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23 Aprile 2024 / 15:27
Le norme da sole non creano innovazione

 
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Le norme da sole non creano innovazione

di Flavio Padovan - 2 Novembre 2018
Crescono le transazioni su pagoPa, ma solo il 12% delle amministrazioni lo ha messo a disposizione dei cittadini. In affanno soprattutto i piccoli comuni. Carlo Mochi Sismondi di ForumPA sottolinea la necessità di accompagnare l'adozione delle innovazioni sul territorio con una tenace azione di formazione e supporto
Continua a crescere a ritmi sostenuti il volume delle transazioni su pagoPA, il sistema di pagamenti elettronici realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) per rendere più semplice, sicuro e trasparente qualsiasi pagamento verso la Pubblica Amministrazione. Il traguardo dei 14 milioni di transazioni è ormai vicino: il contatore online che monitora lo stato di avanzamento del progetto segna 13.864.737 operazioni effettuate, in un forte aumento rispetto 2017. Per capire l'entità del balzo in avanti registrato dalla piattaforma solo negli ultimi 12 mesi, basta confrontare il dato relativo al mese di settembre 2018, 1.441.402 transazioni, con quello del 2017, 635.935 transazioni. Inoltre, sono oltre 17 mila (17.014 per la precisione) le amministrazioni che hanno aderito formalmente a pagoPA, il 73,3% del totale.
Tutto bene, dunque? No. Andando a confrontare gli obiettivi con i risultati finora ottenuti, si riscontra un netto ritardo su più fronti. Uno per tutti: le transazioni finora effettuate sono appena più di un quarto di quelle fissate come obiettivo per il 2018 (50 milioni), tanto da rendere poco realistico anche l'obiettivo dei 150 milioni indicato per il 2020, a meno di improvvise accelerazioni. Inoltre, dall'esperienza quotidiana sul territorio, risultano ancor molto pochi i servizi per i quali i cittadini possono utilizzare pagoPa, e concentrati solo nelle grandi città e nelle aree dove le amministrazioni pubbliche sono tradizionalmente più avanzate.
Per fare un bilancio del progetto e capirne le prospettive, abbiamo incontrato Carlo Mochi Sismondi, presidente di Forum PA, tra i maggiori esperti di innovazione nella pubblica amministrazione italiana, che modererà la sessione del Salone dei Pagamenti dedicata a “Pagamenti digitali nella PA: opportunità ed ostacoli di un cambiamento necessario”, in agenda il 9 novembre alle 9,30.
“Il numero di amministrazioni che hanno aderito è sicuramente molto alto, ma – sottolinea Mochi Sismondi – in un Paese normale avere il 27% delle amministrazioni che non ha aderito a pagoPa nonostante l'obbligo di legge dovrebbe essere considerato una grande sconfitta. Inoltre, se andiamo ad analizzare il dato, emerge che quelle effettivamente attive, cioè quelle che hanno adeguato i processi e che hanno registrato almeno una transazione tramite pagoPa, sono 2.778, circa il 12% del totale. Questo vuol dire che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha ancora a disposizione questo strumento e quindi è esclusa da questa importante innovazione. In particolare, non può utilizzare pagoPa in larga parte chi vive in piccoli centri e nei comuni minori”.

Da che cosa dipende questa mancata adesione?

“Dal fatto che le norme, da sole, non servono per fare innovazione. Sono un prerequisito importante, ma non modificano i comportamenti. Il cambiamento si ottiene solo con una paziente e tenace azione di accompagnamento delle amministrazioni. Si deve passare dalle norme ai manuali, per dirlo con uno slogan. Non serve una nuova riforma del Cad, ma attività di formazione e tool box. Politiche miopi hanno reso la governance locale dell'innovazione molto debole. Sono stati tolti poteri e fondi a tutti gli organismi di area vasta che svolgevano l'importante funzione di attivatori delle reti e di centri di servizio territoriale, frenando così la trasmissione dell'innovazione verso gli enti più piccoli, dove spesso non ci sono competenze per procedere in autonomia. È da questo che derivano le difficoltà che stanno affrontando tutti progetti innovativi che coinvolgono le amministrazioni pubbliche, non solo pagoPa”.
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