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29 Marzo 2024 / 10:59
Funding, un nuovo ruolo per le banche

 
Banca

Funding, un nuovo ruolo per le banche

di Flavio Padovan - 28 Novembre 2018
Le banche vogliono diventare partner delle imprese supportandole nel processo di crescita non solo con strumenti tradizionali di finanziamento, ma affiancandole anche nei processi di quotazione, emissione di bond e raccolta con strumenti ibridi. Ne parla Maurizio Dallocchio (Bocconi) analizzando i principali temi di Funding & Capital Markets Forum che si terrà il 13 e il 14 dicembre a Milano
È un'edizione rinnovata nel format e nella visione quella di Funding & Capital Markets Forum che si svolgerà a Milano il 13 e 14 dicembre. L’appuntamento promosso dall'ABI e organizzato da ABIServizi per analizzare l'evoluzione degli strumenti di funding, del mercato dei capitali e dell'investment banking, da quest'anno rafforza l'attenzione verso le imprese. Una scelta dettata dalla necessità di favorire l'incontro e il confronto tra il mondo bancario e quello delle aziende anche sui temi del funding, trasformando la tradizionale relazione verso nuove forme di partneship in grado di supportare lo sviluppo e la crescita internazionale anche con nuovi strumenti. Abbiamo incontrato Maurizio Dallocchio, Professor of Corporate Finance Bocconi University, a pochi giorni dal Forum per parlare delle novità e fare il punto sui principali temi e tendenze che animano questo settore strategico.
“Il fil rouge di questa edizione - spiega Dallocchio - sono gli aspetti di raccolta di capitali affrontati non solo in un'ottica di natura bancaria, ma anche corporate. Due i temi di rilievo che affronteremo a Palazzo Mezzanotte: le alternative di raccolta e di finanziamento e la finanza sostenibile. Per quanto riguarda il primo, è necessario ricordare che la banca è stanca di fare il puro lending e vuole diventare un partner che supporta le imprese non solo con il semplice prestito, ma anche per la quotazione, l'emissione di bond, la raccolta attraverso strumenti ibridi. Nelle due giornate del convegno analizzeremo che cosa sta succedendo sul fronte della raccolta dopo la CMU e quali sono le opportunità che si aprono per le imprese. E lo faremo anche con testimonianze importanti, come quella del gruppo Illy, che ci consentirà di capire quali sono gli orientamenti delle imprese e confrontarli con quelli delle banche. Ricordo che è dal 2013 che l'ABI riporta la volontà e la necessità di affiancare le imprese anche nella crescita internazionale attraverso un processo di raccolta che sia diversificato rispetto alla tradizionale raccolta bancaria pura. Oggi il il 57%- 58% del totale dell'attivo delle banche italiane - soprattutto di quelli di maggiori dimensioni - è impiegato in prestiti a imprese e famiglie. Questo valore negli Usa è ben sotto il 50% e nel resto dell'Europa e nei Paesi maggiormente sviluppati è sotto al 45%. Per cui è opportuno che si vada alla ricerca di soluzioni alternative”.

Passiamo alla finanza sostenibile. Perché è così rilevante?

“Fino a qualche anno fa era sostanzialmente solo un buon argomento di marketing e di comunicazione. Oggi la situazione è cambiata. Le grandi imprese internazionali stanno ridefinendo la loro strategia per aderire ai concetti di sostenibilità. Un esempio è Coca Cola, che sta comprando catene di caffè e acqua minerali perché sa che il suo prodotto core tra qualche anno avrà più mercato. La sessione di chiusura del Forum è dedicata all'impatto rilevante che i temi della sostenibilità avranno sull'intero mondo finanziario. A marzo 2018, Comunità europea ha pubblicato il piano di Azione sulla finanza sostenibile con l'obiettivo di reindirizzare i flussi di capitali nelle attività più economicamente sostenibili, per promuovere la trasparenza e la visione di lungo periodo e per venire integrati nella gestione dei rischi i fattori legati alla sostenibilità”

Nel suo intervento alla scorsa edizione del Forum aveva sottolineato un cambiamento di approccio delle imprese sul tema del funding. È un'evoluzione che si è rafforzata?

“Si, c'è un'apertura e una sensibilità diversa rispetto al passato. Alcuni segnali sono incoraggianti: ad esempio, è finalmente cresciuto in modo non trascurabile il numero delle emissioni di corporate a livello europeo da parte delle nostre imprese, quest'anno più che raddoppiate rispetto al 2013, quando erano state solo 33. E pensiamo anche al numero di imprese che hanno avuto accesso all'AIM. Rilevante è anche l'interesse che negli ultimi due anni hanno mostrato gli investitori internazionali in private equity verso il nostro Paese. L'operazione più famosa ha riguardato Versace, ma sono numerose quelle realizzate e che hanno dato una risposta alle esigenze delle aziende che hanno trovato soddisfazione delle loro esigenze di funding a livello internazionale”.

Nell'ultimi 12 mesi è diminuito quello che lei chiama il “disaiuto di Stato”, cioè il ritardo dei pagamenti della PA alle aziende fornitrici?

“Nessuna novità. Ci sono interi settori, ad esempio quelli delle costruzioni e delle grandi opere, il farmaceutico e quello dei macchinari per health care, che sono completamente svantaggiati rispetto ai competitor internazionali europei con i quali si confrontano. E questo semplicemente perché le condizioni di pagamento ai quali vengono esposti non sono compatibili con una normale dinamica di incassi e pagamenti. Non dimentichiamoci che in Germania la pubblica amministrazione paga a 20 giorni. Una differenza enorme rispetto a quanto avviene in Italia. Tanto da far nascere una nuova asset class, i claims. In particolare, si stanno moltiplicando gli operatori del factoring che si occupano dei crediti del settore Salute. Nella sanità gli acquisti vengono pagati con gravissimi ritardi, e per questo i fornitori trovano ossigeno vendendo i crediti, anche se con uno sconto adeguato ai tempi ”

Quali sono le misure che suggerirebbe al Governo per migliorare la relazione tra banche e imprese nel funding?

“La prima misura che suggerirei molto caldamente è un incentivo fiscale importante per quelle imprese che fanno crescita esterna, cioè per le imprese che si aggregano. E che naturalmente, per via di questa operazione, hanno necessità sia del funding attraverso il sistema bancario, sia della consulenza della banca. Noi dobbiamo far crescere le imprese italiane, perché sono in media ancora troppo piccole per reggere la competizione internazionale e spesso anche solo per affacciarsi su altri mercati. Per cui se vogliamo far crescere le imprese, è opportuno un incentivo coraggioso a chi fa acquisizioni e fusioni, spingendo così anche le banche verso il nuovo ruolo di consulente per il funding e per le operazioni di concentrazione. Secondo suggerimento è trovare dei meccanismi che consentano alle imprese bancarie di potere avere accesso a condizioni agevolate sotto il profilo fiscale nel periodo in cui lo spread sale significativamente. Questo perché lasciando l'attuale tassazione severa anche in questo scenario difficile, si rischia di incidere sulla redditività e quindi sui parametri patrimoniali, diminuendo la loco capacità di agire e di finanziare l'economia e le famiglie. La terza misura è legata alla capacità di favorire strumenti di natura finanziaria alternativi al credito in senso stretto. Se vogliamo che le imprese siano capaci di raccogliere capitali attraverso forme diverse del consueto rapporto bancario diretto, è bene pensare a meccanismi di emissione e procedure di accesso ai mercati che siano snelli, agevoli e facilitati. Se ci sono da affrontare mille vincoli burocratici e fiscale e tempi biblici, è molto probabile che le imprese continuino a rivolgersi solo alle banche per avere finanziamenti. Infine, è opportuno spingere gli organismi che hanno come compito di favorire la penetrazione internazionale delle nostre imprese a promuovere anche il loro funding a livello internazionale”.

Perché è importante partecipare a Funding & Capital Markets Forum?

“Per continuare a far evolvere la relazione tra banca e impresa nella direzione giusta. All'edizione 2018 del Forum le banche non parlano alle banche, ma prevalentemente alle imprese. Queste ultime, partecipando, possono trovare soluzioni di funding diverse da quelle tradizionali, in un confronto sereno e trasparente. Perché al di là delle fittizie contrapposizioni che vengono create, banche e imprese sono partner strettissimi ed è quindi naturale e positivo che si parlino, si vengano incontro e si diano una mano. Inoltre, per le imprese è un'importante occasione per uscire fuori dal guscio e incontrare il partner giusto con cui intraprendere un percorso di concentrazione e sviluppo. E poi c'è un importante tema di diffusione della cultura finanziaria. Al Forum affronteremo tutti i principali temi e novità del settore: dalle cartolarizzazioni agli Npl, dai covered bond ai Pir, private debt, post-trading, fino alle nuove tecnologie e al Fintech. Un'occasione da non perdere per costruire il proprio futuro in modo consapevole”.
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