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25 Aprile 2024 / 10:03
Blockchain, prima transazione internazionale per UniCredit su we.trade

 
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Blockchain, prima transazione internazionale per UniCredit su we.trade

di Flavio Padovan - 31 Agosto 2018
Il gruppo italiano ha concluso la prima operazione sulla piattaforma di trade finance, che ora punta a espandersi oltre i confini dei mercati Sepa ed ampliare i servizi offerti alle Pmi. Ne parliamo con Emanuele Cicco di UniCredit e Mauro Proserpio di Ibm
C'è anche UniCredit tra il ristretto numero di banche che a livello mondiale possono vantare transazioni reali con tecnologia blockchain effettuate in produzione. Il gruppo italiano ha infatti annunciato a inizio agosto la prima operazione realizzata sulla piattaforma di trade finance we.trade, voluta da 9 grandi gruppi bancari - Deutsche Bank, Hsbc, Kbc, Natixis, Nordea, Rabobank, Santander, Société Générale e, appunto, UniCredit – e realizzata con il contributo determinante di Ibm, partner strategico del progetto.
La prima transazione di UniCredit ha avuto come protagonisti un suo cliente tedesco, Navabi Gmbh, azienda internazionale di abbigliamento femminile per taglie forti, e un fornitore spagnolo supportato da Banco Santander.
Insieme al gruppo italiano, anche le altre banche aderenti al consorzio hanno iniziato ad operare sulla piattaforma secondo i programmi. Un risultato importante che dimostra non solo l'affidabilità dell'infrastruttura e della tecnologia, ma che apre anche la strada a interessanti sviluppi a livello di business essendo we.trade già operativa sul mercato del trade finance al contrario di altre esperienze simili.
we.trade è una piattaforma che vuole ridefinire le relazioni commerciali tra le Pmi e rendere il
sistema finanziario sempre più interconnesso a beneficio dei clienti. L'idea alla base del progetto è quella di ridurre il rischio insito in ogni operazione in open account: da un lato il mancato pagamento del prezzo di vendita, dall'altro la mancata consegna delle merci o la loro non conformità all'ordine pattuito.
Basata sulla tecnologia blockchain, we.trade mette in contatto le parti coinvolte nella transazione e registra l’intero processo di transazione (end-to-end) facendo leva sui cosiddetti contratti intelligenti. Questi contratti possono essere usati, per esempio, per attivare automaticamente i pagamenti al realizzarsi di condizioni predefinite, quali la spedizione di merci, rendendo le transazioni più rapide, più trasparenti, più facili e più sicure, soprattutto con nuovi partner commerciali.
we.trade è una storia di successo nel campo della collaborazione bancaria e nell'utilizzo della blockchain in campo finanziario e bancario, in particolare nel trade finance. Per analizzare la portata di questo progetto, il suo futuro e le potenzialità della tecnologia utilizzata, Bancaforte ha incontrato Emanuele Cicco, Trade & Working Capital Solution Development UniCredit, e Mauro Proserpio, Distinguished Engineer, Member of Ibm Academy of Technology

Dalla blockchain una spinta allo sviluppo del commercio internazionale - Intervista a Emanuele Cicco di UniCredit

Perché è così importante questa prima transazione che UniCredit ha portato a termine su we.trade?

“Perché sull'utilizzo della tecnologia blockchain in campo finanziario sono stati fatti in questi anni numerosi test, sperimentazioni, proof of concept, tutti in ambiente protetto. Anche UniCredit ha partecipato a diverse esperienze, utili per capire le potenzialità della dlt, ma che ancora non si sono trasformate in servizi reali al cliente. La transazione che abbiamo concluso su we.trade è stata invece la prima reale operazione fatta in produzione e c'è l'orgoglio di aver ottenuto questo risultato prima di altre iniziative. Indubbiamente partecipando a we.trade UniCredit si è posta all'avanguardia in questo campo nel mondo finanziario”.

In che modo we.trade favorisce le transazioni tra Pmi?

“Offrendo alle piccole e medie imprese l’accesso a un’applicazione estremamente semplice che consente di eseguire in maniera efficiente, economica e sicura le transazioni commerciali nazionali e internazionali. Le caratteristiche della tecnologia blockchain e i servizi di finanziamento e garanzia resi disponibili dalle banche del venditore e del compratore sulla piattaforma riducono il rischio che c'è in ogni operazione di questo tipo quando eseguita in open account”.

Quali saranno i prossimi traguardi di we.trade?

“Il nostro obiettivo è costruire un ecosistema dove le Pmi europee possano commerciare con più fiducia. Sul sito del consorzio è riportato il motto “More trust, more trade” che racchiude quello per cui stiamo lavorando attivamente. Dopo aver eseguito le prime transazioni, vogliamo portare su we.trade nuove banche europee, e poi espandere il nostro raggio d'azione sia in termini geografici sia di gamma di servizi. Dal punto di vista dei mercati, la nostra di sviluppo non si limita all'Europa, ma punta al Medioriente, all'Asia e anche agli Stati Uniti. Contemporaneamente, vogliamo anche arricchire la piattaforma con nuovi servizi, anche non finanziari come ad esempio quelli di nuova logistica e di assicurazione dei crediti commerciali per facilitare sempre di più lo sviluppo del commercio”.

Quando inizierà l'ulteriore sviluppo a livello geografico e di servizi?

“Già a partire dall'autunno, subito dopo il lancio commerciale del servizio sui mercati dove siamo presenti. Abbiamo già ricevuto numerose manifestazioni di interesse da parte di banche che vogliono aderire alla piattaforma, così come richieste che arrivano da oltre i confini della Sepa, che affronteremo a partire dal 2019”.

Una tecnologia che abilita il futuro - Intervista a Mauro Proserpio di Ibm

Che ruolo ricopre Ibm nel progetto we.trade?

“È partner strategico di we.trade. Svolgiamo un ruolo determinante avendo la responsabilità dell'intero ciclo di sviluppo e manutenzione di tutta la soluzione, a partire dalla piattaforma”.

Qual è la tecnologia alla base del progetto?

“Abbiamo utilizzato la tecnologia Hyperledger Fabric, progetto open source nato all’interno della Linux Foundation per uno sviluppo collaborativo della tecnologia e che vede coinvolti numerosi leader di mercato. La piattaforma nasce in modalità cloud e questo permette di accelerare l'adozione dei servizi di business da parte delle banche partecipanti, man mano che i servizi stessi sono rilasciati e resi disponibili. Un aspetto molto importante a livello di time-to-market”.

we.trade è uno dei primi progetti in produzione che utilizzano la tecnologia blockchain nel mondo finance in ambito internazionale. Che esperienza è stata per Ibm?

“Molto importante. Innanzitutto perché abbiamo imparato a lavorare in modo nuovo: a we.trade partecipano 9 grandi gruppi bancari che sono in competizione sul mercato, ma soci nel consorzio che dà le indicazioni per lo sviluppo del servizio. Ogni banca aveva propri standard e procedure e una parte del nostro lavoro è stata favorire il dialogo per creare regole, principi e procedure comuni. Per raggiungere questo risultato abbiamo analizzato tutti i punti che era necessario affrontare in 150 workshop e 500 conference call, coinvolgendo oltre 150 professionisti di diversi ambiti organizzativi. Un impegno complesso che però ha permesso di completare con successo le attività previste nei tempi stringenti stabiliti”.

Su quali altri progetti siete impegnati in questo campo?

“L'impegno per we.trade si affianca, a livello globale, a numerose altre iniziative che puntano sull'utilizzo della tecnologia blockchain. Progetti che ovviamente non sono limitati solo al mondo finanziario e bancario e che Ibm sta portando avanti con l’idea di massimizzare le esperienze, condividere i risultati e creare così nuove dinamicità e prospettive al mercato. Tutto sulla base del presupposto che la Dlt sarà un fattore abilitante in tutti i settori. Entrando più nel dettaglio nei progetti legati al mondo finanziario, possiamo dividerli a seconda delle responsabilità che sono state affidate a Ibm. In alcuni progetti, ad esempio, svolgiamo il ruolo tradizionale di technology service provider con il modello di business tipico del “fee for service”: è il caso delle soluzioni, già in produzione, realizzate per Bank of Tokyo-Mitsubishi Ufj e per The Depository Trust & Clearing Corporation (Dtcc). In altre esperienze Ibm è partner strategico e partecipa ai rischi e ai benefici del progetto: come per we.trade, questo è il nostro ruolo, per esempio, anche per la Global Trade Connectivity Network (Gtcn), piattaforma di Singapore dedicata alle transazioni cross-border, per la soluzione in campo assicurativo voluta da Anz in Nuova Zelanda, e per TradeLens. Questa è una piattaforma sviluppata insieme a Maersk a supporto del commercio mondiale e dello shipping a cui hanno già aderito 94 operatori. Grazie alla collaborazione con Walmart e JD.com abbiamo poi creato la nostra soluzione Food Trust per la sicurezza nella filiera agroalimentare con 60 partecipanti già attivi. Per promuovere la blockchain, Ibm opera in alcuni casi anche come equity investor: ad esempio per LedgerConnect la piattaforma sviluppata in collaborazione con Cls in Gran Bretagna per fornire l’accesso a servizi basati sulla distributed ledger technology a uso dei servizi finanziari su un unico network sicuro. Infine, come vertice di questa “piramide” di modelli di business e iniziative, c'è l'Ibm Blockchain World Wire, la nuova infrastruttura finanziaria in grado di liquidare e regolare simultaneamente i pagamenti transfrontalieri quasi in tempo reale, offrendo trasparenza e nuove opportunità. Questa novità e i suoi impatti sul mondo dei pagamenti saranno in primo piano a Sydney al Sibos 2018”.
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