lamina di bronzo sbalzata della Tomba Barberini di Palestrina, normalmente conservato al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. L'elemento 'esotico' è provvisto dal parato liturgico di manifattura messicana ornato di piume multicolore di uccelli tropicali, mentre quello folkloristico e di religiosità popolare dal grande reliquiario a tabella con il suo catalogo di reperti anatomici. Rientra inevitabilmente in un criterio di eccezionalità, anche il bellissimo Letto di Fossa, letto funerario in osso proveniente dalla necropoli di Fossa, in provincia de L'Aquila, risalente al II-I sec. a.C. A pochi metri un altro oggetto in osso incarna perfettamente lo spirito di Restituzioni: la scultura della Madonna con Bambino interamente intagliata in una zanna di elefante. Arriva da Lugnano, frazione di Rieti, un borgo di 150 abitanti che - come ha raccontato il restauratore Sante Guido - ha seguito passo passo il lavoro su questa statuina devozionale nell'attesa del suo ritorno nella chiesa locale. Di identità e riconoscimento collettivo parla anche l'abito festivo arbëresh, appartenente a una piccola enclave albanese del Pollino: ci si può soffermare sulle stoffe ricamate con fili oro e argento, sui voluminosi pizzi Sangallo, sul copricapo decorato a rosette e viticci, ma l'abito rappresenta soprattutto la memoria viva di una tradizione della comunità.
Sia che resti nelle direttrici principali, sia che ne esca, spostandosi in angoli reconditi d'Italia per seguire le tracce di manufatti poco noti al grande pubblico, Restituzioni ha nell'anima il senso della scoperta e della condivisione: ripristina la leggibilità degli oggetti per usarli come lenti in grado di decifrare le trame fitte della nostra storia e della nostra cultura.
