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26 Dicembre 2024 / 20:30
ABI-CERVED: nel 2022 e 2023 tornano a salire gli NPL, ma la curva calerà nel 2024

 
Credito

ABI-CERVED: nel 2022 e 2023 tornano a salire gli NPL, ma la curva calerà nel 2024

di Francesco Di Marco - 3 Febbraio 2023
La nuova edizione dell’Outlook sui crediti deteriorati delle imprese stima nel 2022 il primo aumento da dieci anni del tasso di deterioramento ma su valori comunque lontani dal picco del 2012. Un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e misure a tutela della sostenibilità del debito delle aziende aumentato, per effetto della pandemia, commenta il Direttore Generale dell’ABI, Giovanni Sabatini
Nel 2022 sono tornati a crescere, dopo dieci anni, i flussi dei nuovi crediti deteriorati: la nuova edizione dell’Outlook Abi-Cerved di gennaio 2023 stima che nell’anno appena concluso il tasso di deterioramento, che esprime la percentuale dei crediti in bonis ad inizio anno che nel corso dei dodici mesi successivi diventano non performing, sia salito al 2,3% dal 2% del 2021. Il valore stimato - gli ultimi dati ufficiali disponibili sono aggiornati al 30 settembre scorso - si mantiene comunque al di sotto del dato pre-Covid (2,9% nel 2019). Nel 2023 è atteso ulteriormente in salita al 3,8%, già rilevato nel 2017, per poi arretrare nel 2024 al 3,4%. Un livello ampiamente inferiore al picco toccato nel 2012 (7,5%) ma che segnala comunque un deterioramento di fondo e conferma l’importanza di misure per facilitare la sostenibilità del debito e allungare le scadenze.
Tassi di deterioramento (previsioni)
Fonte: ABI – CERVED
“L’inversione della tendenza - commenta Giovanni Sabatini, Direttore Generale dell’Associazione Bancaria Italiana - è un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e, in generale, di misure a tutela della sostenibilità del debito delle imprese, aumentato per effetto della pandemia”. E se la situazione attuale richiede di seguire con attenzione l’evoluzione della qualità del credito, le condizioni di partenza presentano alcuni elementi confortanti. “Negli ultimi anni - afferma Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group - il mercato si è strutturato non solo per gestire un aumento dei volumi ma è anche maturato nelle politiche di gestione da parte delle banche e degli operatori specializzati per fronte a questa emergenza. È quindi un mercato in grado di gestire i volumi di NPL attesi”.
Diversi i fattori cui imputare l’aumento del flusso di nuovo crediti deteriorati nel 2022 e nel 2023: l’impatto sull’economia dello shock energetico e della perdurante incertezza geopolitica; l’impennata dell’inflazione e il conseguente indebolimento della domanda; l’aumento del costo del debito effetto delle decisioni di politica monetaria, in grado di incidere particolarmente sulle imprese che si sono più indebitate negli ultimi anni e sulle aziende meno strutturate e di ridotta dimensione, che si finanziano a tassi più elevati; infine, il superamento del regime straordinario introdotto in pandemia, che ha congelato le dinamiche sulla rischiosità del credito ma che vede ora una progressiva normalizzazione, con conseguente fisiologico aumento dei crediti deteriorati. Analizzando le classi dimensionali, le microimprese e quelle dei servizi saranno maggiormente impattate dall’aumento dell’inflazione e del costo del debito, mentre sulle aziende manifatturiere e sulle Pmi sarà il costo dell’energia a incidere di più.
La fotografia scattata dall’Outlook Abi-Cerved 2022-24 - che stima i flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese, includendo dunque la componente più rischiosa, ossia le sofferenze, ma anche i prestiti che le banche devono classificare come inadempienze probabili e i crediti scaduti - si scompone su diversi piani e offre dettagli per dimensione delle aziende, settore di appartenenza e collocazione geografica.
Tassi di deterioramento (2012, 2019, 2022, 2024)
Fonte: ABI – CERVED
L’Outlook Abi-Cerved prevede, nel 2024, un tasso di deterioramento superiore al 2019 per ogni classe dimensionale: le microimprese registreranno la performance peggiore a livello assoluto (3,6% contro il 3,2% del 2019), mentre le grandi imprese segneranno l’aumento più sostanzioso (+1,3% al 2,7% rispetto all’1,4% del 2019).
Per quanto riguarda i settori, nel 2024 le costruzioni saranno il comparto con il tasso di deterioramento più elevato e tuttavia l’unico a presentare un dato inferiore al 2019 (3,8% contro 4%), anche grazie al beneficio derivato dalle grandi opere pubbliche finanziate dai fondi del PNRR. L’agricoltura e i servizi toccheranno il 3,3% (nel 2019 erano rispettivamente a 3,1% e 2,8%), mentre l’industria passerà al 3,2% dal 2,3% dell’ultimo anno pre-pandemico. In ogni caso, al termine del biennio 2023-2024 il tasso di deterioramento di tutti i settori d’attività è atteso su livelli sensibilmente inferiori ai picchi del 2012.
Tassi di deterioramento per macroarea
Fonte ABI-CERVED
A livello territoriale, Sud e Isole continueranno a presentare nel 2024 il tasso di deterioramento più elevato (4,1%), in leggera riduzione rispetto al 2019, seguite dal Centro con il 3,7% (+0,4% rispetto al 2019), mentre le aree settentrionali faranno segnare un incremento dello 0,7% rispetto al 2019 ma con livelli più contenuti, compresi tra il 2,8% del Nord-Est e il 3,1% del Nord-Ovest.
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