MiCAR: pronti al decollo, ma con i piedi per terra
di Mattia Schieppati
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12 Dicembre 2025
Dal Forum promosso dall'ABI sul regolamento europeo che disciplina i mercati delle cripto-attività un primo approccio strategico su come le banche e gli operatori possono affrontare le opportunità e i rischi di questo nuovo scenario competitivo. Che richiede nuovi strumenti e competenza, e deve mettere al primo posto la fiducia e la tutela dei cittadini.
Il percorso verso la piena attuazione del Regolamento europeo sui mercati delle cripto-attività entra in una fase decisiva e il Forum MiCAR organizzato dall'ABI il 10 dicembre a Milano ha offerto una fotografia nitida delle aspettative, delle criticità e delle opportunità che attendono banche e operatori finanziari nei prossimi mesi. Con la scadenza del 30 dicembre 2025 per la presentazione delle istanze di autorizzazione ormai imminente, il settore è chiamato a un cambio di passo strutturale. «Il tema delle criptoattività non è più per pochi pionieri», ha esordito nell'intervento di apertura del Forum Gianfranco Torriero, Vice direttore generale vicario dell'ABI. «Leggiamo tantissime informazioni sull'evoluzione normativa e di mercato, e c'è un grande bisogno informativo: volevamo dedicare questa giornata ad approfondire l'ambito da un'ottica di mercato, ma anche di vigilanza e presidio delle regole, nella consapevolezza che la risposta normativa europea (MicAR) non è una reazione difensiva, ma un passo di maturità. E, soprattutto, che non basta adeguarsi alla norma. Serve una strategia complessiva per stare nel nuovo mercato».
Il MiCAR, approvato nel 2023 e destinato a piena applicazione nel 2026, rappresenta il primo tentativo di costruire nell'Unione un quadro organico e uniforme per servizi e attività connessi agli asset digitali. I numeri che fanno da sfondo all'evoluzione normativa, riportati da Torriero nel suo intervento, sono emblematici.
La capitalizzazione di mercato delle cripto-attività rappresenta circa il 2% del valore totale delle borse del mondo. Questo significa che, nonostante la crescita rapida e l'aumento dell'interesse, il peso delle cripto-attività sul mercato finanziario rimane ancora relativamente contenuto rispetto ai mercati azionari tradizionali. Negli ultimi due anni la presenza di cripto-attività tra i cittadini europei è cresciuta in modo significativo. Come rileva lo studio BCE sulle abitudini di pagamento nell'area dell'euro (SPACE), se nel 2022 solo il 4% degli intervistati dell'area euro dichiarava di possedere cripto-attività, nel 2024 la percentuale è salita al 9%. In tredici dei venti Paesi dell'euro-zona la quota di detentori supera il 10%, con picchi in Slovenia e Grecia, dove si raggiungono rispettivamente il 15% e il 14%.
L'Italia si colloca in piena media europea, con circa il 9% della popolazione che possiede tali strumenti. Il fenomeno è trainato soprattutto dai cittadini compresi tra i 25 e i 39 anni, seguiti dalla fascia 18-24. Numeri apparentemente modesti, ma che indicano una tendenza di fondo: la progressiva normalizzazione di strumenti nati ai margini del settore regolato.
Eppure, dietro questa crescita si nasconde una realtà più complessa. Secondo la Bank for International Settlements, tra il 73% e 1'81% degli investitori in cripto-attività ha perso denaro: l'innovazione non sempre coincide con la solidità economica, e l'assenza di regole certe espone i risparmiatori a rischi elevati.
Un quadro che, come ha ricordato Torriero, nasce da esigenze tanto economiche quanto di stabilità: «Le criptoattività sono uno degli ambiti più dinamici che stiamo registrando, ma anche tra i più delicati per il possibile rischio di opacità e abuso. La sfida è sostenere l'innovazione creando condizioni perché non venga aggredita dalla criminalità finanziaria». La parola chiave è fiducia, «perché il settore bancario è un costruttore di fiducia organizzata e questo ruolo diventa ancora più centrale in un mercato nascente».
Al Forum è stato più volte sottolineato come l'ecosistema europeo si muova in un contesto globale in forte competizione, dove normative più leggere possono attrarre operatori in cerca di scorciatoie. «Fuori dall'Unione si muovono realtà che rischiano di creare veri e propri "meteoriti competitivi", capaci di attraversare frontiere digitali e incidere sull'economia dell'Eurozona», ha ricordato Torriero, mettendo in guardia anche sulla diffusione di stablecoin emesse in giurisdizioni non equivalenti. L'elemento culturale è apparso come il nodo più urgente. «Questo è un elemento molto importante per chi si affaccia al settore e per le autorità», ha spiegato Emma Rita Iannaccone, della Divisione Vigilanza Intermediari e Protezione Investitori, Ufficio Imprese di Investimento, Crowdfunding, CASP-Crypto Asset Service Provider di Consob. «Le criptoattività sono una rappresentazione di valore, ma non agganciate a qualcosa di materiale: il loro valore è soggettivo, basato solo sull'interesse dell'acquirente. Ed è intorno a questa definizione che ruota l'intera impalcatura del MiCAR».
L'Italia ha scelto il regime transitorio più lungo previsto dal regolamento, fino a giugno 2026, ma la prima scadenza è imminente: entro il 30 dicembre 2025 tutti i VASP attivi e iscritti all'OAM dovranno presentare istanza di autorizzazione per continuare a operare. «Siamo in ritardo», ha detto Iannaccone con chiarezza. «Le istanze presentate finora sono poche e c'è un forte bisogno di formazione. Abbiamo rilevato una bassa cultura di compliance in operatori molto innovativi ma poco abituati all'ambiente regolamentare. Serve un cambio di passo culturale».
Consob e Banca d'Italia hanno avviato da mesi incontri, workshop e sessioni di pre-filing, con l'obiettivo di supportare gli operatori nella lettura di una normativa ampia, articolata e completata da un fitto corpus di regolamenti delegati e orientamenti ESMA. Il Supervisory Briefing pubblicato dall'authority europea è diventato una bussola per definire le aspettative di vigilanza. Anche la Banca d'Italia, rappresentata al Forum da Rosario Stefano Renna, Head of Licensing Division, ha insistito sulla necessità di una transizione ordinata e su una responsabilizzazione degli operatori. «Il MiCAR non è una semplice trasposizione di norme: è un cambio di paradigma», ha sottolineato Renna. «L'obiettivo è costruire un mercato regolato che possa maturare in modo sicuro. Il tema non è solo adeguarsi alla norma, ma ragionare sulla base della norma per sviluppare strategie sostenibili». Renna ha ricordato che la vigilanza comporta requisiti rigorosi in termini di governance, sistemi di controllo interno e presidio del rischio. «Non si tratta di meri adempimenti», ha precisato. «Parliamo di elementi che determinano il posizionamento competitivo degli operatori e la tenuta dell'intero mercato».
Una parte significativa del dibattito si è concentrata anche sul nodo antiriciclaggio. «Non si può parlare di nulla senza parlare del nuovo pacchetto AML», ha rimarcato Torriero, richiamando la nascita dell'AMLA e il ruolo cruciale della tracciabilità. «Seguire la traccia nel mondo cripto è molto più complesso», ha osservato Iannaccone, «e per questo occorrono competenze e processi più solidi». Su questo fronte le banche partono con un vantaggio competitivo. «Abbiamo una cultura storica sulla conformità e sul controllo», ha detto Torriero, «e investiamo da anni in tecnologie, compresa l'intelligenza artificiale, per potenziare attività di monitoraggio e segnalazione». Ma è un vantaggio da non dare per scontato: il rischio è che disallineamenti regolamentari, soprattutto in tema di requisiti patrimoniali, creino asimmetrie competitive tra soggetti vigilati e non vigilati. «Quando si opera nello stesso mercato con gli stessi rischi, differenze negli assorbimenti patrimoniali possono determinare distorsioni strategiche», ha ricordato Torriero.
Anche per questo, un tema centrale della giornata di lavori è stato quello dell'antiriciclaggio, con una sessione - che ha visto il contributo, tra gli altri, di Laura La Rocca dell'UIF - Unità Informativa Finanziaria Banca d'Italia, nel corso della quale è stata affrontata l'evoluzione delle normative antiriciclaggio in relazione alle innovazioni introdotte dalle cripto-attività e dalla tecnologia sottostante. Nella sessione sono stati presentati i presidi organizzativi e gli strumenti operativi necessari per garantire la conformità, prevenire il rischio di riciclaggio e rafforzare i controlli, con una focalizzerà sulle best practices e sulle soluzioni tecnologiche che possono essere messe a supporto delle funzioni di compliance.
Il Forum promosso dall'ABI ha restituito un quadro chiaro: il MiCAR è una normativa di prima generazione, robusta ma non ancora flessibile come gli standard internazionali. Eppure rappresenta, come più volte ribadito, un'occasione concreta per esplorare nuovi spazi di mercato. «Le banche partono con un equipaggiamento rodato», ha osservato Torriero. «Il nostro approccio è prudente ma consapevole delle opportunità. La competizione sarà intensa, ma partire con una navicella ben costruita aumenta le probabilità di arrivare più lontano». Per questo, la formazione è un nodo chiave. «Nessuna regola, per quanto perfetta, può funzionare senza persone preparate", sottolinea Torriero. Occorre investire in competenze digitali, in cultura della legalità, in capacità di interpretare i segnali deboli del rischio. Solo cosi potremo costruire una finanza innovativa ma al servizio dell'economia reale".
Anche perché il mercato, però, non aspetta. «Siamo davvero nella fase del decollo», ha concluso Iannaccone. «Chi non sarà pronto rischia interruzioni operative e perdita di continuità. È il momento di strutturarsi, di formarsi e di abbracciare un cambiamento che non è più rinviabile». Fra autorità, banche e operatori il percorso è avviato. Ora la differenza la faranno velocità, qualità delle scelte e capacità di trasformare la compliance in leva competitiva.