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27 Dicembre 2024 / 03:20
De Rita: “In un periodo di trasformazione bisogna investire sull’educazione finanziaria”

 
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De Rita: “In un periodo di trasformazione bisogna investire sull’educazione finanziaria”

di Mattia Schieppati - 2 Febbraio 2024
Il quarto Rapporto Assogestioni-Censis evidenzia la mancanza di una cultura finanziaria diffusa che sappia guidare le scelte consapevoli dei risparmiatori italiani. Che si affidano ancora troppo all’istinto e faticano a comprendere che “il buon utilizzo del risparmio è anche un vettore del buon andamento dell’economia”.
Ci sono i numeri, tanti, che tracciano la realtà di uno scenario in forte cambiamento, dove le incognite sono più delle certezze, e quindi di una preoccupazione rispetto alla capacità di gestire le risorse - il bilancio personale e famigliare, in sostanza - in maniera corretta e lungimirante.
Ma c’è anche un richiamo forte alla necessità di fare in modo che l’educazione finanziaria diventi sempre più una cultura diffusa, perché solo attraverso questa “risposta culturale” è possibile affrontare le montagne russe del presente in maniera equilibrata (per esempio, oggi, per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione. A soffrirne maggiormente sono giovani e over 65).
È questo il doppio binario lungo il quale viaggia il quarto Rapporto Assogestioni-Censis pubblicato il 30 gennaio e intitolato appunto “Le competenze finanziarie delle diverse generazioni di risparmiatori. Lo stato dell’arte di fronte  alle incessanti trasformazioni in corso” (qui per scaricare il documento di sintesi)
Le “incessanti trasformazioni” sono il punto di innesco di tutta l’analisi, e vanno dagli shock geopolitici (che hanno e stanno condizionando in maniera significativa l’economia reale, a partire dai costi dell’energia e delle materie prime) a quelli socioeconomici, come l’aumento dei tassi di interesse con tutte le conseguenze per famiglie e imprese. Ben il 44,1% dei giovani, il 36,3% degli adulti e il 31,6% degli anziani ha affermato di essersi sentito personalmente penalizzato da questo fenomeno, e il Censis stima che nel secondo trimestre 2023 il potere d’acquisto delle famiglie in termini reali abbia subito una riduzione dell’1,7% su base tendenziale.
Tali trasformazioni hanno in qualche modo “costretto” persone e famiglie a modificare, in maniera rapida e inaspettata, le proprie scelte finanziarie e ripensare i porti sicuri del passato, come ad esempio, la tradizionale predilezione per la liquidità. Ma qui, appunto, entra in gioco il tema del bagaglio culturale, di quella educazione finanziaria che ancora fatica a diventare tema diffuso.

Il fattore generazionale

Per esempio, lo studio ha indagato la conoscenza dei risparmiatori degli effetti concreti dell’inflazione sui redditi, evidenziando come a una domanda sulla variazione del potere di acquisto in presenza di prezzi e redditi raddoppiati, abbia risposto in modo errato il 27,0% dei giovani, il 23,0% degli adulti e ben il 53,2% degli anziani. Un’altra verifica delle conoscenze di base ha riguardato la differenza tra azioni e obbligazioni. La risposta sbagliata è stata data dal 13,0% dei 18-34enni, dal 10,2% dei 35-64enni e dal 12,2% degli over 65. Ma il dato sintomatico arriva sommando a questi numeri quelli di coloro che non hanno saputo indicare una risposta: nell’ordine, il 36,6%, il 24,7% e il 35,1%.
Non solo. Lo studio mostra come il fattore generazionale sia quello ancora più determinante nell’influenzare competenze e percezioni. Lo spaccato per età dei dati raccolti mette infatti in evidenza la debolezza dei risparmiatori più anziani. Gli over 65 sono anche la categoria meno propensa a riadattare l’utilizzo dei propri risparmi a fronte dell’evoluzione dello scenario. Hanno cambiato idea solo il 28,7% degli anziani, contro il 48,4% dei giovani e il 40,4% degli adulti. Le conoscenze e la reattività variano in funzione dell’età dei risparmiatori, mettendo in luce la necessità urgente di promuovere una maggiore educazione finanziaria su larga scala e, allo stesso tempo, di adottare approcci specifici per le diverse generazioni.
Facendo un’efficace (e spietata) “Sintesi delle conoscenze basic”, i ricercatori che hanno curato il Rapporto evidenziano che: - non colgono alcuna delle domande corrette, e quindi sono al livello più basso di conoscenze finanziarie il 9,7% dei 18-34enni che risparmiano, il 5,4% dei 35-64enni e il 14,5% dei 65 anni e più (tab. 9);
- rispondono correttamente a un quesito su quattro: il 16,0% dei giovani, l’11,3% degli adulti ed il 24,6% degli anziani;
- a due quesiti su quattro: il 29,8% dei giovani, il 26,7% degli adulti e il 23,0% degli anziani;
- a tre quesiti su quattro: il 25,7% dei giovani, il 30,2% degli adulti e il 26,0% degli anziani;
- a quattro su quattro: il 18,8% dei giovani, il 26,4% degli adulti e solo l’11,9% degli anziani.

Educazione finanziaria per superare l'istinto

Come osserva il Segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, “gli italiani affrontano il futuro lasciandosi guidare dall’istinto e, nello stesso modo, gestiscono le dinamiche del risparmio. Ma se questo tipo di reazione ha dato loro ragione in certi momenti, la carenza di conoscenze in materia di cultura finanziaria negli ultimi tempi li ha messi in difficoltà”.
La prospettiva, lo sforzo che il settore bancario e finanziario stanno facendo e sono chiamati a continuare a fare, va evidentemente nella direzione di rafforzare il valore dell’educazione finanziaria.
“L’educazione finanziaria è un valore, perché consente alle persone di elaborare con competenza decisioni che riguardano la propria vita, in particolare quelle relative all’impiego del risparmio che, di solito, è il portato di sforzi prolungati nel tempo”, si legge nella summa introduttiva del Rapporto. “Al risparmio sono spesso appesi i sogni di intere famiglie, sono la materializzazione di investimenti personali di tempo, energie, creatività e il loro utilizzo efficace è poi il trampolino per livelli più alti di benessere o semplicemente per la realizzazione di uno o più desideri. Nelle economie di mercato, poi, il buon utilizzo del risparmio è anche un vettore del buon andamento dell’economia, e incide sulle performance sistemiche e, alla fin fine, sul benessere collettivo. Ecco perché è fondamentale mettere i cittadini nelle condizioni di capire il contesto economico, i tanti aspetti che connotano la domanda e l’offerta del risparmio e i fattori che poi possono consentire di considerare buono o meno un investimento”.
Una constatazione cui si collega Saverio Perissinotto, presidente del Comitato EduFin di Assogestioni, per sottolineare come «la tutela e la valorizzazione dei risparmi individuali sono uno strumento di empowerment delle famiglie. Se adeguatamente mobilitato e gestito, il risparmio privato rappresenta una risorsa preziosa per il sistema economico italiano. L’educazione finanziaria è dunque un valore, in quanto la gestione consapevole del risparmio è una forza promotrice di benessere economico, stabilità finanziaria di lungo termine e realizzazione dei propri progetti personali».
 

Per over 65 e donne fragili: le ultime iniziative di FEduF per l'educazione finanziaria

Fare dell’educazione finanziaria una cultura diffusa è la mission che sta al centro dell’azione di FEduF, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio” costituita su iniziativa dell’ABI,  impegnata con tanti progetti e collaborazioni in iniziative che promuovono un’educazione alla cittadinanza economica consapevole e attiva, per sviluppare e diffondere la conoscenza finanziaria ed economica.Tra le iniziative più recenti di FEduF si segnalano i due progetti avviati con la Fondazione Comunità Novarese onlus e rivolti uno alle donne vittime di violenza di genere, e l’altro agli over 65 del territorio novarese.“I Paesi con un livello più alto di educazione finanziaria – commenta la Presidente di FEDuF, Giovanna Boggio Robutti - garantiscono maggiore inclusione finanziaria, riduzione delle diseguaglianze, resilienza a shock finanziari improvvisi e possibilità di crescita con la migliore allocazione delle risorse finanziarie. In Italia esiste un divario di conoscenze importante che implica l’impossibilità di leggere correttamente la realtà. Per le nuove generazioni, così come per le fasce di persone più fragili, questo significa essere cittadini meno consapevoli e, a livello globale, cittadini che prendono le proprie decisioni sulle base di elementi di natura populistica e fideistica. Il tema della vulnerabilità dei seniores in materia finanziaria è ancora poco esplorato ma assolutamente importante, poiché la crisi economica e il ritorno dell’inflazione mettono a rischio la condizione dei pensionati che ricevono un assegno medio-piccolo e, in generale, delle fasce economicamente più deboli della popolazione anziana”.
 
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