Rottigni-Calabresi: Ricominciamo a imparare dai giovani la curiosità che cambia le cose
di Mattia Schieppati
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29 Ottobre 2025
Nella plenaria di apertura è stata ricca di spunti la "Conversazione sul talento generativo" nella quale hanno dialogato Marco Elio Rottigni, Direttore Generale dell'ABI e Mario Calabresi, Presidente e Direttore editoriale Chora & Will Media. Ecco alcuni highlights delle riflessioni emerse nel corso del dialogo.
Marco Elio Rottigni, Direttore Generale ABI
I motori del talento generativo sono intelligenza e sensibilità. È questa formula che genera opportunità e cambiamento, un cambiamento che - se guardiamo per esempio a quel che sta accadendo nel mondo dei pagamenti - non può essere fine a se stesso ma deve trasferire i propri benefici agli altri, alla comunità.
Il Salone dei Pagamenti 2025 è nato come evento aperto ai giovani perché riconosciamo loro una straordinaria capacità di innovazione e di trasformazione. Non possiamo non rivolgere la nostra attenzione a loro, e coinvolgerli nei percorsi che come ABI e come industria dei pagamenti si stanno costruendo. Le banche hanno un impegno centrale e comune per la società, ed è naturale che siano un motore di cambiamento verso una società che sia migliore e più sostenibile. Vogliamo generare un cambiamento, non solo parlare del cambiamento, e le giovani generazioni devono essere parte attiva di questa trasformazione.
La grande attenzione che si sta rivolgendo all'intelligenza artificiale e alle potenzialità tecnologiche non deve farci perdere l'orientamento. Niente potrà essere se non ci sarà un connubio tra persone e macchine. Il nostro compito è generare connettività, confronto tra persone, informazioni, idee, e le tecnologie possono sicuramente essere utili in questo compito, ma non sostituirlo. Perché da sempre, nella storia, è il confronto quel che ha portato all'innovazione e all'avanzamento della società.
L'innovazione tecnologica nei pagamenti apre anche a dei rischi, è naturale. È importante focalizzarci sulla tecnologia, che è parte importante del potenziale sviluppo, ma non limitarsi a questo, perché i principi della finanza non sono sempre attinenti alla tecnologia sottostante: la cattiva moneta lo è sia nel fisico che nel digitale, per intenderci. Per questo ci devono essere regolamentazione, supervisione, una rete dei sicurezza finanziaria: solo attraverso questi elementi sia può promuovere uno sviluppo che dia fiducia e sicurezza alle persone.
Quel che noi "più grandi" d'età non dobbiamo mai lasciar da parte è la capacità di ascolto nei confronti di ragazze e ragazzi. Una distanza generazionale c'è sempre stata, è naturale, ma oggi dobbiamo aprire alla comunità dei giovani senza gap. Mi sorprende sempre la fertilità determinata dalla curiosità che i giovai hanno: se riusciamo e mettere questo valore nel campo in cui operiamo possiamo costruire un ponte tra generazioni e costruire davvero un futuro migliore.
Mario Calabresi, Presidente e Direttore editoriale Chora & Will Media, Presidente Be Content
Nonostante il caos mediatico che ci pervade, dobbiamo smettere di pensare che siamo e saremo sempre più in un mondo nel quale la generazione di nuove idee sia completamente affidato alle macchine e agli algoritmi. Sta prendendo piede l'idea che sia arrivata "da fuori" una tecnologia che si occuperà di tutto. Si dà un messaggio fuorviante alle giovani generazioni, perché non sarà così, non accadrà. Avremo soluzioni nuove a portata di mano, ma non saranno generative di quel che potrà accadere nel futuro. Dobbiamo rimettere in equilibrio lo spazio che diamo alla macchina con la generazione di idee e di pensieri che viene dal nostro cervello. Noi abbiamo una capacità unica, che le macchine non hanno: noi ragioniamo in maniera contestuale. Non analizziamo un set di dati pregresso, ma mettiamo in relazione cose lontane tra loro, che apparentemente non hanno un senso, e le uniamo alle nostre sensazioni ed emozioni. Dobbiamo continuare a esercitare questa capacità unica, a essere generativi e creare pensiero nuovo, andando sempre oltre quel che abbiamo già fatto. Stare in equilibrio tra intelligenza contestuale e le macchine, questa è la sfida che dobbiamo affrontare.
Bisogna imparare a guardare alle nuove generazioni con uno sguardo diverso: nelle ragazze e nei ragazzi con cui mi confronto trovo competenza, etica e rigore, ma vivono la frustrazione di non essere visti e non essere compresi. Il nostro sguardo è rapito dall'idea che ogni soluzione domani verrà dalla tecnologia, e prestiamo poca attenzione a quanto talento c'è oggi nei giovani. Bisogna ricostruire un ponte con chi si affaccia oggi sul mondo del lavoro e renderci conto di quanto talento c'è in circolazione. È un passaggio fondamentale se vogliamo riaccendere il motore del Paese.
Viviamo in un tempo in cui l'unica certezza è quella del cambiamento continuo. Siamo messi in discussione tutti i giorni. Le generazioni più giovani questo l'hanno capito prima e meglio di noi, sono già attrezzate per rispondere a questa situazione perché hanno dovuto reinventare praticamente da sé modi per fare cose che erano uguali da un secolo. Oggi viaggiare con gli occhi aperti e essere curiosi è la cifra e la regola della vita e del cambiamento. I ragazzi già lo fanno, impariamo da loro come si fa.