Digitalizzazione e sostenibilità: dall’Assiom Forex la ricetta post Covid
di Mattia Schieppati
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9 Febbraio 2021
I nuovi modelli di finanza in un’epoca di forte cambiamento al centro dei confronti del 27esimo congresso annuale degli operatori finanziari. I principali nodi tematici negli interventi di Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, e di Alessandra Perrazzelli Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia
La transizione verso i nuovi tassi risk-free e l’impatto del FinTech e della digitalizzazione nei nuovi modelli di finanza sostenibile, con attenzione al mondo emergente dell’economia circolare (spinta anche da una nuova coscienza dei consumatori/investitori). Questi i temi che hanno caratterizzato, il 6 e 7 febbraio, la 27esima edizione dell’annuale congresso di Assiom Forex, per la prima volta in modalità completamente digitale. E se sono tantissimi gli spunti emersi dai 17 panel di confronto attraverso i quali si sono sviluppate le giornate dei lavori, tra gli interventi che hanno polarizzato l’attenzione sono da segnalare naturalmente quello del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che come “da tradizione” ha pronunciato dal palco (virtuale) del Congresso il primo intervento dell’anno indirizzato alla comunità finanziaria, l’approfondimento di Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, nel webinar dal titolo Operatori dei Mercati Finanziari, Regulators, Fintech, Economia Circolare, Innovation Manager nel mondo Post Covid: ruoli e attori di un nuovo ecosistema orientato all’imprescindibile connubio tra innovazione e sostenibilità.Riproponiamo qui i passaggi salienti di questi due interventi.
Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia
«La congiuntura e le prospettive economiche»
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Nelle attuali circostanze i provvedimenti di sollievo economico e finanziario in favore delle famiglie e delle imprese restano indispensabili. All’urgenza di far fronte ai problemi del presente non possono però non accompagnarsi riflessioni sulle modalità che potrà assumere in futuro l’inevitabile, progressiva riduzione delle misure di supporto. La necessità di garantire protezione ai lavoratori e di scongiurare l’uscita dal mercato di imprese sane dovrà essere conciliata con l’esigenza di non impedire il fisiologico processo di riallocazione delle risorse verso le imprese e i settori con le migliori opportunità di crescita, indispensabile per favorire quei guadagni di efficienza fondamentali per alimentare lo sviluppo economico.
Con il ridursi dell’incertezza sulle prospettive dell’economia, l’utilizzo degli strumenti di sostegno potrà essere reso via via più selettivo. L’accesso a istituti oggi ad ampio spettro e significativamente più generosi di quelli ordinari potrà essere rivisto condizionandolo alla capacità delle imprese di salvaguardare i livelli di occupazione e allentando al contempo il blocco generalizzato dei licenziamenti. Si potrà tornare progressivamente alla compartecipazione al costo dello strumento da parte delle imprese. Nella calibrazione degli interventi sarà importante tenere conto delle specifiche condizioni dei diversi settori dell’economia.
Le misure di supporto alla liquidità delle aziende andranno rimodulate gradualmente per evitare il rischio di una restrizione del credito nella fase di avvio della ripresa economica; questo non dovrà tuttavia pregiudicare la tempestiva emersione dei prestiti di cattiva qualità nei bilanci bancari, né favorire la prolungata sopravvivenza di imprese che, indipendentemente dalla crisi pandemica, non sarebbero in grado di rimanere sul mercato. Occorre continuare a perseguire il rafforzamento patrimoniale delle imprese con strumenti efficaci e di facile applicazione.
Il contributo della politica di bilancio è stato fondamentale per contenere le ricadute economiche dell’emergenza sanitaria. Non è possibile tuttavia coltivare l’illusione che il debito pubblico possa aumentare indefinitamente; in rapporto al prodotto ha già raggiunto livelli toccati in passato solo all’indomani del primo conflitto mondiale. Le politiche di bilancio devono porsi con chiarezza l’obiettivo di medio termine di ricondurne l’incidenza sul PIL su una traiettoria discendente.
È un obiettivo alla nostra portata: i bassi tassi di interesse registrati negli ultimi anni hanno ridotto l’onere medio del debito ai minimi storici e la durata residua del debito è un riparo contro temporanei shock esterni, ma la questione cruciale resta quella della crescita. Passata l’emergenza pandemica il raggiungimento di tassi di espansione stabili e sufficientemente elevati, in linea con quelli degli anni precedenti la crisi finanziaria globale, consentirà di ridurre il peso del debito pubblico con una correzione dei saldi di bilancio non eccessivamente onerosa. Per il rilancio dell’economia i piani di spesa pubblica per la transizione verde e digitale andranno accompagnati da riforme volte a migliorare l’ambiente economico in cui si svolge l’attività imprenditoriale in Italia; gli investimenti privati, la crescita delle imprese, l’innalzamento della capacità innovativa del sistema produttivo dipendono anche, in misura importante, da un deciso miglioramento dei servizi prestati dalle pubbliche amministrazioni.
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Anche grazie alle misure di sostegno dell’economia adottate dal Governo, le banche italiane hanno mantenuto condizioni di offerta distese in risposta all’aumento della domanda di fondi da parte delle imprese. Nel quarto trimestre la crescita del credito alle società non finanziarie è rimasta robusta, ancora sospinta dall’ampio ricorso ai finanziamenti assistiti da garanzie pubbliche. Il costo medio dei nuovi prestiti resta su livelli molto contenuti.Le misure di aiuto finanziario, le indicazioni delle autorità di vigilanza per l’utilizzo della flessibilità insita nelle regole sulla classificazione dei finanziamenti, l’orientamento espansivo della politica monetaria hanno contribuito a mantenere basso il tasso di deterioramento dei prestiti. Sono proseguite le cessioni di crediti deteriorati, pari nel 2020 a quasi 30 miliardi, un valore superiore a quanto inizialmente preventivato. Questo risultato è stato favorito da interventi legislativi che hanno consentito alle banche di trasformare parte delle attività per imposte anticipate (deferred tax assets) in crediti di imposta nel caso di vendita di tali attivi.
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Nel medio periodo il deterioramento dei bilanci bancari dipenderà dalla velocità con cui la nostra economia sarà in grado di uscire dalla attuale fase di difficoltà. L’accumulo di sofferenze registrato fino al 2015 fu la conseguenza di due profonde recessioni che si succedettero a breve distanza l’una dall’altra. Pesarono inoltre forti carenze nei metodi di gestione dei crediti deteriorati in uso presso gli intermediari, un fronte su cui sono stati fatti importanti passi avanti nel corso dell’ultimo quinquennio, anche grazie allo sviluppo del mercato secondario. Ciò che, pur dopo qualche lieve progresso, deve ancora decisamente migliorare è la capacità del sistema legale e giudiziario di gestire le insolvenze delle imprese in modo veloce ed efficiente: in quest’ambito bisogna tendere a colmare il divario, tuttora macroscopico, con gli altri paesi europei. Sarà importante verificare gli effetti concreti delle riforme che, con il nuovo Codice delle crisi di impresa, entreranno in vigore nella seconda metà di quest’anno.
Le regole prudenziali e le aspettative di vigilanza basate su un approccio di calendario (il cosiddetto calendar provisioning) mirano ad assicurare che i crediti deteriorati non si accumulino nei bilanci bancari senza adeguate svalutazioni. In molti paesi, compreso il nostro, gli elevati livelli di prestiti deteriorati sono stati – nonostante le sollecitazioni, le ispezioni mirate e gli interventi prudenziali delle autorità di vigilanza – tra le cause principali delle crisi bancarie degli ultimi anni. L’effetto di questo approccio sui bilanci delle banche può non essere irrilevante nel breve periodo, ma è in complesso gestibile; in ogni caso, il suo impatto sui conti economici degli intermediari ha natura transitoria, e sostanzialmente si annulla se si considera l’intero ciclo di recupero di un credito.
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La redditività delle banche ha in effetti risentito significativamente della crisi. Pur a fronte di un risultato di gestione sostanzialmente stabile, nei primi nove mesi del 2020 il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve si è ridotto al 2,4 per cento, un valore di circa due terzi inferiore a quello registrato nello stesso periodo del 2019. Al calo aggregato dei profitti hanno contribuito cause particolari e non ricorrenti che hanno inciso sui bilanci di alcuni grandi intermediari. Soprattutto, in previsione di un futuro deterioramento della qualità degli attivi le banche hanno aumentato in misura rilevante le rettifiche di valore sui prestiti in bonis per i quali è cresciuta la probabilità di insolvenza.
Nei prossimi mesi gli effetti della crisi sulla qualità del credito andranno gestiti dalle banche con efficacia e determinazione, rafforzando gli strumenti disponibili per evitare sia un’accumulazione eccessiva di posizioni deteriorate sia, in prospettiva, effetti prociclici sull’offerta di credito. La recente comunicazione della Commissione europea identifica iniziative potenzialmente utili per rafforzare il mercato secondario dei crediti deteriorati, ma è poco ambiziosa circa la possibilità di creare società di gestione degli attivi che possano beneficiare del sostegno pubblico, uno strumento la cui utilità è, come sottolineiamo da tempo, elevata soprattutto nelle fasi congiunturali più avverse.
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La digitalizzazione della finanza è un fenomeno che va opportunamente governato, poiché offre grandi opportunità ma porta con sé anche nuovi rischi, compreso quello di esclusione di coloro che sono più vulnerabili. In quest’ambito si collocano le iniziative volte a garantire la tutela dell’identità della clientela e la protezione dei suoi dati. Nei pagamenti al dettaglio, in particolare per le transazioni da remoto con carta, sono state adottate soluzioni di autenticazione dei clienti che mirano a rafforzare la sicurezza delle operazioni (strong customer authentication) per dare ulteriore sostegno allo sviluppo del commercio elettronico. È importante che le nuove disposizioni siano correttamente e rapidamente attuate da parte degli operatori finanziari e degli esercenti che operano online. Al tema dell’inclusione finanziaria verranno inoltre indirizzati i lavori di un’apposita piattaforma del G20 (Global Partnership for Financial Inclusion), che puntano a cogliere i divari esistenti, anche attraverso un affinamento degli strumenti per la loro misurazione, e a identificare le soluzioni più adatte a contrastarli.
Grande attenzione sarà inoltre dedicata al tema della sostenibilità ambientale. La finanza non può non farsi, con rapidità, decisione e lungimiranza, parte attiva nelle strategie di contrasto al cambiamento climatico e, nel contempo, non includere nelle proprie valutazioni i rischi che ne derivano. Le migliori prassi in termini di sostenibilità ambientale, impegno sociale e gestione societaria hanno effetti positivi sulle condizioni di equilibrio economico e finanziario delle imprese, sulla gestione dei rischi e, in ultima istanza, sul benessere di tutti i cittadini.
Il crescente interesse degli investitori sta determinando una forte espansione della finanza sostenibile, ampliando la disponibilità di capitali per finanziare la transizione verso un’economia a basso impatto ambientale. Questa tendenza va sostenuta da una migliore informazione societaria; le imprese che rimangono indietro nell’accrescere la trasparenza incontreranno difficoltà nell’attrarre capitali. La corretta identificazione e quantificazione dell’esposizione dei propri attivi ai rischi climatici è anche uno strumento essenziale per una loro accurata ed efficace gestione.
Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia
«Operatori dei Mercati Finanziari, Regulators, Fintech, Economia Circolare, Innovation Manager nel mondo Post Covid: ruoli e attori di un nuovo ecosistema orientato all’imprescindibile connubio tra innovazione e sostenibilità»
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L’ingresso nel mercato dei servizi finanziari delle cosiddette “BigTech” può generare rischi considerevoli dal punto di vista sia sociale sia economico, in particolare per ciò che attiene alla protezione dei dati e alla tutela di consumatori, famiglie e imprese. Di fronte a questo fenomeno non si può prescindere dalla definizione di un adeguato sistema di regole, di controlli e di presidio dei rischi e dall’adozione di iniziative volte a garantire che il sistema finanziario rimanga sicuro, efficiente e inclusivo.
Le sfide poste dalle nuove tecnologie e da strumenti nuovi come le stablecoins richiedono risposte regolamentari sovranazionali, in grado di cogliere le specificità di fenomeni che non seguono i confini nazionali e non rientrano tra le forme tradizionali dei servizi bancari e finanziari.
La Banca d’Italia partecipa attivamente ai diversi tavoli europei ed internazionali volti a regolare l’ecosistema dei crypto-assets in tutte le sue dimensioni, sia dal punto di vista infrastrutturale e tecnologico sia dei soggetti che vi operano. Nell’ambito dell’Eurosistema stiamo rivedendo l’impianto di sorveglianza sui sistemi di pagamento di rilevanza sistemica (Regulation on oversight requirements for systemically important payment systems – SIPS Regulation) e introducendo un nuovo quadro di sorveglianza sugli strumenti e gli accordi di pagamento al dettaglio (Electronic payment instruments, schemes and arrangements oversight framework – PISA Framework) per rendere più flessibile ed efficace il monitoraggio e il controllo anche su soluzioni di pagamento innovative come le stablecoins o quelle basate su distributed ledger technologies (DLTs).
Specifico rilievo, dal lato degli operatori e degli utenti, assumono i lavori in corso per la definizione di una normativa uniforme in materia di cripto-attività (c.d. Markets in Crypto-Assets Regulation), che fornirà un quadro di regole armonizzato sugli emittenti e i prestatori di servizi in crypto.
Queste iniziative di natura regolamentare sono fondamentali per portare i nuovi fenomeni all’interno di una cornice più sicura per il sistema finanziario e per gli utenti. In linea con la strategia definita dall’Eurosistema e dalla Commissione europea, nel settore dei pagamenti al dettaglio è necessario altresì velocizzare la transizione digitale degli operatori per sviluppare servizi competitivi, efficienti, costruiti su logiche “instant”; in questa prospettiva, possono essere colte con immediatezza le opportunità offerte dalle tecnologie attuali, che già consentono il ricorso a soluzioni di pagamento innovative e in grado di rendere più immediata ed agevole l’esperienza di pagamento del cliente.
Le banche e gli altri intermediari finanziari sono chiamati a raccogliere tutte queste sfide facendo leva sui propri punti di forza, in particolare sul patrimonio di fiducia e di conoscenza della clientela, evitando di rifugiarsi in posizioni di sicurezza apparente che possono, in tempi anche non lunghi, essere messe in discussione dalla velocità con cui si propagano gli effetti dell’innovazione. Occorre certamente creare le condizioni per investire con convinzione su nuove soluzioni digitali, superando definitivamente l’approccio – che le nostre indagini hanno in passato evidenziato – teso a far coincidere la frontiera degli investimenti prevalentemente con quella dei vincoli di compliance. Ma soprattutto è necessario ripensare il business e i processi di lavoro secondo logiche digitali, valorizzando in particolare, tra le risorse disponibili, la componente più duttile, quella del capitale umano e del talento che esso è in grado di esprimere.
Nel rispetto delle dinamiche concorrenziali, forme di collaborazione tra i diversi attori dell’ecosistema finanziario e digitale possono produrre benefici diffusi a livello di sistema, valorizzando i reciproci punti forza e consentendo all’industria finanziaria di assolvere al suo compito fondamentale di sostegno all’economia e ai soggetti che ne fanno parte.
Accanto agli intermediari, anche le istituzioni pubbliche e le Autorità del settore finanziario dovranno investire in ricerca e sviluppo per farsi trovare pronte alle sfide poste dall’innovazione tecnologica. A tal fine, la Banca d’Italia contribuisce agli approfondimenti e partecipa attivamente al dibattito in corso a livello europeo ed internazionale per lo sviluppo di central bank digital currencies (CBDCs) che riescano a combinare i vantaggi delle tradizionali monete fiat con le opportunità offerte da infrastrutture e paradigmi tecnologici avanzati. A questo proposito, si è da poco conclusa la consultazione avviata dall’Eurosistema per il progetto Digital Euro, volto ad individuare benefici e possibili forme di una versione digitale dell’Euro; le risposte pervenute sono in corso di valutazione.
Ma la creazione di moneta fiat digitale e la diffusione di monete private basate su soluzioni decentralizzate sono solo alcune delle nuove sfide che si prospettano per l’industria finanziaria nazionale ed europea. Come accennato, fenomeni come la disintermediazione consentita da tecnologie come la DLT o l’ingresso delle Big Tech stanno lentamente cambiando il volto dell’industria finanziaria e dei pagamenti e rappresentano motivi di attenzione per tutti gli attori dell’attuale ecosistema finanziario, dagli intermediari alle autorità competenti. Per queste ultime, la trasformazione digitale ha comportato l’adozione di nuovi strumenti di interazione con il mercato come le sandboxes regolamentari e gli innovation hubs (i c.d. innovation facilitators).
Come Banca d’Italia, negli ultimi anni abbiamo rafforzato le modalità con cui – nell’ambito delle diverse funzioni istituzionali che ci sono assegnate – dialoghiamo nel continuo con il mercato. In particolare, dal 2017 è attivo sul sito della Banca d’Italia il “Canale FinTech”, punto di contatto in grado di rispondere alle diverse esigenze degli operatori in materia di iniziative innovative. La numerosità ed eterogeneità delle richieste pervenute tramite il Canale confermano quanto sia importante mantenere un dialogo aperto con il mercato, in una logica di reciproco scambio e collaborazione.
Il nostro impegno a sostegno dello sviluppo dell’innovazione viene oggi potenziato con le attività connesse a “Milano Hub”, iniziativa lanciata a dicembre 2020 attraverso la quale la Banca d’Italia si propone di stimolare l’adozione delle tecnologie più avanzate in ambito bancario e finanziario e rafforzare il livello di conoscenze e di awareness del mercato rispetto alle opportunità offerte dalla digitalizzazione; ciò grazie anche alla collaborazione, a livello nazionale e internazionale, con altre Istituzioni, centri di eccellenza e con il mondo dell’Accademia. “Milano Hub” rappresenta il punto di partenza di una dimensione di progettualità a servizio del sistema Paese dove far confluire idee, talenti e investimenti; in questa prospettiva, sarà fondamentale il contribuito che potrà essere offerto dagli intermediari oltre che dalle nuove realtà e imprese innovative.
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